L’azienda gli offre un colloquio con l’IA, lui rifiuta: “Se non valgo il loro tempo, il posto non vale il mio”

Gli analisti lo avevano previsto da tempo: l'intelligenza artificiale generativa rivoluzionerà il mondo del lavoro in modo profondo, probabilmente più di quanto oggi riusciamo a immaginare. Questo non significa solo che molti lavori potrebbero presto cambiare, o perfino scomparire, ma anche che ChatGPT e gli altri modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) potrebbero presto stravolgere le dinamiche lavorative, comprese quelle di selezione e assunzione.
Per farla semplice, l'IA potrebbe presto perfino fare i colloqui di lavoro, anzi, alcune aziende stanno già sperimentando questa strada e più di qualcuno avrà già provato questa esperienza. Richard Stott, un giovane comico e scrittore inglese, lo ha vissuto in prima persona: ha infatti rifiutato un colloquio di lavoro quando l'azienda per cui si era candidato gli ha comunicato che avrebbe dovuto farlo chatbot basato sull'IA. Sul suo profilo Instagram ha raccontato i motivi della sua scelta.
La storia di Richard
"Ieri ho rifiutato un colloquio di lavoro perché mi hanno detto che sarebbe stato svolto da un chatbot. È davvero frustrante perché mi sembrava un buon lavoro, ho bisogno di soldi, ma no, non avrei mai accettato", ha spiegato Richard.
Come ha ricostruito la Bbc, Stott è un libero professionista e l'offerta di lavoro che ha rifiutato era per una posizione di copywriter freelance. Nonostante la proposta fosse per lui molto interessante, quando l'azienda in questione gli ha spiegato che avrebbe dovuto fare un colloquio con un chatbot, e non con una persona in carne e ossa, si è sentito offeso da questa modalità.
"Mi è sembrato irrispettoso che non fossero disposti a dedicare del tempo a parlare con i candidati. Quando si entra in un'azienda o in un team, la personalità è importante e non è possibile quantificarla in dati, quindi affidarsi all'intelligenza artificiale per eliminarla sembra controproducente", ha aggiunto.
Per questo motivo non ha avuto dubbi e ha rifiutato l'offerta. Nel video su Instagram Richard ha anche mostrato uno screenshot della sua risposta all'azienda: "Se farmi un colloquio di persona non vale il tempo dell'azienda, allora il ruolo non vale il mio".
L'impatto dell'IA sul lavoro
Nonostante la delusione che questo genere di proposte può generare, è una previsione condivisa da più parti che l'IA rivoluzionerà il mondo del lavoro. Ad esempio, secondo un recente studio dell'Università della Pennsylvania, circa l'80% della forza lavoro vedrà il proprio lavoro modificato in qualche aspetto dall'arrivo dell'intelligenza artificiale. Un altro report di Goldman Sachs suggerisce che circa due terzi delle occupazioni siano in qualche modo già esposte all’IA.
Eppure, nonostante ciò, secondo Richard vale la pena lottare affinché non siano i lavoratori a pagare il prezzo più alto di questi cambiamenti: "Forse qualcuno nei commenti dirà che avrei dovuto stringere i denti e farlo, ma per me è semplicemente irrispettoso da parte loro – ha aggiunto nel suo video – la gente dirà che questo genere di cose è inevitabile, ma piuttosto che arrenderci e dire che è inevitabile, perché non ci chiediamo se sia giusto?".
Per questo ha invitato tutti a opporsi a questo genere di proposte, anche se a volte può essere difficile: "L'unica cosa che possiamo fare è resistere. Dire no a quei colloqui è l'unica arma che abbiamo e speriamo che (le aziende) si rendano conto che stanno perdendo i candidati migliori, perché alla gente non piace il sapore che lascia in bocca fare un colloquio con un cavolo di robot".