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Se non ti senti rappresentato da nessuna generazione forse sei uno Zillennials

Sono stati i primi a mentire sull’età per iscriversi a Facebook, e le cassette Disney sono rimaste intoccabili anche quando i videoregistratori sono spariti dalle case. A metà tra Millennials e Gen Z c’è la microgenerazione che ha vissuto in prima linea il progresso.
A cura di Elisabetta Rosso
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Il termine cringe mette un po’ i brividi, i balletti su TikTok stanno male addosso, sai cos’è MySpace, ma non l’hai mai usato, e nonostante fossi seduto anche tu a guardare la Melevisione l’11 settembre, non lo ricordi così bene. Se ti riconosci in questi tratti allora sei uno Zillennials. I Millennials sono adulti nati tra il 1981 e il 1996, la Gen Z tra il 1997 e il 2012, in mezzo c’è una microgenerazione che non si allinea. Sono gli Zillennial. “Una piccola coorte nata tra i primi anni '90 e l'inizio degli anni 2000″, ha spiegato alla CNN Deborah Carr, professoressa di sociologia e direttrice del Center for Innovation in Social Science presso la Boston University. "Sono all'apice della Gen Z e dei Millennials, quindi l'etichetta mash-up di zillennial".

Un gruppo ibrido, spaccato, di persone nate in una stretta manciata di anni. Eppure sono stati in prima linea sul fronte del progresso. Hanno usato i telefoni fissi, l’Internet dial-up, ma sono anche stati i primi a tenere in mano uno smartphone, collegarsi a un Wi-Fi, e iscriversi a un social network. Da bambini giocavano in cortile e durante l’adolescenza hanno conosciuto il mondo virtuale fatto di chat, post, e storie. Sono stati i primi a mentire sull’età per iscriversi a Facebook, preferiscono Instagram a TikTok e sono incastrati in un limbo di qualche anno che li rende diversi sia da chi c’è stato prima sia dopo.

Cresciuti insieme al progresso

Tra i tratti caratterizzanti c’è il rapporto con la tecnologia e i media. Gli Zillenials sono cresciuti insieme alla rivoluzione. A cavallo nell’era del progresso hanno usato ogni tipo di dispositivo. Floppy Disk, CD, videocassette, blue ray, erano adolescenti quando hanno dovuto indossare quei terribili occhiali 3D al cinema, e i primi a indossare i visori per la realtà virtuale.  Non sono nati in un mondo social, ma hanno discusso con i genitori per aprire un profilo Facebook, quando Messanger e i suoi trilli erano già passati di moda. Sono rimaste intoccabili le videocassette Disney sugli scaffali anche quando dalle case sono spariti i videoregistratori, sono entrati da BlockBuster per affittare i DVD, hanno sperimentato l’ebbrezza dello streaming gratis e illegale sul web e poi si sono spartiti i primi abbonamenti Netflix con gli account condivisi.

Avevano la cassetta di Nevermind dei Nirvana, hanno ascoltato Britney Spears sul Walkman, acquistato il primo CD di Lady Gaga, imparato a masterizzarne uno da soli e a scaricare la musica da eMule, quella che poi veniva riprodotta grazie al movimento circolare di un pollice sull’iPod. Ma gli Zillennials sono anche passati per Napster, Soundcloud e infine Spotify. Hanno sperimentato Internet in tutte le sue forme sono stati incollati agli schermi massicci di un Commodore Amiga, hanno mandato i primi sms con gli indistruttibili Nokia, e gli squilli, quando si finiva il credito ma volevi far sapere al fidanzato di turno che lo stavi pensando. E poi nel giro di qualche anno gli schermi si sono assottigliati, per andare su internet bastava cliccare un’icona e i messaggi sono stati soppiantati da WhatsApp.

Anatomia degli Zillennials

Essere Zillennials non è semplice, e lo dimostrano le numerose interviste svolte ai ragazzi di una generazione che si è sempre trovata a tenere il piede in due scarpe. "È strano perché lo spettro è così ampio", ha spiegato a Glamour UK il dirigente marketing Melo Ruswa, classe 1996. “Da una parte ho amici che hanno figli, sono sposati e hanno una carriera. Dall'altro, ci sono persone che stanno ancora cercando di capire cosa è giusto per loro", ha continuato Ruswa. È anche la generazione che ha vissuto la pandemia durante gli anni dell’università, che ha sperimentato lo smartworking, che ha visto sorgere nuove professioni come gli influencer, o modalità di lavoro diverse si pensi ai nomadi digitali. La prima a vivere i problemi legati al cambiamento climatico, e a fare propria la retorica green. 

Essere Zillenias ha anche i suoi vantaggi, perché essere spaccati tra due macrogenerazioni permette di scegliere i tratti da indossare prendendo spunto da entrambe. "Nel nostro centro di ricerca, abbiamo visto cuspidi come gli Zillennial spesso finire per avere un vantaggio perché tende a renderli più consapevoli di entrambe le generazioni, prima e dopo la propria", ha detto alla CNN Jason Dorsey, ricercatore di generazioni e presidente del Center for Generational Cinetica.

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