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Chiara Ferragni e Fedez, le news sui Ferragnez

Perché il caso Ferragni-Balocco può cambiare il modo di fare beneficenza sui social

L’Antitrust ha multato Chiara Ferragni per circa un milione di euro. Al centro dell’accusa c’è una campagna pubblicitaria organizzata con Balocco nel Natale del 2022.
Intervista a Jacopo Ierussi
Avvocato giuslavorista e fondatore di Assoinfluencer
A cura di Valerio Berra
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Il numero di elementi da chiarire nel caso in cui sono coinvolti Chiara Ferragni e Balocco è discretamente lungo. Chiara Ferragni ha ammesso di aver commesso un “errore di comunicazione” ma ha spiegato anche che impugnerà la decisione dell’Antitrust. Ci sono aziende che hanno annunciato la chiusura della partnership ed altre con cui non è chiaro quali siano i rapporti. Natale è un periodo molto ricco per la pubblicità.

Dei Ferragnez si parla sempre, anche se non succede nulla. Difficile pensare quindi che un caso del genere in cui effettivamente qualcosa è successo non provocasse una valanga di reazioni. Si è scomodata anche Giorgia Meloni che ha attaccato Chiara Ferragni nel discorso di chiusura di Atreju. Fra il numero discretamente alto di temi toccati c’è stato anche quello del mercato degli influencer. Ne abbiamo parlato con Jacopo Ierussi di Assoinfluncer, la prima associazione di cateogoria del settore.

Cosa sta succedendo con il caso Ferragni?

Quando un brand decide di associarsi all’immagine di un personaggio pubblico, ci possono sempre essere dei danni collaterali. Succede quando la sua reputazione per qualsiasi motivo viene danneggiata. Gli incidenti capitano in qualsiasi tipo di collaborazione commerciale. D’altronde, in passato, è successo con attori, cantanti e sportivi. Vengono stretti contratti, si cominciano a fare campagne pubblicitarie e poi può succedere qualcosa che fa interrompere la collaborazione. I casi non mancano e non possono limitarsi solo all’ambito della content creation economy.

Ci sarà un impatto su tutta l’economia che ruota attorno ai creator?

Non penso. Anzi, mi sembra che in questi giorni si stia concentrando tutto proprio su Chiara Ferragni. Si parla più del personaggio che della categoria professionale.

I problemi di comunicazione di cui parla Ferragni possono essere stati causati dal fatto che si tratta di un’economia appena nata?

È vero, a volte si parla della creator economy come di un mercato i cui “non ci sono ancora paletti chiari”. Non è proprio così. Le regole ci sono e ci saranno sempre di più grazie anche al lavoro che stanno facendo autorità come AgCom e Antitrust.

Però da tutto il rumore attorno a questi casi potrebbero arrivare qualcosa di nuovo. Una volta non esistevano nemmeno gli hashtag come #adv.

Questo sì. Dopo tutto quello che è successo le autorità o i social potrebbero anche creare degli strumenti più chiari per i contenuti che riguardano la benifcenza. Sinceramente però non penso che suggeriranno di aggiungere un nuovo hashtag.

Alla fine cosa non ha funzionato di tutta l’operazione Ferragni-Balocco?

Il vero problema è stato associare due ambiti che dovevano rimanere ben distinti. Tutto quello che riguarda la beneficenza dovrebbe avere sempre tre semafori rossi, quando si parla di comunicazione e brand reputation. La beneficenza è un campo complesso e molto sentito dagli utenti. Se le cose non vengono fatte nel modo giusto, il rischio di avere un ritorno di immagine pessimo è molto elevato.

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