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Perché il 2023 è il peggior anno di sempre per i minori su internet: i dati sulla pedofilia

I cybercriminali usano schemi piramidali per diffondere il più possibili immagini pedopornografiche. Ad allarmare gli esperti sono anche le fotografie estorte ai minori: l’età media delle vittime si è abbassata, adesso i bambini fra i tre e i sei anni sono le nuove vittime.
A cura di Velia Alvich
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È stato definito "l'anno più estremo mai registrato". Il numero di pagine web che contengono immagini di abusi sui minori nel 2023 è cresciuto a dismisura. A lanciare l'allarme è stata la Internet Watch Foundation (IWF), un'organizzazione non governativa che si occupa di combattere gli abusi online sui minori. Il report per l'anno che si è chiuso rivela un dato sconcertante: le immagini di categoria A, cioè quelle che raffigurano gli abusi più estremi, sono cresciute del 22% rispetto all'anno precedente.

Una diffusione che è facilitata dalle tecniche di condivisione che i pedofili utilizzano online, e non solo nel dark web, ma anche per la diffusione capillare di dispositivi mobili che oggi vengono lasciati in mano a bambini sempre più piccoli.

Come funziona lo schema piramidale usato dai pedofili online

Viene chiamata Invite Child Abuse Pyramid (ICAP) ed è una delle tecniche di diffusione di materiali pedopornografici più difficili da fermare. L'obiettivo è quello di invitare quanti più utenti a cliccare su un link che contiene immagini di abusi. Per ogni clic, l'utente che li diffonde viene "premiato" con l'accesso ad altri contenuti. Un modo per "incoraggiare" la massima diffusione dei contenuti in tutto il web, anche il luoghi particolarmente in vista.

I link, infatti, non vengono nascosti in angoli oscuri del web, ma lasciati in bella vista per aumentare le possibilità che vengano visualizzati (e poi cliccati) da altri utenti. Quasi la metà di tutti i collegamenti sono stati trovati in comuni pagine web accessibili anche solo con una ricerca su Google. In particolare, nel report si parla di uno specifico sito "in chiaro" (cioè non nel dark web) conosciuto nei circoli criminali proprio per i materiali che si possono trovare. Il resto dei link, invece, viene postato nelle chat di popolari app di messaggistica o in blog.

Uno schema piramidale che non ha limiti geografici. Lo studio ha portato alla luce numeri inquietanti. Un singolo post analizzato dai ricercatori ha ricevuto oltre 43.000 like da account di tutto il mondo. Le lingue identificate fra gli utenti che hanno interagito con il post, infatti, sono nove e comprendono anche l'italiano.

Come i bambini con accesso a internet vengono manipolati dai criminali

Manipolati, ricattati, costretti. Così i cybercriminali fanno leva sull'ingenuità di bambini di età compresa fra i tre e i sei anni che hanno accesso a un dispositivo connesso a internet. I numeri mostrati nel report dell'Internet Watch Foundation fanno impallidire: sono 2.401 le immagini "auto-generate", cioè scattate dagli stessi bambini perché costretti o ingannati, che l'organizzazione ha analizzato.

Di queste, 91% riguardavano bambine e un sesto raffigurano la categoria più estrema di immagini pedopornografiche. Secondo i ricercatori, questa scoperta "dimostra quali sono i pericoli di un accesso non supervisionato a dispositivi connessi a internet e con una fotocamera".

Una situazione confermata da un altro studio pubblicato di recente: secondo Ofcom, l'autorità britannica che regole le comunicazioni, quasi un quarto dei bambini tra i 5 e i 7 anni in Regno Unito possiede uno smartphone.

La generazione di immagini pedopornografiche con l'IA

Non è un mistero che le intelligenze artificiali possono essere usate anche per fare del male. Secondo alcuni dati pubblicati a febbraio dalla Internet Watch Foundation, il numero di immagini pedopornografiche generate dall'IA si sono moltiplicate a dismisura.

Oltre 11.000 sono quelle che sono state rilevate in un solo mese di analisi, definite così "realistiche da potere essere trattate come vere immagini di abusi sui minori", ma anche "indistinguibili, anche per gli analisti più esperti, dal vero materiale pedorpornografico".

Un'ulteriore sfida per le forze di polizia e le organizzazioni come l'IWF, che già ogni giorno devono gestire migliaia di segnalazioni di materiale postato online.

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