La storia dell’addestratrice uccisa dall’orca è diventata famosa grazie a un dettaglio

Sui social ci sono una serie di video che hanno dato luce a una storia. Alcuni si capiscono bene, altri a stento. Alcuni fingono di ricostruire la storia dall’inizio. Altri aggiungono nuovi dettagli. La trama alla base di tutti è la stessa. Come abbiamo documentato su Fanpage.it negli ultimi giorni sui social è comparsa la storia di Jessica Radcliffe, una addestratrice uccisa da un’orca durante uno spettacolo organizzato in un parco acquatico.
Lo diciamo subito. La storia è falsa. O meglio. È modellata su un'altra storia, quella di Dawn Brancheau, un’addestratrice uccisa nel febbraio del 2010 al parco SeaWorld di Orlando, in Florida. Dawn Brancheau sarebbe stata trascinata in acqua dall’orca Tilikum, un’orca catturata in Islanda nel 1983 e poi arrivata al parco di Orlando nel 1992.
Ma perché la storia di Jessica Radcliffe è diventata così virale? A volte succede che storie completamente campate per aria vengano ripetute talmente tante volte da risultare convincenti. Nel caso di Jessica Radcliffe però possiamo vedere un dettaglio in più. Un dettaglio che con buona probabilità vedremo sempre più spesso in storie di questo tipo.
Il ruolo dell’intelligenza artificiale nella storia di Jessica Radcliffe
Quello che è cambiato nel caso di Jessica Radcliffe sono le immagini. TikTok è pieno di ricostruzioni fatte con l’intelligenza artificiale dei suoi “ultimi momenti”. Sono molto dozzinali. Ci sono clip in cui quella che dovrebbe essere Jessica Radcliffe viene lanciata per aria dall’orca, altre immagini che la ritraggono completamente squartata, altre ancora con la vasca che si tinge di rosso.
Gli errori sono evidenti. Non c’è un video uguale all’altro e i particolari dl video si spingono ai limiti consentiti dai motori di intelligenza artificiale. Certo. Resta un problema. Prima le foto, e poi i video generati dall’intelligenza artificiale hanno ridotto la distanza che separa quello che possiamo produrre con un computer dalla realtà. Ne abbiamo parlato anche nel caso dei bambini creati con l'intelligenza artificiale.
Certo. I programmi per il photo editing e quelli per la ricostruzione della grafica in 3D come Veo 3 sono sempre esistiti ma erano strumenti che bisognava saper maneggiare con cura. Ora basta un’app e qualche prompt per creare un video o una foto falsa. È probabile quindi che in futuro continueremo vedremo ancora casi come quello di Jessica Radcliffe: una fake news avvalora da immagini che mostrano scene morbose.