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Il nuovo social di Trump, chiamato Truth, sta già censurando i primi utenti

Non è certo un buon biglietto da visita per una piattaforma social il cui marchio è la “libertà di parola”. Tra gli altri casi paradossali di ban e censure, vi è quello di Stew Peters, personalità di destra sopra le righe.
A cura di Lorena Rao
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A nemmeno una settimana dal lancio negli Stati Uniti, il social network di Donald Trump, Truth, è già afflitto da diversi problemi. Gran parte degli utenti non riesce ancora ad effettuare la registrazione a causa di una lunga lista d'attesa. A questo si aggiungono i primi casi di ban e censure per i pochi che sono riusciti ad avere l'accesso, o quasi.

Matt Ortega, sviluppatore web, ha raccontato a Mashble di aver ricevuto un'email da parte di Truth Social che lo avvertiva di essere stato bannato dalla piattaforma. Eppure Ortega non aveva postato nulla, essendo ancora in lista d'attesa per la registrazione. Il motivo del ban è il nickname, @DevinNunesCow. Il nome fa riferimento a una parodia su Twitter con protagonista Devin Nunes, ex rappresentante repubblicano della California, oggi CEO di Trump Media and Technology Group (TMTG). La parodia si basava su un caseificio di famiglia con sede in Iowa mai dichiarato da Nunes su cui qualcuno aveva ironizzato creando diversi account Twitter che impersonavano una ipotetica mucca posseduta da Nues. "Il tuo account @DevinNunesCow è stato bannato", si legge nell'e-mail ricevuta da Ortega. "Dopo un'attenta revisione, abbiamo deciso di eliminare definitivamente il tuo account a causa di violazioni delle linee guida della community di Truth Social". In altre parole, il riferimento ironico al CEO di TMTG non è accettato dalla policy aziendale.

Non è certo un buon biglietto da visita per una piattaforma social il cui marchio è la "libertà di parola". Tra gli altri casi paradossali di ban e censure, vi è quello di Stew Peters, personalità di destra sopra le righe che si è lamentato su Twitter di essere stato censurato da Truth, a causa di un post in cui affermava che il responsabile dei vaccini Covid-19 meriterebbe di essere "processato e giustiziato". La campagna vaccinale negli Stati Uniti è stata avviata durante l'amministrazione Trump, uno dei maggiori vanti dell'ex presidente. Anche se l'azione intrapresa contro il post di Peters è corretta, è davvero un paradosso assistere a censure e ban all'interno di un social network che ha la libertà di parola come vessillo. "Sono già stato bannato da Truth Social”, scrive Peters. "La libertà di parola non è libera". Tra l'altro, a proposito di limitazioni, il social di Trump vieta pure un uso eccessivo di lettere maiuscole.

Dopo l'assalto al Campidoglio da parte di fanatici trumpiani, l'ex-presidente è stato bannato dai principali social (Facebook e Twitter su tutti). Truth sarebbe stata la sua risposta alle imposizioni da parte dei colossi della Big Tech. Tuttavia i primi giorni di vita della piattaforma dimostrano, ancora una volta, una scarsa attinenza tra le parole e i fatti da parte di Donald Trump.

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