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In fuga da Twitter, dove si stanno spostando gli utenti che non sopportano Musk

Da quando Elon Musk ha comprato Twitter si sono moltiplicati gli account su Mastodon, il social decentralizzato dove i server sono in mano agli utenti.
A cura di Elisabetta Rosso
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Siamo di fronte al The Elon Effect. Può il nuovo re di Twitter generare una migrazione di massa su Mastodon? Sembra difficile ma qualche movimento è già stato registrato. Il numero di account sul social del Fediverso sta crescendo, sempre di più. Chissà se Musk quando ha postato il tweet inaugurale “l’uccello è stato liberato” immaginava anche la possibilità di volare lontano da lui. Mastodon è un sito decentralizzato open source che si presenta come un'alternativa democratica e libera, e qui negli ultimi giorni i nuovi account sono spuntati come funghi.  Secondo il Ceo Eugen Rochko, tra il 20 e il 27 ottobre si sono iscritte 18.000 persone. Al 28 ottobre la piattaforma ha raggiunto i 381.113 utenti attivi. Tanti hanno utilizzato l’hashtag #TwitterMigration. Per ora Mastodon assomiglia a un piano B, in attesa dei cambiamenti radicali sul Twitter di Musk.

Cos’è Mastodon?

Mastodon è un luogo digitale decentralizzato dove i dati sono in mano agli utenti, il feed segue l’ordine cronologico, non ci sono suggerimenti promozionali, non segue una logica di profitto, e ognuno può scegliere le regole di moderazione che preferisce. Esiste da quasi sei anni, eppure i riflettori si sono accesi solo dopo l’acquisto di Musk. Si trova nel Fediverso (un universo digitale federato), dove ogni utente può creare il suo server.

Non essendo centralizzato, a differenza di Twitter, ogni server operativo ha il proprio codice di condotta. Ognuno quindi è libero di scegliere l’istanza (spazio virtuale) che preferisce, con le regole che sente più vicine alla propria sensibilità, e qui tocchiamo il nodo cruciale della questione. La futura moderazione di Twitter.

Perché gli utenti stanno cercando un nuovo social?

L’acquisizione di Twitter è stata fatta in nome della rivoluzione. Elon Musk vuole liberalizzare tutto. Entra nel quartier generale con un lavandino, licenzia i dirigenti, non solo, li fa anche scortare verso l’uscita e poi scrive “the bird is freed”.  Dietro allo spettacolo però c’è anche la sostanza. Innanzitutto Twitter non sarà più quotata in borsa, diventerà a tutti gli effetti una società privata, e avrà meno obblighi di trasparenza, come spiega il New York Times. Poi Musk si è proclamato un assolutista della liberà di espressione, e quindi la moderazione sarà più blanda, con la possibilità che sul social tornino anche vecchie conoscenze, come Donald Trump. Il rischio è che diventi un ambiente digitale autocratico dove vengono esasperate le dinamiche da feudo, la disinformazione e il linguaggio violento.

I primi segnali della deriva di Twitter

Non sono solo speculazioni. Musk ha comprato Twitter e il 29 ottobre sul social è aumentato di cinque volte il ricorso di insulti razzisti, misogini e omofobi. Anche per testare la fine della censura liberal su Twitter. "Posso esprimere liberamente quanto odio i n—–s … ora, grazie elon", ha riferito The Post.

Il Network Contagion Research Institute, un gruppo di ricerca che analizza i contenuti dei social media per prevedere le minacce emergenti, ha affermato che le offese razziste su Twitter sono aumentate di quasi il 500% nelle 12 ore immediatamente successive alla conclusione dell'accordo di Musk.

Anche per questo molti si sono creati in fretta e furia un account Mastodon. Nelle bio di alcuni profili Twitter è già stato segnalato il profilo sul Fediverso. È un social che ancora ha delle falle, soprattutto perché risulta meno immediato da usare e la decentralizzazione potrebbe risultare dispersiva ma che potrebbe diventare la Terra Promessa per chi vuole allontanarsi da Twitter. Per ora l’unica vera revisione messa in atto sono le spunte blu a pagamento. Ma potrebbe esserci altro. E c’è chi si prepara.

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