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CloudFlare in down: perché ChatGPT, Canva e altri pezzi di internet si sono bloccati

Oggi CloudFlare ha iniziato a dare problemi. Il servizio che si occupa di gestione del traffico su internet ha avuto un problema a livello globale a partire dalle 12:00. Diversi i siti che non hanno funzionato: X, Canva e lo stesso Downdetector. Problemi anche per ChatGPT. Dopo il 16:30 i problemi hanno cominciato a rientrare.
A cura di Valerio Berra
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Per circa 30 minuti molti siti e applicazioni sono andate in black out. A partire dalle 12:00 di martedì 16 novembre CloudFlare ha iniziato a registrare problemi in tutto il mondo. Il servizio che si occupa di gestire il traffico per milioni di siti ha smesso di funzionare. Sulla piattaforma che monitora l’andamento di CloudFlare il primo messaggio di errore è stato segnalato alle 11:48. E confermato poi alle 12:03.

Sono parecchi i siti e le piattaforme che usano CloudFlare. Abbiamo analizzato i dati su Downdetector. Si sono registrate migliaia di segnalazioni anche per X e per ChatGPT. Non solo, ci sono stati problemi anche per l’accesso a Canva e per diversi siti che utilizzano il servizio CloudFlare. Lo stesso DownDetector per diverso tempo è stato inaccessibile, anche lui usa CloudFlare.

Alle 12:37 CloudFlare ha scritto: "Stiamo assistendo al ripristino dei servizi, ma i clienti potrebbero continuare a riscontrare tassi di errore superiori alla norma mentre continuiamo gli sforzi di ripristino". I servizi sono ritornati a funzionare a singhiozzo fino alle 15:30 quando il down ha cominciato a rientrare.

Cos’è CloudFlare: il suo ruolo nel traffico internet

In breve, la funzione di CloudFlare è quella di fare da intermediario tra un utente e un sito. È un servizio in cloud. Proviamo a spiegarlo in breve e in termini non tecnici. Quando un sito ha CloudFlare attivo l’utente che vuole accedere al sito non arriverà direttamente sul server dove il sito è ospitato ma verrà intercettato da CloudFlare.

È un sistema per garantire agli utenti di caricare i siti in modo più veloce e offre anche dei meccanismi di protezione. E riesce a fare questo perché si basa su un rete di server in tutto il mondo. Il numero di siti che usano CloudFlare è alto. In base alle stime abbiamo 34 milioni di siti web che usano CloudFlare: parliamo di circa il 20% di tutti i siti presenti su internet.

Il down del 18 novembre ha coinvolto molti applicativi e ha ricordato anche una cosa. Esattamente come successo con il down di Amazon Web Services è bastata che una piattaforma registrasse dei problemi per avere crolli su una parte molto larga di internet. Molto di quello che facciamo con uno schermo davanti è gestito da monopoli.

Il messaggio su ChatGPT: "Sblocca challenges.cloudflare.com per continuare"

Tra i servizi bloccati c'è stato anche ChatGPT. Il chatbot basato sull'intelligenza artificiale di OpenAI è diventato uno degli strumenti di lavoro e di studio più usato negli ultimi anni. Una volta aperto compariva solo il logo di OpenAI con scritto: "Sblocca challenges.cloudflare.com per continuare". Era un errore generico legato proprio a CloudFlare: per risolverlo è bastato aspettare la fine del down.

CLOUDFLARE | Gli ultimi messaggi riportati da CloudFlare sullo stato de servizio
CLOUDFLARE | Gli ultimi messaggi riportati da CloudFlare sullo stato de servizio
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