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Crolla la Silicon Valley Bank, era il cuore finanziario per le start up della tecnologia

A fine dicembre le attività della Silicon Valley Bank avevano raggiunto un valore complessivo di 209 miliardi di dollari. Il crollo in Borsa e la sospensione del titolo hanno avuto conseguenze sui mercati di tutto il mondo.
A cura di Valerio Berra
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Negli Stati Uniti per trovare un tonfo così grosso in cui è coinvolta una banca bisogna far scorrere il calendario fino al 2008, quando la Washington Mutual è crollata durante la crisi del 2008. La Silicon Valley Bank è un istituto finanziario che si trova a Santa Clara, in California. È considerata il cuore dell’innovazione tecnologica nata attorno alla Silicon Valley. È qui che le start up tecnologiche conservano i milioni di dollari raccolti dagli investitori.

Il titolo della Silicon Valley Bank è crollato del 60%, per poi essere sospeso. Intanto tutte le attività della banca sono state chiuse dal Dipartimento per la protezione e l’innovazione finanziaria della California. Di fatto un blocco, un urto violento che si è propagato in altri istituti di credito in tutto il mondo, viste le dimensioni. Secondo una stima pubblicata dal Washington Post a fine dicembre tutte le attività della banca si aggiravano attorno ai 209 miliardi di dollari.

I motivi del crollo della Silicon Valley Bank

All’origine del crollo c’è stata un aumento imprevisto delle richieste di prelievo di denaro da parte delle start up. Nello specifico dopo l’aumento dei tassi di interesse annunciato dalla Federal Reserve, i clienti della Silicon Valley Bank avrebbero cominciato una corsa per recuperare i fondi depositati. Qui un chiarimento d’obbligo, anche se forse superfluo. Questo tipo di banche non servono solo per accumulare denaro. I soldi depositati vengono investiti dalla banca in altre operazioni.

La banca così ha dovuto trovare liquidi, cioè denaro da poter restituire agli investitori, per un valore di circa 21 miliardi di dollari. Per fare questo ha cominciato a vendere obbligazioni, perdendo così circa 1,8 miliardi di dollari di capitale. Una serie di movimenti che hanno spaventato gli investitori. Ora la paura è quella della fuga. Se tutti i clienti cominciano a prelevare in massa e nello stesso momento, la banca non avrebbe più soldi da restituire.

La caduta finanziaria delle Big Tech

Le Big Tech sono aziende che ancora crescono. E soprattutto sono aziende che ancora riescono a ottenere utili dalle loro attività. Eppure nell’ultimo anno l’entusiasmo finanziario che le circondava ha cominciato a crollare. Le previsioni di crescita fatte durante la pandemia si sono rivelate eccessive e il ritorno alla realtà si è fatto sentire prima con il crollo dei titoli in Borsa e poi con l’ondata di licenziamenti che ha colpito quasi tutti.

Apple ad esempio è una delle poche che non ha avuto grosse variazioni di organico. Ora il crollo della Silicon Valley Bank apre un nuovo capitolo di questa fase. Questa volta il colpo non è stato assestato ai colossi della tecnologia ma a tutte quelle imprese ancora all’inizio della loro storia che negli ultimi anni hanno alimentato l’innovazione di questo settore.

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