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Intelligenza artificiale (IA)

La lezione indonesiana su social e intelligenza artificiale: ha cambiato l’esito delle ultime elezioni

Prabowo Subianto è diventato il nuovo presidente dell’Indonesia con una campagna elettorale basata sui meme e social network. Era un generale dell’esercito con un passato oscuro, ora è noto come “gemoy”. Questa parola in Bahasa Indonesia vuol dire “carino e coccoloso”.
A cura di Lucrezia Goldin
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Cambia la tua vita con un Reel. È questa la strategia con cui l’ex generale dell'esercito e attuale ministro della Difesa dell’Indonesia, Prabowo Subianto, è riuscito a trionfare alle elezioni presidenziali dello scorso 14 febbraio, trasformandosi grazie ai social e all’intelligenza artificiale generativa (IA) da ufficiale con un passato oscuro a mite “nonno del web”. Vittorioso al primo turno secondo i conteggi rapidi dei sondaggisti accreditati nel Paese (i risultati ufficiali si avranno il 20 marzo), la parabola social di Prabowo ha dato al mondo un assaggio di come l’utilizzo strategico di contenuti generati con l’IA possono influenzare le urne, alimentando così il dibattito sul ruolo di queste tecnologie nell’anno elettorale più affollato di sempre.

Un generale spietato al servizio di un regime autoritario accusato di violazione dei diritti umani. Un fervido nazionalista. Un difensore dei diritti dei musulmani. Nella sua carriera politica Prabowo è stato molte cose, ma è al suo terzo tentativo nella corsa presidenziale, dopo le sconfitte nel 2014 e nel 2019, che sembra avere trovato il ruolo adatto per diventare guida del Paese: quello di vecchio uomo dell’establishment che piace ai più giovani. Per convincere l’elettorato under 40, che in questa tornata contava più della metà dei 240 milioni aventi diritto al voto, Prabowo ha infatti dismesso le vesti di generale autoritario indossando i panni di un amichevole “nonno”. La chiave del suo successo? Un rebranding a colpi di TikTok e immagini generate con l’IA.

La strategia social di Prabowo Subianto

Sono oltre 12 milioni i suoi follower su Instagram, due gli account Tik Tok da 800.000 sostenitori che quotidianamente hanno riempito gli schermi degli indonesiani con contenuti sull’ex generale. Perfino il suo gatto Bobby ha un profilo Instagram con 13.000 follower dove si dichiara patriottico fino all’ultimo baffo. A fare la differenza nelle settimane precedenti al voto però, sono state le immagini realizzate con Midjourney che hanno dipinto Prabowo come un tenero personaggio dei cartoni animati in stile Pixar. Al suo fianco anche il suo futuro vice, il figlio del presidente uscente Joko “Jokowi Widodo, Gibran “Rakabuming” Raka, entrambi in una semplice polo azzurra, il colore del partito Gerindra. È questa l’immagine diventata virale sui social che gli è valsa l’appellativo di “gemoy”, in Bahasa Indonesia “carino e coccoloso”.

In un video generato con l’IA che in tre giorni ha guadagnato oltre 1,7 milioni di visualizzazioni lo si vede invece parlare fluentemente arabo e parlare alla comunità musulmana dell’Indonesia, la più popolosa al mondo. In un altro la sua voce campionata canta True Friends dei Bring me the Horizon. Anche le sue goffe mosse durante i comizi sono state trasformate in balletti TikTok dai suoi sostenitori, soprannominati “team gemoy”.

Il ruolo di TikTok

Non è un caso che la campagna di Prabowo si sia concentrata così tanto su TikTok. L’Indonesia è seconda dopo gli Stati Uniti per numero di utenti nel social di Byte Dance, che secondo un sondaggio di Indikator Politik Indonesia è stato anche la seconda fonte di informazione maggiormente utilizzata da parte dei cittadini. “In Indonesia c’è grande sfiducia nei confronti dei media tradizionali, considerati di parte e legati a grandi dinastie politiche”, spiega a Fanpage.it Ida Rachmah, professoressa di Media e Comunicazione all’università di Airlannga, la seconda più antica e prestigiosa dell’Indonesia. “Al contrario qui la gente tende a credere a priori a quello che vede sui social. Prabowo ha intercettato questa tendenza e l’ha sfruttata a proprio vantaggio”, continua.

Del passato di Prabowo, infatti, nei contenuti affidati all’algoritmo di raccomandazione non c’è stata traccia. Nessuna menzione della repressione della popolazione del Timor Est occupato dall’Indonesia negli anni ’80 quando era a capo delle forze armate del Paese, le Kopassus. Nessun video per ricordare le accuse di violazione dei diritti umani a suo carico per la cattura e tortura di 20 attivisti e giornalisti pro-democrazia all’indomani del crollo della dinastia del presidente Suharto (di cui è stato per un periodo genero). “Prabowo ha vinto grazie al voto dei Millennials e della Gen Z, che durante quell’epoca non c’erano o di cui sanno poco”, commenta ancora Ida. “Ma a prevalere è stato soprattutto il fatto che l’ex generale si è posto in continuità con il suo predecessore Jokowi, cosa che agli indonesiani piace perché preferiscono stabilità nella leadership del Paese”.

Nuove leggi sull’IA e la disinformazione: sì ai TikTok, no al dissenso

Non è la prima volta che Prabowo fa affidamento sulle nuove tecnologie di informazione e comunicazione per tentare di manipolare il voto. Già nel 2019 Facebook aveva denunciato l’esistenza di un network di pagine fasulle e gruppi popolati da account fittizi che proponevano propaganda contro i suoi avversari politici, diffondendo informazioni che la piattaforma di Meta ha bollato come “incitamento all’odio razziale”. Questa volta però la strategia dell’ex generale sembra avere funzionato e tra le eredità dell’amministrazione Jokowi ci sarà anche la bozza di legge volta a regolamentare proprio l’intelligenza artificiale, i social e il loro rapporto con il mondo dell’informazione.

Attualmente la sfera digitale in Indonesia è governata da una serie di norme introdotte da Jokowi dal 2019, con il Regolamento ministeriale 5 (MR5) che vi fa capo e impone alle piattaforme di rimuovere entro cinque ore contenuti “vietati” dal governo. Una legge di governance dello spazio digitale creata sul modello cinese, che lascia ampio lo spettro dell’interpretazione su cosa possa effettivamente essere rimosso da parte del governo e che molti analisti vedono come potenziale forma di criminalizzazione del dissenso online. Lo stesso vale per la proposta di legge dello scorso dicembre che propone di formulare delle “linee guida etiche per l’utilizzo dell’IA” e che impone agli sviluppatori di non creare “fake news”, pena la reclusione fino a un massimo di dieci anni. Su cosa costituisca una “notizia falsa” o “politicamente sensibile” però, la norma rimane ancora vaga. Starà al nuovo presidente decidere se un video “carino e coccoloso” creato con l’IA in campagna elettorale sia passabile di denuncia.

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