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In Cina milioni di giocatori hanno perso il loro avatar su World of Warcraft: “Ho pianto tutta la notte”

Dopo quasi 20 anni la casa di produzione Blizzard Entertainment non ha rinnovato gli accordi di distribuzione con la cinese NetEase Games. La chiusura dei server ha riguardato anche altri titoli come Hearthstone e Diablo III.
A cura di Valerio Berra
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“Ho pianto tutta la notte nel sonno perché il gioco è andato offline. Ho anche sognato che stavo piangendo nel mezzo della classe”. Questo è solo il primo commento ma cercando sul social network Weibo con le giuste parole-chiavi se ne leggono tanti altri. Tutti con lo stesso tenore. In Cina milioni di utenti hanno perso tutti i loro dati di salvataggio su World of Warcraft, uno dei titoli più importanti pubblicati da Blizzard.

Le regole sui videogiochi in Cina sono particolarmente severe. Esistono dei blocchi imposti per gli utenti più giovani e le case di produzione devono stringere accordi con le aziende locali per poter importare i loro titoli a Pechino. È proprio con questi accordi che si è scontrata Blizzard Entertainment. La casa di produzione di videogiochi dopo 20 anni ha annunciato che dalla mezzanotte di oggi sono stati bloccati tutti i server cinesi dei suoi titoli.

Il motivo che ha portato a non rinnovare i contratti di distribuzione con il partner locale NetEase non sono ancora chiari. Oltre a World of Warcraft la chiusura dei server riguarda anche Hearthstone e Diablo III. Blizzard ha pubblicato una nota dove spiega di aver cercato di trovare comunque un accordo con NetEase per un’estensione di tre mesi, un accordo che però non è stato è stato trovato. Anzi, NetEase ha definito la proposta di Blizzard: “Oltraggiosa, inappropriata e non in linea con la logica aziendale”.

Le lacrime dei fan di World of Warcraft

World of Warcraft è stato pubblicato per la prima volta nel 2004. È un gioco di ruolo online in cui i gamer possono muoversi, intessere relazioni, costruire battaglie e vivere avventure nel mondo fantasy di Azeroth. Perdere tutti i dati di salvataggio e soprattutto perdere qualsiasi possibilità di accedere al gioco è come rinunciare all’improvviso a una seconda vita fatta di pixel.

Simon Zhu, presidente degli investimenti globali di NetEase Games, ha spiegato con un post su LinkedIn che anche per lui, da giocatore, è stato doloroso vedere questi titoli spegnersi: “È triste oggi assistere all'arresto del server: non sappiamo come andranno le cose in futuro. La più grande vittima di questa scelta sono i giocatori in Cina che vivono e respirano in quei mondi”.

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