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Breve storia triste tra Musk e Trump: tre cose da sapere sull’addio alla Casa Bianca

Andava tutto bene all’inizio, poi Musk si è permesso di criticare l’amministrazione Trump, più di una volta. A pesare su un rapporto sempre più teso c’è stato il progetto fallimentare del Doge e il crollo delle azioni di Tesla. Ora la partnership tra il presidente e l’uomo più ricco del mondo sembra essersi conclusa.
A cura di Elisabetta Rosso
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Un addio senza troppe cerimonie. Elon Musk non ha avuto una conversazione formale con Donald Trump prima di annunciare le sue dimissioni, se ne è andato dalla Casa Bianca, segnando così la fine del suo grande piano politico. Non è cosa rara vedere uomini di affari, miliardari che entrano ed escono da Washington. Lo insegna la Storia: dalla Gilden Age al New Deal, i magnati dell'industria hanno flirtato con la Casa Bianca, ma stando alle sue regole, spesso con potere limitato e lontano dai riflettori. Musk invece è salito sui palchi con motoseghe laccate di rosso e cappelli a forma di formaggio. E questo a Trump andava bene. Inizialmente ha appoggiato ogni mossa di Musk, anche se poco ortodossa, scrivendo sui social "ESTREMAMENTE SODDISFATTI DI ELON". Poi il miliardario ha violato la regola numero uno del presidente. Ha criticato pubblicamente le scelte dell'amministrazione Trump. E non solo una volta.

Su X Musk ha deriso Stargate, il progetto governativo realizzato con OpenAI di Sam Altman, acerrimo nemico di Musk, per creare una rete di data center e hub dedicati all’intelligenza artificiale. Sempre sulla sua piattaforma ha criticato i dazi imposti da Trump, pubblicando, per provocare, il video della matita di Milton Friedman. Infine ha affossato la nuova la nuova legge di bilancio di Trump in fase di approvazione al Congresso. Per non parlare della serie di insulti distribuiti al Segretario di Stato e al consigliere commerciale di Trump. A pesare su un rapporto sempre più teso c'è stato il progetto fallimentare del Doge e il crollo delle azioni di Tesla. Ora la partnership tra il presidente e l'uomo più ricco del mondo sembra essersi conclusa. C'è un chiaro perdente in questa rottura: Elon Musk. Che però torna a casa con il suo piano B in tasca. 

Tutti i problemi con l'amministrazione Trump

Le dimissioni di Musk erano già state annunciate ad aprile, dopo mesi di tensioni. All'inizio Musk era il genio tuttofare, e l'amministrazione Trump lo portava in palmo di mano. Lui, l'uomo i grado di ridurre la spesa pubblica di 2.000 miliardi di dollari (missione praticamente impossibile). Poi l'entusiasmo è sfumato, complice anche una postura non tradizionale di Musk. Il miliardario infatti si è scontrato apertamente con tre dei membri anziani del gabinetto di Trump: il Segretario di Stato Marco Rubio, il Segretario ai Trasporti Sean Duffy e il Segretario al Tesoro Scott Bessent. Ha definito il consigliere commerciale di Trump, Peter Navarro, un "idiota, più stupido di un sacco di mattoni".

Musk, anche se indirettamente, ha attaccato persino Trump. Non gli ha dato dell'idiota in faccia come a Navarro, ma ha criticato la sua politica dei dazi, i programmi di investimento per lo sviluppo di un programma di intelligenza artificiale insieme a OpenAI e annunciato che avrebbe speso meno per le elezioni di metà mandato. L'ultima sferzata è arrivata ieri, 28 maggio, quando ha criticato la nuova legge di bilancio di Trump ribattezzata il "One Big Beautiful Bill". Musk ha detto a CBS News: "Francamente, sono rimasto deluso nel vedere questa imponente proposta di legge sulla spesa, che aumenta il deficit di bilancio anziché solo ridurlo, e indebolisce il lavoro svolto dal team DOGE". E qui arriviamo al seconda grande tasto dolente

Il sogno fallito del Doge

La promessa del DOGE – Dipartimento per l'efficenza governativa creato apposta per Musk – era chiara: ridurre frodi e sprechi per un valore di 2.000 miliardi di dollari. Si è rivelata un fallimento evidente, ma lo sapevamo già, per raggiungere il suo obiettivo Musk avrebbe dovuto trovare un modo per eliminare circa un terzo di tutta la spesa federale. Il miliardario però ha deciso di addossare la colpa ai politici e burocrati. E infatti ha spiegato al Washington Post: "La situazione della burocrazia federale è molto peggiore di quanto pensassi. Pensavo ci fossero problemi, ma cercare di migliorare le cose a Washington è davvero una battaglia in salita, per usare un eufemismo."

Il Doge ha ridotto drasticamente il personale federale, tagliato i programmi governativi e cancellato i contratti con l'obiettivo di risparmiare denaro federale. Secondo un'analisi condotta da Reuters il DOGE ha tagliato quasi il 12%, ovvero 260.000 unità, dei 2,3 milioni di dipendenti civili federali. Lo ha fatto esercitando pressioni, offrendo riscatti e pensionamenti anticipati. I tagli hanno portato però anche a una serie di cause legali, e secondo i critici del DOGE i licenziamenti hanno danneggiato programmi vitali e fomentato il caos.

Nonostante i risultati il DOGE sopravvivrà a Musk, almeno per il momento il dipartimento non verrà smantellato. Su X il miliardario ha scritto:"La missione @DOGE si rafforzerà nel tempo, diventando uno stile di vita condiviso da tutto il governo."

Torna a casa Elon

Il ruolo del DOGE è costato caro a Musk. La nomina infatti ha innescato una crisi del brand Tesla. In molti hanno voltato le spalle all'azienda per prendere le distanze dal nuovo binomio Musk-Trump. C'è chi ha venduto azioni, macchine e chi annullato i contratti di leasing pur di non essere associato alla nuova linea politica del miliardario. Non a caso molte mail per il recesso del contratto iniziavano con: "Il tuo capo è un nazista".

L'azienda ha registrato un calo del fatturato del 9% su base annua nel primo trimestre del 2025, anche gli utili sono scesi del 71%, attestandosi a 409 milioni di dollari (rispetto agli 1,39 miliardi di dollari di utile netto dell'anno precedente) e l'azienda ha registrato un calo del 13% nelle consegne di veicoli. La crisi di Tesla è legata a più fattori, eppure secondo gli analisti il ruolo di Musk alla Casa Bianca è stato cruciale.

Tanto rumore per gli investitori

Fino a poche settimane fa Musk su X pubblicava teorie marginali sull'immigrazione e richieste di smantellamento del sistema giudiziario. Ora i suoi post sono cambiati. Parla di SpaceX, dei grandi piani per conquistare Marte e del programma di auto a guida autonoma di Tesla. Non solo, il miliardario ha accettato di farsi intervistare dal Washington Post, Ars Technica, a CBS News Sunday Morning. In altre parole vuole far sapere a tutti che è pronto a tornare operativo sulle sue aziende. Questo è il piano di Musk: allontanarsi dalla politica e cercare di riconquistare la fiducia degli investitori.

Musk ha dichiarato che si concentrerà sulla salvezza dell'umanità attraverso tecnologie come le auto a guida autonoma, i razzi interplanetari e i robot umanoidi: esattamente i prodotti su cui le sue aziende hanno bisogno che gli investitori credano. "Sono super concentrato, sono tornato a lavorare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, dormendo in sale conferenze, tra i server e nelle fabbriche".

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