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Intelligenza artificiale (IA)

Questi sono i lavori che possono sparire con l’intelligenza artificiale, secondo il Fmi

Secondo l’analisi la tecnologia impatterà sul 40% delle professioni e aumenterà le disuguaglianze. Servono reti di sicurezza e una strategia politica per tutelare i ruoli più vulnerabili.
A cura di Elisabetta Rosso
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È solo questione di tempo prima che l'intelligenza artificiale (IA) rivoluzioni il mondo del lavoro. In parte sta già succedendo. La Bluefocus Intelligent Communications Group Co., uno dei più importanti gruppi di media e pubbliche relazioni della Cina ha annunciato che sostituirà parte della sua forza lavoro con dei chatbot, e in un'intervista al quotidiano Bloomberg, Arvind Krishna, il Ceo di IBM, ha raccontato che la sua azienda sta ridisegnando il piano per le assunzioni previsto per il futuro: circa il 30% dei ruoli di back-office potrebbe essere sostituito dall’intelligenza artificiale entro i prossimi cinque anni. Diversi studi stanno cercando di prevede quali saranno i ruoli più a rischio e l'impatto che l'IA avrà sul mondo del lavoro. Secondo una nuova analisi del Fondo monetario internazionale (Fmi), l’intelligenza artificiale influenzerà quasi il 40% di tutti i posti di lavoro. Non solo. Kristalina Georgieva, direttrice generale del Fmi ha dichiarato: “Nella maggior parte degli scenari l’intelligenza artificiale peggiorerà la disuguaglianza complessiva”. Georgieva ha poi aggiunto che i politici dovrebbero affrontare questa “tendenza preoccupante” per “impedire che la tecnologia alimenti ulteriormente le tensioni sociali”.

Secondo il Fondo monetario internazionale l’intelligenza artificiale impatterà sul 60% dei posti di lavoro nei Paesi economicamente avanzati, solo sul 26% dei ruoli nei paesi a basso reddito, e sul 40% delle professioni nei mercati emergenti come Cina, Brasile e India. L'IA potrebbe essere un vantaggio, migliorare la produttività dei dipendenti, sollevandoli dalle mansioni più ripetitive e meccaniche, ma rischia anche di sostituire ruoli, ridurre la domanda di manodopera e incidere sui salari. Cambia a seconda della professione che si svolge.

Quali sono i lavori più a rischio

L'analisi del FMI ha mostrato che i lavori "più al sicuro" sono quelli che hanno un' “elevata complementarità con l’intelligenza artificiale". La tecnologia non andrà a sostituire ma aiuterà chi ricopre un alto grado di responsabilità, nella lista compaiono chirurghi, avvocati e giudici. Tra i lavori ad alta esposizione, quindi con “bassa complementarità” ci sono invece gli operatori di telemarketing, i venditori, i lavapiatti, e gli artisti.

“Circa la metà dei posti di lavoro esposti potrebbero trarre vantaggio dall’integrazione dell’intelligenza artificiale, migliorando la produttività”, ha scritto Georgieva, in un post sul blog. “Per l’altra metà no, l’intelligenza artificiale potrebbe eseguire compiti chiave attualmente svolti dagli esseri umani, il che potrebbe ridurre la domanda di manodopera, portando a salari più bassi e a una riduzione delle assunzioni. Nei casi più estremi, alcuni di questi posti di lavoro potrebbero scomparire

L'IA aumenterà la disuguaglianza

L'IA premia quindi i lavoratori ad alto reddito andando così ad allargare la forbice della disuguaglianza. “È fondamentale che i paesi istituiscano reti di sicurezza sociale che offrano programmi di riqualificazione per i lavoratori vulnerabili”, ha spiegato Georgieva. “In questo modo possiamo rendere la transizione verso l’IA più inclusiva, proteggendo i mezzi di sussistenza e frenando la disuguaglianza”.

Nel rapporto del Fondo monetario internazionale, viene anche sottolineato come “le scelte dei Paesi per definire i diritti di proprietà dell’IA, così come le politiche redistributive e altre politiche fiscali, determineranno in definitiva il suo impatto sulla distribuzione del reddito e della ricchezza”,

Ci sono pareri contrastanti

Non è il primo studio che affronta il tema. A marzo 2023, Goldman Sachs ha pubblicato un rapporto che mostra come l‘intelligenza artificiale potrebbe sostituire 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. L’Università della Pennsylvania invece ha analizzato l’impatto delle tecnologie GPT (Generative Pre-trained Transformer) sul mercato del lavoro. Nel documento si legge che l’intelligenza artificiale generativa impatterà l‘80% delle persone, mentre il 20% potrebbe subire un cambiamento radicale riguardo ai tempi, modi, stipendi, offerta di lavoro.

Lo studio però mostra, al contrario dell'analisi del Fmi, che l'IA impatterà maggiormente sulle professioni ad alto reddito, sono più al sicuro le professioni creative, e resisteranno invece benissimo i lavori manuali che non verranno travolti dalla rivoluzione dell’IA. Tra questi, muratori, idraulici, cuochi, e baristi. È chiaro la tecnologia non sostituirà del tutto gli umani, ma il fenomeno potrebbe trascinare verso derive pericolose e non è ancora chiaro come e su quali professioni impatterà. Per questo è ancora più urgente un piano politico per tutelare i lavoratori.

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