Scoperto un metodo naturale per abbattere le emissioni degli allevamenti fino all’80%

I ricercatori hanno scoperto un metodo efficace e naturale per abbattere fino all'81 percento alcune emissioni degli allevamenti. Nello specifico quelle legate all'azoto, un elemento che ha un impatto ambientale particolarmente significativo. Emesso attraverso le urine degli animali, come spiegato dagli scienziati, l'azoto sotto forma di ammonica (NH3) determina un'acidificazione e una fertilizzazione eccessiva dei terreni e dell'acqua (eutrofizzazione); mentre sotto forma di protossido di azoto (N2O) catalizza il riscaldamento globale di origine antropica. Esso, infatti, ha un potere climalterante centinaia di volte superiore all'anidride carbonica (CO2), il principale dei gas a effetto serra di origine antropica. Il protossido di azoto resta in atmosfera per 150 anni, peggiorando la crisi climatica in atto.
Considerando che circa i 4/5 delle emissioni globali di ammoniaca e protossido di azoto sono legate al settore dell'agricoltura, di cui gli allevamenti intensivi sono i principali emettitori, poter abbattere in modo così significativo i composti azotati rilasciati nell'ambiente è un risultato eccezionale, sebbene al momento si parli solo di un contesto sperimentale. Ma come hanno fatto gli scienziati a ridurre fino all'80 percento le emissioni di azoto dei bovini? Semplicemente, aggiungendo un additivo naturale al loro mangime: le foglie di salice. Queste piante, infatti, sono ricche di salicilati e tannini che sono in grado di influenzare il metabolismo dell'azoto e dell'urea, con un impatto diretto sul rilascio di NH3 ed NO2 nell'ambiente.
A determinare che integrare i mangimi dei bovini con foglie di salice può abbattere fino all'81 percento le emissioni di composti azotati è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati tedeschi dell'Istituto per la biologia degli animali da fattoria (FBN) di Dummerstorf, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti il Centro di competenza per la medicina dei ruminanti alpini – Centro clinico per la medicina dei ruminanti e dei camelidi dell'Università di medicina veterinaria di Vienna (Vetmeduni); la Facoltà di Scienze della Vita TUM dell'Università Tecnica di Monaco; e la Facoltà di Scienze Agrarie e Ambientali dell'Università di Rostock.
I ricercatori, coordinati dal professor Björn Kuhla del FBN, hanno coinvolto in un esperimento ad hoc otto vitelli di toro della razza Holstein, tra le più diffuse in assoluto per via dell'abbondante produzione di latte. La razza, dal caratteristico manto bianco e nero, è originaria proprio della Germania e dei Paesi Bassi; i tori, naturalmente, vengono impiegati per la riproduzione e ottenere femmine con un determinato profilo genetico che favorisce la produzione del latte. I vitelli sono stati alimentati con mangime integrato con erba medica o foglie di salice e i ricercatori hanno eseguito diversi test, su urine, feci, respirazione, sangue e così via. Dagli esami è emersa la netta riduzione di ammoniaca e protossido di azoto rilasciati dai vitelli alimentati con mangime integrato con foglie di salice.
“Le escrezioni urinarie con riduzione dell'urea ma incremento delle concentrazioni di acido ippurico, acidi fenolici e salicilati nei bovini alimentati con foglie di salice hanno principalmente inibito i processi di denitrificazione batterica coinvolti nel rilascio di N2O dal terreno e hanno mitigato le emissioni di NH3 e N2O rispettivamente del 14 e dell'81 percento”, hanno spiegato il professor Kuhla e colleghi nell'abstract dello studio. Si tratta di una riduzione molto significativa, in particolar modo per quanto concerne il protossido di azoto, che ha un potere climalterante circa 270 volte superiore rispetto alla CO2. “Se vogliamo preservare l'allevamento al pascolo come forma di allevamento sostenibile e rispettoso degli animali, dobbiamo anche tenere sotto controllo il suo impatto ambientale”, ha affermato il professor Kuhla in un comunicato stampa. “Il fogliame del salice è una materia prima rinnovabile e disponibile localmente, particolarmente adatta come integratore alimentare naturale per l'allevamento al pascolo, dove altre soluzioni falliscono”, ha chiosato l'esperto.
Chiaramente questi risultati sono stati evidenziati in un contesto sperimentale e andranno fatte ricerche più approfondite direttamente negli allevamenti, coinvolgendo eventualmente anche ovini e caprini. Ricordiamo che, come evidenziato dal rapporto “Meat Atlas: Facts and figures about the animals we eat 2021”, venti grandi aziende dell'industria zootecnica hanno un impatto climatico paragonabile a quello di grandi Paesi industrializzati come la Germania e la Francia. Poter abbattere (almeno) le emissioni legate all'urina sarebbe un grande risultato. Ovviamente il metano legato ai gas intestinali rappresenta un altro elemento rilevante che non può essere contrastato con questo metodo.
Non va nemmeno dimenticato l'aspetto etico degli allevamenti intensivi, in cui dilaga la sofferenza animale per diverse ragioni. Nel caso specifico i ricercatori si sono concentrati su allevamenti sostenibili al pascolo. I dettagli della nuova ricerca “Feeding salicylates containing willow leaves to cattle modulates urea metabolism and mitigates urine-derived ammonia and nitrous oxide emissions from soil” sono stati pubblicati su Agriculture, Ecosystems & Environment.