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Tesla crolla e Musk scappa dall’amministrazione Trump: lavorerà solo un giorno a settimana per il governo

Il grande problema di Musk ora è Tesla. La nomina a capo del Doge infatti ha innescato una crisi del brand. Molti fan hanno voltato le spalle all’azienda per prendere le distanze dal nuovo binomio Musk-Trump. Non solo, anche il rapporto tra il miliardario e il presidente ha iniziato a scricchiolare.
A cura di Elisabetta Rosso
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È durata poco la luna di miele tra Elon Musk e Donald Trump. Il miliardario ha annunciato che diminuirà progressivamente il suo lavoro presso il Doge, il Dipartimento per l'efficienza governativa creato apposta per lui. Nel corso di una conference call con gli investitori, Musk ha spiegato che "gran parte del del lavoro necessario per rimettere in ordine le finanze del governo" è stato completato. "Probabilmente a partire da maggio, il tempo per il Doge diminuirà notevolmente". Il miliardario dedicherà uno o due giorni a settimana al Doge per svolgere "i lavori più importanti, finché il presidente vorrà che lo faccia e finché sarà utile".

Musk non ha completato "gran parte del lavoro" come dice, anche perché l'obiettivo del Doge è tagliare il bilancio di 2.000 miliardi di dollari in un anno: una missione quasi impossibile. Nell'anno fiscale 2024, il governo degli Stati Uniti ha speso oltre 6.750 miliardi di dollari, secondo il Dipartimento del Tesoro. Per raggiungere il suo obiettivo Musk dovrebbe trovare un modo per eliminare circa un terzo di tutta la spesa federale. E infatti dietro la ritirata di Musk c'è altro. 

Il grande problema di Musk ora è Tesla. L'azienda ha registrato un calo del fatturato del 9% su base annua nel primo trimestre del 2025, anche gli utili sono scesi del 71%, attestandosi a 409 milioni di dollari (rispetto agli 1,39 miliardi di dollari di utile netto dell'anno precedente) e l'azienda ha registrato un calo del 13% nelle consegne di veicoli. Non solo, anche il rapporto con Trump ha iniziato a scricchiolare. Ma vendiamo i problemi di Musk uno a uno. 

Cosa c'entra Tesla con il ruolo alla Casa Bianca

La crisi di Tesla è legata a più fattori, eppure secondo gli analisti il ruolo di Musk alla Casa Bianca è stato cruciale. Da un lato il miliardario ha dedicato la maggior parte del suo tempo a capire come rendere più efficiente il governo tagliando le spese inutili, ma non è questo il vero problema, la nomina di Musk infatti ha innescato una crisi del brand. Molti fan di Tesla hanno voltato le spalle all'azienda per prendere le distanze dal nuovo binomio Musk-Trump. C'è chi ha venduto azioni, macchine e chi annullato i contratti di leasing pur di non essere associato alla nuova linea politica del miliardario. Non a caso molte mail per il recesso del contratto iniziavano con: "Il tuo capo è un nazista".

Questo movimento di protesta anti-Musk ha preso forma durante l'estate 2024, quando i proprietari di Tesla hanno iniziato ad attaccare adesivi sui paraurti delle proprie auto con la scritta: "L'ho comprata prima che Elon impazzisse". Non solo, le Tesla sono state vandalizzate in tutto il paese e sono stati organizzate protesta davanti alle concessionarie.

"Anche se Musk lascia la Casa Bianca, il danno al marchio sarà permanente… ma Tesla avrà di nuovo la sua risorsa più importante e il suo stratega di riferimento come CEO a tempo pieno per guidare la visione e la storia a lungo termine non verrà alterata", si legge in una nota degli analisti di Wedbush Securities. "Se Musk scegliesse invece di rimanere alla Casa Bianca di Trump, il futuro di Tesla potrebbe cambiare, e il danno al marchio aumenterà".

Cosa è successo tra Elon Musk e Donald Trump

Musk è stato il primo sostenitore e finanziatore di Trump. Ha saltato sul palco insieme al presidente e aspettato i risultati delle elezioni seduto al suo fianco a Mar a Lago. Poi sono iniziati i problemi. La prima frattura pubblica è arrivata con il caso Stargate, la rete di data center e hub dedicati all’intelligenza artificiale, una "impresa monumentale e una clamorosa dichiarazione di fiducia nel potenziale dell'America sotto un nuovo presidente", parole di Trump. Musk ha resistito due giorni, poi durante la notte ha espresso su X il suo disappunto.

Non solo, si è schierato anche contro i dazi. Ha pubblicato su X il video della matita di Alan Friedman, teorico del neoliberismo che ha portato avanti una lunga guerra contro i dazi. D'altronde Musk è stato il primo a sentire il peso delle scelte del presidente. Quando il 2 aprile ha annunciato i suoi dazi globali, il suo patrimonio è crollato di circa 28 miliardi di dollari. 

Trump, d'altro canto non ha agevolato Musk, anzi. Il presidente ha deciso di eliminare "l'obbligo sui veicoli elettrici" imposto dall'ex presidente Joe Biden. La decisione è coerente con le promesse fatte in campagna elettorale, non tiene conto però che il suo più grande e ricco sostenitore sia proprio a capo dell'azienda leader per la produzione di auto elettriche, Tesla. Infine, secondo Politico, Trump avrebbe già detto da settimane alla sua cerchia ristretta che Elon Musk avrebbe abbandonato il suo attuale ruolo al governo.

Quale sarà il futuro di Elon Musk

È sicuramente un momento difficile, Musk però rimane ottimista: "Il futuro per Tesla è ottimo. Il valore dell'azienda risiede nell'offrire macchine sostenibili grazie ai nostri robot a prezzi accessibili basati sull'intelligenza artificiale. Se vi chiedete qual è il futuro ideale che potete immaginare, è proprio questo: più macchine sostenibili e rispettose dell'ambiente".

Nel grande piano del futuro felice c'è la guida completamente autonoma e Musk ha promesso che arriverà nel 2025. Tesla quasi mai ha rispettato le scadenze annunciate, alcune sono slittate di anni, eppure potrebbe essere solo questione di tempo. "Prevedo che ci saranno milioni di Tesla in modalità completamente autonoma nella seconda metà del prossimo anno", ha detto Musk.

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