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“Quello che vedete nei social è falso”: cosa significa l’hashtag diventato virale su TikTok

Il video originale ha superato il milione di visualizzazioni e ha lanciato una moda. Gli psichiatri avvertono: “Si rischia di semplificare problemi psicologici complessi o di glorificare meccanismi malsani di gestire le emozioni”
A cura di Velia Alvich
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PIXABAY | "Tutto quello che vedi online è fake" è l'ultimo trend di TikTok per condividere online le proprie fragilità
PIXABAY | "Tutto quello che vedi online è fake" è l'ultimo trend di TikTok per condividere online le proprie fragilità

La premessa è sempre la stessa, così come l’hashtag: “social media is fake”, quello che vedete nei social media è falso. “Ecco alcune cose che non sapete su di me e che mi rendono quella che sono”, scrive sulla prima immagine di una carrellata di foto e scritte. Continua: “La maggior parte delle volte mi sento sola”. Non è la sola a sentirsi così, però. Con lei, migliaia di altri utenti hanno condiviso le proprie fragilità emotive, spesso accompagnate da un altro hashtag: #mentalhealth, cioè "salute mentale".

Un trend che sta spopolando su TikTok nel tentativo di strappare la patina di perfezione che circonda i post che raccontano una vita perfetta. Al tempo stesso, una moda che sta portando migliaia di utenti a condividere i dettagli più intimi della propria vita, le fragilità e le debolezze che in altre occasioni forse non avrebbero ammesso in pubblico.

Condividere la fragilità

Una giovane donna mostra una serie di fotografie e di verità sulla propria quotidianità, una dopo l’altra. Nella prima sorride mentre è in vacanza. “I social mostrano solo i momenti migliori. Ecco alcune tristi verità contro cui sto combattendo”. Nella seconda immagine si vede la stessa ragazza, naso e occhi arrossati per il pianto. “Mi preoccupo costantemente di non essere una buona madre”, “Uscire di casa mi sembra la cosa più spaventosa del mondo”, “Il rapporto con il mio corpo è peggiorato tanto dopo il parto”. Un’altra utente parla delle difficoltà che molti giovani trovano dopo avere finito un percorso di studi: “Ho studiato all’università per cinque anni e ho ottenuto la mia laurea, ma lavoro ancora come barista e guadagno il salario minimo mentre i miei coetanei hanno un ‘lavoro vero’”, scrive.

Non solo un hashtag, ma anche una colonna sonora che accompagna un formato specifico: una traccia chiamata "september slowed" che è stata usata mezzo milione di volte in altrettanti video dal sapore malinconico. Un brano che accompagna le foto di paesaggi malinconici o, a volte, di selfie che mostrano i momenti più difficili.

"Oversharing", il rischio di condividere troppo su di sé

Un trend cominciato a marzo da un singolo video: “Spesso paragono me stessa e la mia vita alle altre persone sui social media e penso di non essere abbastanza”. Lo ha postato Rikke Drue, una ragazza ventiduenne danese che per prima ha confessato al mondo il proprio universo di insicurezze e paure. La sua confessione è stata visualizzata 1.3 milioni di volte, i follower sono decuplicati, le parole di conforto nei commenti e nei messaggi privati l’hanno investita. “Ho ricevuto molti messaggi da persone che mi hanno ringraziato per aver condiviso i miei pensieri, perché si sentono meno sole nella situazione in cui si trovano”.

Il pericolo, però, è dietro l’angolo e si chiama oversharing, cioè condividere troppo della propria vita. Secondo Mark Silvert, psichiatra londinese intervistato dal The Guardian, trend simili rischiano di “semplificare problemi psicologici complessi o di glorificare inavvertitamente meccanismi malsani di coping”, cioè di gestire le emozioni. “Con l'eccessiva condivisione e l'abitudine di essere al corrente delle situazioni degli altri, è inevitabile che si insinui il paragone, che può portare a standard irrealistici che riducono ulteriormente la propria autostima”.

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