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Questa modifica al Sistema solare può espellere la Terra nello spazio profondo e annientarci

Il Sistema solare è come l’intricato ingranaggio di un orologio, in perfetto equilibrio. Un nuovo studio dimostra che basta una modifica per espellere la Terra e altri pianeti nello spazio profondo, distruggendolo.
A cura di Andrea Centini
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Con una particolare modifica il Sistema solare potrebbe essere completamente destabilizzato e distrutto, determinando l'espulsione di uno o più dei suoi pianeti. Terra compresa. È la conclusione cui è giunto uno scienziato che ha condotto sofisticati calcoli orbitali aggiungendo una super Terra – un pianeta roccioso più grande del nostro – nello spazio compreso tra Marte e Giove, dove si trova la famosa fascia principale di asteroidi. In questa parte del Sistema solare orbitano molteplici corpi celesti minori, compresi il pianeta nano Cerere e i giganteschi “sassi spaziali” Igea, Vesta e Pallade, che hanno un diametro medio di circa 400 chilometri.

Curiosamente, l'organizzazione del Sistema solare è piuttosto anomala rispetto a quella degli altri sistemi stellari identificati nello spazio profondo. Nessuno tra i circa 4.000 scoperti fino ad oggi è organizzato come il nostro. Attorno al Sole manca proprio una super Terra, un tipo di pianeta roccioso con una massa compresa tra 1,9 e 10 masse terrestri relativamente comune altrove. Il più grande pianeta terrestre nel Sistema solare è proprio il nostro, mentre il più piccolo gigante gassoso è Nettuno, “che è quattro volte più largo e 17 volte più massiccio della Terra. Non c'è niente in mezzo”, spiega un comunicato stampa dell'Università della California di Riverside. “In altri sistemi stellari ci sono molti pianeti con masse in quella lacuna. Li chiamiamo super-Terre”, ha spiegato il dottor Stephen R. Kane, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Planetarie dell'ateneo californiano.

Una posizione in cui potrebbe trovarsi l'ipotetico pianeta è proprio nell'immenso spazio vuoto tra Marte e Giove, definito da Kane “un immobile sprecato”. Per questo l'astrofisico ha deciso di condurre simulazioni con una super Terra piazzata proprio in quel punto, a una distanza compresa tra 2 e 4 unità astronomiche tra le orbite di Marte e Giove. Ricordiamo che una Unità Astronomica (U.A.) è pari a circa 150 milioni di chilometri, la distanza che separa la Terra da Sole.

I risultati delle simulazioni sono stati piuttosto significativi. Piazzando la super Terra a 3 unità astronomiche il sistema resta relativamente stabile, senza particolari scossoni orbitali, ma in altre posizioni il pianeta immaginario è capace di destabilizzare l'intero sistema e innescare catastrofiche reazioni a catena. “Questo pianeta immaginario dà una spinta a Giove che è appena sufficiente per destabilizzare tutto il resto. Nonostante molti astronomi abbiano desiderato questo pianeta in più, è un bene che non lo abbiamo”, ha spiegato l'astrofisico.

Giove è infatti il pianeta che “tiene le redini” degli altri e ci protegge anche dalla collisione degli asteroidi. Basta modificare un poco la sua influenza e si verifica un disastro. Mercurio, ad esempio, diventa sostanzialmente instabile con la super Terra piazzata tra 3,1 e 4 UA, mentre Marte si destabilizza con l'ipotetico pianeta tra 2,0 e 2,7 UA. Sebbene Giove e Saturno subiscano lievi variazioni, sono sufficienti a far espellere Nettuno e Urano dal sistema. In determinate condizioni di massa / distanza anche la Terra, Marte e Venere verrebbero espulsi dal Sistema solare. Un'apocalisse. Il dottor Kane sottolinea che il Sistema solare funziona come il delicato e intricato sistema di ingranaggi di un orologio ad alta precisione; basta inserirne uno nuovo nel mix “e tutto si rompe”.

Lo scorso anno un team di ricerca guidato da scienziati del Dipartimento di Scienze Fisiche e Ambientali dell'Università di Toronto aveva determinato che è sufficiente una variazione dello 0,1 percento dell'orbita di Nettuno per ottenere le stesse conseguenze catastrofiche rilevate da Kane con la super Terra. I dettagli della nuova ricerca “The Dynamical Consequences of a Super-Earth in the Solar System” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Planetary Science Journal.

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