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Un nuovo metodo promette di risolvere una delle principali cause di infertilità maschile

Circa il 30% dei casi di infertilità è dovuto a una scarsa motilità degli spermatozoi (astenozoospermia): una tecnica sviluppata dai ricercatori della Monash University di Victoria, in Australia, mostra che la stimolazione con ultrasuoni può aumentarla fino al 266%.
A cura di Valeria Aiello
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Quando si parla di infertilità maschile, probabilmente tutti sanno che le cause di questo problema possono essere diverse. In pochi sono però a conoscenza del fatto che circa il 30% dei casi di infertilità maschile è dovuta a una scarsa motilità degli spermatozoi, una condizione nota come astenospermia (astenozoospermia) che rende difficile per gli spermatozoi avanzare rapidamente in avanti, riducendo le probabilità di fecondazione dell’ovulo.

Una nuova ricerca ha però suggerito un nuovo promettente metodo per migliorare la motilità degli spermatozoi, mostrando nei test di laboratorio che la stimolazione con ultrasuoni può aumentarla fino al 266%. “Gli ultrasuoni – ha affermato il ricercatore principale, il dottorando Ali Vafaie della Monash University di Victoria, in Australia – non solo hanno aumentato la motilità degli spermatozoi, ma hanno anche promosso quasi due terzi degli spermatozoi con bassa motilità a un livello di motilità più elevato”.

La tecnica, dettagliata in uno studio pubblicato su Science Advances, si basa sull’esposizione degli spermatozoi a 20 secondi di ultrasuoni (a 800 mW e 40 MHz), un approccio che gli studiosi hanno definito “meccanoterapico rapido e non invasivo”, mostrando di poter indurre la motilità negli spermatozoi immobili e aumentarla in quelli bassa motilità.

Nello specifico, a partire da tre diversi livelli di motilità degli spermatozoi – il 36% degli spermatozoi era classificato come non progressivo (grado C), il 38% come progressivo lento (grado B) e il 26%come  progressivo rapido (grado A) – gli studiosi hanno osservato che “solo il 10% è rimasto nel grado C, con il 42% passato al grado B e il 48% al grado A”, rilevando inoltre che “gli ultrasuoni non hanno mostrato effetti dannosi sull’integrità del DNA negli spermatozoi o sulla loro vitalità”

Così possiamo aiutare più pazienti a soddisfare i requisiti minimi per sottoporsi a una fecondazione in vitro convenzionale piuttosto che opzioni più invasive e costose come l’iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI), che prevede l’iniezione di un singolo spermatozoo in ciascun ovulo utilizzando un ago molto sottile” ha affermato il dottor Reza Nosrati, co-autore corrispondente dello studio e direttore del laboratorio di Laboratorio di Microfluidica Applicata e Bioingegneria (AMB) dove sono stati condotti i test.

In ogni caso, prima di una sua applicazione, la tecnica dovrà essere testata in ulteriori studi, volti a garantire che gli ultrasuoni non danneggino gli spermatozoi e a dimostrare che il miglioramento nella mobilità potrà tradursi in migliori tassi di fecondazione.

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