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Intelligenza artificiale (IA)

“L’intelligenza artificiale doveva ridurre il nostro lavoro, lo ha solo aumentato”

Avrebbe dovuto migliorare la qualità del lavoro, e invece l’IA sta creando nuovi problemi ai dipendenti. Il carico di lavoro è aumentato ma l’impatto sui salari è minimo.
A cura di Elisabetta Rosso
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"L'impatto principale dell'intelligenza artificiale (IA) sul lavoro sarà quello di aiutare le persone a svolgere le proprie mansioni in modo più efficiente", aveva scritto Bill Gates in un post sul blog. Ma non sta andando tutto secondo i piani. D'altronde è nella distanza tra il mondo delle idee e quello sensibile che nascono i problemi. E chi credeva che bastasse l'IA per rivoluzionare l'universo del lavoro ora deve fare i conti con una realtà accidentata. Contenuti scadenti, mail inondate da contenuti fake, e licenziamenti a cascata. A pagare il prezzo più alto sono i "lavoratori in prima linea".

Devono fare i conti con una tecnologia che sta aumentando il carico di lavoro senza far crescere gli stipendi, e diminuendo la possibilità di accesso nelle aziende che preferiscono assumere i chatbot al posto degli esseri umani. "Ormai si sentono delle cavie", ha spiegato alla Cnn Ivana Saula, direttrice dell'Associazione internazionale dei macchinisti e dei lavoratori aerospaziali.

A marzo, Goldman Sachs ha pubblicato un rapporto che mostra come l'intelligenza artificiale potrebbe sostituire 300 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. L’Università della Pennsylvania invece ha analizzato l’impatto delle tecnologie GPT (Generative Pre-trained Transformer) sul mercato del lavoro, impatterà sull‘80% delle persone modificando ritmi, posizioni aperte, e competenze richieste. Ma vediamo qualche esempio concreto.

Le promesse tradite dell'IA

L'IA è stata sin da subito presentata come un'ottima aiutante per svolgere i compiti più ripetitivi, automatizzati, per esempio fare presentazioni, o riassumere dataset. Lo dimostra anche uno studio Massachusetts Institute of Technology. “La nostra ricerca analizza come questo tipo di tecnologia potrebbe avere importanti applicazioni nel lavoro dei colletti bianchi. È una tecnologia utile. Ma è ancora troppo presto per dire se andrà bene o male, o in che modo esattamente indurrà la società ad adeguarsi ", hanno spiegato ricercatori.

Mathias Cormann, segretario generale dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), ha smentito le previsioni rosee dei ricercatori e delle aziende. "I lavoratori hanno detto che l'intensità del loro lavoro è aumentata dopo l'adozione dell'intelligenza artificiale sul posto di lavoro". Non solo, nel rapporto dell'Ocse emerge anche un altro fattore: "Il carico di lavoro sta aumentando e allo stesso tempo l'impatto sui salari è minimo".

I lavoratori sono le nuove cavie

Ivana Saula ha spiegato che i lavoratori rappresentati dal sindacato si sentono "cavie", usati per testare l'IA. Tra questi, i dipendenti che lavorano nel settore dei trasporti aerei, dell'assistenza sanitaria, servizio pubblico, dell'industria nucleare. "L'implementazione di questi nuovi strumenti tecnologici ha aggiunto pressione e allungato il flusso di lavoro quotidiano", ha spiegato Saula.

"Non è mai un taglio netto, e la macchina non può sostituire completamente l'essere umano. Può svolgere alcune mansioni del lavoratore, ma ci sono poi quei compiti eccezionali che vengono ancora affidati agli umani". E mentre avviene il passaggio di testimone, invece di migliorare la qualità del lavoro, "diventa tutto più pensante, perché i ritmi ora vengono scanditi dalle macchine. C'è ancora poca conoscenza sul campo, e gli alti dirigenti non stanno capendo cosa succede in prima linea, devono essere più consapevoli", ha aggiunto Saula.

La mail bombardate da proposte dell'IA

L'IA sta avendo anche un impatto al contrario sul mercato del lavoro. Per esempio, Neil Clarke è un editore che ha dovuto chiudere il modulo di invio online per la sua rivista di fantascienza e fantasy, Clarkesworld. "Siamo stati tempestati da storie terribili scritte dall'IA", ha spiegato alla CNN. "Ha quasi raddoppiato il nostro carico di lavoro", ha aggiunto, descrivendo l'intelligenza artificiale come "una spina nel fianco", gli editori sono stati costretti a leggere e scartare centinaia di storie scadenti scritte dall'IA. Clarke ha anche spiegato che chiuderà la mail per inviare manoscritti, "la quantità ci sta seppellendo. Arriverà un punto in cui non riusciremo a gestirla."

Cosa sta succedendo nelle redazioni

Anche l'universo dei media è in difficoltà. Partiamo dal primo caso, Cnet. La testata ha già licenziato i suoi giornalisti e ha cominciato a pubblicare articoli scritti dall’intelligenza artificiale. La caporedattrice Connie Guglielmo è diventata la vicepresidente senior della strategia dei contenuti AI dell'azienda, con il compito di armonizzare e controllare i pezzi scritti dalle macchine.

Non solo, anche il giornale tedesco Bild ha seguito questa linea. In una nota aziendale, l'editore ha spiegato: “Purtroppo dovremo separarci da colleghi che hanno compiti che possono essere sostituiti dall’intelligenza artificiale o dai processi del mondo digitale”. I colleghi citati nel comunicato sono 200, le redazioni regionali saranno ridotte invece da 18 a 12. Il motivo è semplice: tagliare i costi. Eppure a pagare il prezzo non solo solo i dipendenti licenziati o i superstiti relegati al ruolo di correttori di bozze, ma anche la qualità dei prodotti, i primi esperimenti hanno infatti generato risultati scadenti.

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