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Intelligenza artificiale (IA)

Skibidi Boppy è la formula magica per diventare un branco di zombie

Non sono solo meme nonsense: gli Skibidi Boppy sono il prototipo di un intrattenimento vuoto che ci addestra, un video alla volta, a diventare consumatori iperstimolati e pensatori sempre più scadenti.
A cura di Elisabetta Rosso
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Al nono Skibidi Boppy comparso sul mio feed Instagram ho cominciato a pensare a Mildred di Fahrenheit 451. In particolare a quando la signora, nonché moglie di Guy Montag protagonista del romanzo, rimane ore nel suo salotto fissare con sguardo lobotomizzato le parlor wall. Sono enormi schermi che trasmettono ininterrottamente contenuti privi di senso. In qual momento ho avuto paura.

Per chi non li avesse visti (dubito) i video Skibidi Boppy sono clip nonsense create con l'intelligenza artificiale – la maggior parte realizzati con Veo 3 di Google – spesso simulano interviste di telegiornali e terminano sempre con la stessa formula magica: Skibidi Boppy. Rappresentano l’ultima frontiera del capitalismo della dopamina. Non si vendono più prodotti, né storie, ma scariche chimiche.

Sono contenuti progettati per attivare continuamente il circuito del piacere nel cervello, e spingerci a scorrere ancora, e ancora, e ancora. E mentre godiamo strisciando le dita sui nostri schermi bombardati da dopamina diventiamo sempre più simili a Mildred, sempre più iperstimolati, sempre più deficienti.

Skibidi Boppy e altre meraviglie per il nostro marciume cerebrale

La parola dell’anno 2024, scelta dall’Oxford University Press, spiega bene di cosa stiamo parlando: brain rot. L’espressione, traducibile come “marciume cerebrale”, indica l’effetto logorante provocato dalla fruizione continua di contenuti digitali ripetitivi, demenziali o poco stimolanti. Allo stesso tempo, però, viene usata anche per descrivere i contenuti che provocano questo effetto. Il termine racchiude sia la causa sia il sintomo di un declino cognitivo collettivo. E così il marciume cerebrale diventa il prodotto e il carburante di questa economia dell’attenzione.

Il sociologo Neil Postman, già negli anni ’80, spiegava come l’intrattenimento trasformato in norma culturale riducesse la nostra capacità di pensare in modo complesso. Oggi quel processo è accelerato al massimo. I social media sono diventati particolarmente efficaci nel distrarci. Sono usciti diversi studi scientifici sui danni causati dall'uso compulsivo dei dispositivi: peggiorano l’attenzione, indeboliscono le connessioni cognitive, alterano l’equilibrio mentale e fisico.

L’abracadabra nell'era del capitalismo della dopamina

L’esposizione continua a contenuti rapidi e ripetitivi sta rieducando il nostro cervello a funzionare su automatismi dopaminici. Ci abituiamo a reagire in modo immediato e superficiale agli stimoli, sacrificando l’attenzione prolungata e il pensiero riflessivo. Questo meccanismo, ripetuto per ore ogni giorno, porta a una stagnazione intellettuale: la nostra capacità di concentrarci, ragionare criticamente e seguire idee complesse si assottiglia, sostituita da una costante ricerca di distrazione facile. E se i contenuti in questione si svuotano ancor più di significato, come nel caso dei video Skibidi Boppy, il problema non è solo la perdita di attenzione: è l’addestramento collettivo alla superficialità.

Non siamo di fronte a una moda passeggera. La fabbrica dell’intelligenza artificiale sta solo testando i suoi primi prodotti. Gli Skibidi Boppy prenderanno altri nomi ma rimarranno video demenziali creati con una manciata di prompt. Non sono narrazione, non sono arte, non sono satira. Sono puro stimolo, il fast food dell’attenzione: li guardi, li dimentichi, li ricerchi di nuovo. I video diventano così l’intrattenimento che non intrattiene, che riempie il vuoto con il vuoto e Skibidi Boppy l’abracadabra del capitalismo della dopamina. E come ogni formula magica a furia di ripeterla funziona davvero. 

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Nata ad Asti nel 1996, sono giornalista e musicista. Scrivo di intelligenza artificiale, crypto, e cyber security per la sezione Innovazione di Fanpage. Ho collaborato con La Stampa, Tgcom24, Rolling Stone e Linkiesta. A giugno e agosto 2022 sono stata in Ucraina per raccontare le storie dei profughi di guerra.
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