196 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Topi anziani ringiovaniti con l’infusione di liquido cerebrospinale: possibile elisir di lunga vita

Grazie a infusioni di liquido cerebrospinale estratto da topi giovani, un team di ricerca internazionale è riuscito a ringiovanire il cervello di topi anziani.
A cura di Andrea Centini
196 CONDIVISIONI
Immagine

Le capacità cognitive di topi anziani sono state migliorate grazie a iniezioni di liquido cerebrospinale estratto da topi giovani. Il risultato ottenuto è stato molto simile a un vero e proprio ringiovanimento del cervello, che ha garantito performance significativamente migliori nella memoria dopo il trattamento. Un risultato analogo è stato raggiunto attraverso l'infusione di un fattore di crescita in grado di migliorare l'attività degli oligodendrociti, cellule deputate alla produzione di mielina, la guaina che isola e protegge le fibre delle cellule nervose. Entrambi gli esperimenti potrebbero portare a un vero e proprio elisir di lunga giovinezza, sebbene la ricerca sia ancora nella fase iniziale e soprattutto confinata ai test su modelli murini (topi), che non sono esseri umani e dunque non è detto che i medesimi processi possano essere replicati.

A scoprire che infusioni di liquido cerebrospinale estratto da topi giovani sono in grado di ringiovanire il cervello dei topi anziani è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi della Scuola di Medicina dell'Università di Stanford, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Bioinformatica Clinica dell'Università Saarland (Germania), dell'Istituto di Ricerca sui Veterani di Palo Alto, dell'Accademia Sahlgrenska dell'Università di Goteborg (Svezia) e di altri centri di ricerca. I ricercatori, coordinati dal professor Tal Iram, docente presso il Dipartimento di Neurologia e Scienze Neurologiche dell'ateneo statunitense, si sono concentrati sul liquido cerebrospinale poiché la sua composizione cambia con l'età e le differenze che si riscontrano possono essere veri e propri biomarcatori per la malattia, come ha specificato a Sciencealert il professor Iram. Il liquido cerebrospinale, conosciuto anche come liquor o liquido cefalorachidiano, è un fluido incolore che permea il tessuto nervoso con un un ruolo di protezione, perfusione, nutrimento, regolazione pressoria e altro ancora.

Per comprendere le potenzialità del liquido cerebrospinale, gli scienziati hanno sottoposto alcuni topi anziani a una serie di esperimenti. Innanzitutto hanno addestrato i roditori a percorrere un labirinto, dove alcuni tasselli luminosi o “sonori” del pavimento procuravano delle leggere scosse elettriche sui piedi. Nello step successivo hanno diviso i topi in due gruppi; al primo è stato infuso liquido cerebrospinale di topi giovanissimi, di appena dieci settimane, il secondo ha fatto da classico gruppo di controllo. Nella terza fase dell'esperimento i topi anziani sono stati rimessi nel labirinto con le "trappole" e gli scienziati hanno osservato il loro comportamento. È emerso che i topi che avevano ricevuto il liquido cerebrospinale presentavano una tendenza superiore a fermarsi davanti ai tasselli che procuravano scosse, perché ricordavano meglio l'esperienza negativa passata. In parole semplici, le infusioni del liquido avevano ringiovanito il cervello dei topi con un miglioramento della memoria. Com'è possibile? Come spiegato dagli autori dello studio, il liquido cerebrospinale più giovane ha attivato le vie di segnalazione del fattore di crescita dei fibroblasti (FGF), che a sua volta, con eventi a catena, ha portato alla maturazione e alla proliferazione degli oligodendrociti nell'ippocampo; questi ultimi, producendo più mielina, hanno favorito la segnalazione neuronale e dunque migliori capacità cognitive / mnemoniche dei topi.

Come indicato, il professor Iram e colleghi hanno ottenuto un risultato analogo con la sola infusione del fattore di crescita dei fibroblasti 17 (Fgf17), sufficiente per innescare la catena virtuosa che catalizza la produzione di mielina da parte degli oligodendrociti. Bloccando questo fattore di crescita nei topi giovani, d'altro canto, si determinavano effetti negativi sulla loro cognizione. “Questo suggerisce che Fgf17 non solo è in grado di indurre alcuni degli effetti utili del liquido cerebrospinale dei topi giovani, ma sembra anche essere necessario per far funzionare un cervello giovane al massimo delle sue capacità”, ha chiosato a MedPage Today il coautore dello studio Tony Wyss-Coray.

È ancora troppo presto per sapere se da questi esperimenti sarà possibile ottenere un elisir in grado di ringiovanire il nostro cervello, tuttavia la strada sembra molto promettente. I risultati della ricerca “Young CSF restores oligodendrogenesis and memory in aged mice via Fgf17” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.

196 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views