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Vivere in super grattacieli e megastrutture può influenzare la percezione del tempo

Più che il tempo misurato, a cambiare è la percezione del tempo psicologico, influenzata dalla luce del sole.
A cura di Valeria Aiello
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Vivere in edifici alti e megastrutture ha effetti peculiari sulla mente e può alterare la percezione del tempo, che sembra passare in modo diverso quando ci si trova più in alto. Questo in parte perché la gravità deforma lo spazio-tempo, per cui più ci si avvicina a un oggetto pesante, più lentamente passa il tempo. Se volessimo calcolare questo ritardo basandoci sul Burj Khalifa di Dubai, l’edificio più alto del mondo (828 metri) e il suo attico più alto, che si trova a mezzo chilometro da terra, vivere nell’attico per 70 anni senza mai scendere ci farebbe invecchiare di circa 0,08 secondi. Non proprio un grande cambiamento. Più che sul tempo misurato, a cambiare è la percezione del tempo psicologico. E tutto ruota attorno al Sole.

Vivere più in alto ci dà una visione più ampia della Terra, estendendo l’orizzonte da pochi chilometri fino 80 chilometri se vivessimo nell’attico più alto. Ciò significa diversi minuti di luce solare in più ogni giorno. Il Sole sorge prima e tramonta più tardi.

Come riportato su Business Insider, nel libro Supertall, l’architetto Stefan Al discute di come la modesta differenza di luce solare, nel grande schema delle cose, abbia un grande impatto. Ad esempio, le persone che vivono ai piani superiori devono aspettare più a lungo prima di poter interrompere il digiuno durante il mese del Ramadan.

L’impatto del sole e della luce solare sull’elaborazione del tempo nella nostra vita quotidiana è stato a lungo analizzato dai ricercatori. Ci sono molti studi che hanno esaminato gli effetti della luce diurna ridotta nei luoghi con la latitudine più alta del nostro pianeta e come questo influisca psicologicamente sugli esseri umani. Alcuni esperimenti sono stati condotti con persone lasciate sole senza orologi e, l’anno scorso, 15 persone hanno trascorso 40 giorni in una grotta. Quando sono uscite, alla fine dell’esperimento, credevano di essere lì da 30 giorni. Il tempo è davvero relativo.

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