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Quali sono gli effetti del porno sul cervello: cosa dicono gli studi sull’argomento

Anche se spesso ancora l’argomento rappresenta un tabù, la maggior parte delle persone, uomini e donne, guarda porno. Tuttavia, alcuni studi condotti negli ultimi anni suggeriscono che un uso eccessivo o in un’età prematura può avere un impatto sulla sessualità ed effetti sulle regioni del cervello che regolano i meccanismi di ricompensa e di piacere.
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Guardare contenuti pornografici è un'abitudine molto più comune di quanto, come società e individui, siamo disposti ad ammettere. Eppure, sebbene in alcune fasce della popolazione questo argomento resti un tabù, è un fatto che negli ultimi decenni, complice la diffusione su larga scala della tecnologia digitale, sempre più persone usufruiscono abitualmente della pornografia. Secondo uno studio condotto nel 2018 su oltre 1.300 persone negli Stati Uniti, il 91,5% degli uomini e il 60,2% delle donne ne aveva fatto uso di recente.

A fronte di questo uso sempre più diffuso, soprattutto tra i più giovani – preoccupa soprattutto l'esposizione crescente da parte degli adolescenti – anche nell'ambito della ricerca scientifica è cresciuto l'interesse nei confronti dei possibili effetti del porno sulla salute, soprattutto se il suo uso diventa problematico, tale da interferire con il normale svolgimento della vita personale e relazionale.

In questo articolo pubblicato sulla rivista The Conversation, Danielle Sukenik, professoressa della Facoltà di Psichiatria dell’University of Colorado Anschutz Medical Campus e terapista di coppia, ha fatto il punto sugli studi condotti negli ultimi anni su questo argomento. Sebbene – ha specificato – la dipendenza da porno non sia riconosciuta a livello formale come una patologia a sé, in quanto non compare nell'elenco dei disturbi segnalati nel Manuale DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), diversi studi mostrano come un uso non controllato di questo genere di contenuti "può essere dannoso per molte persone in termini di comportamento, relazioni e benessere mentale e fisico".

Cosa dicono gli studi condotti finora

Dato che la dipendenza dalla pornografia non è riconosciuta come patologia a sé stante, condurre studi scientifici su questo argomento non è semplicissimo. Tuttavia – spiega Sukenik – ce ne sono alcuni che hanno messo in mostra aspetti rilevanti. Ad esempio, uno studio tedesco del 2015 ha rilevato un'associazione negativa tra il numero di ore trascorse a consumare pornografia nell'arco di una settimana e il volume della materia grigia nella regione del cervello adibita al sistema di ricompensa, coinvolto nella motivazione e nel processo decisionale.

Il sistema di ricompensa è fondamentale nei meccanismi che regolano il piacere e la risposta agli stimoli. Difatti, sempre secondo questo studio, l'uso problematico del porno potrebbe determinare una sorta di desensibilizzazione e quindi una minore reattività alla pornografia e ad altri stimoli sessuali.

Il rischio di desensibilizzazione agli stimoli

Anche un altro studio del 2016, questa volta condotto da un ricercatore della Université catholique de Louvain, in Belgio, ha voluto indagare i possibili effetti in termini di disfunzioni sessuali dell'uso di pornografia, limitandosi però a un campione formato da soli uomini (434 adulti): i risultati suggeriscono – si legge nello studio – un'associazione tra l'uso problematico di contenuti porno e “un maggiore desiderio sessuale, una minore soddisfazione sessuale complessiva e una minore funzione erettile”. Inoltre, dal sondaggio a cui sono stati sottoposti i partecipanti è emersa una tendenza frequente nei fruitori di video porno (49%) a cercare a un certo punto categorie o tipologie di contenuti che in precedenza non erano per loro interessanti o che consideravano perfino “disgustosi”.

Questo bisogno di cercare contenuti sempre nuovi, e spesso anche più spinti, è secondo l’autrice dell’articolo una conseguenza di quella desensibilizzazione agli stimoli: “Poiché la pornografia può influenzare i cambiamenti cerebrali e le successive risposte di piacere, gli utenti di porno potrebbero sentire il bisogno di cercare contenuti più estremi”.

Gli effetti sulla coppia e i minorenni

Non si tratta di demonizzare il porno, anche perché – prosegue l’esperta – la pornografia è sempre esistita nella storia dell’umanità, ma di essere consapevoli dei possibili rischi associati a un uso problematico o eccessivo. Anche perché, essere consapevoli è il primo passo per chi si trova, sia come individuo che come coppia, a vivere male il proprio rapporto con la pornografia. Ad esempio, se da una parte alcuni studi hanno suggerito come la pornografia possa avere anche degli effetti positivi sulla propria sessualità e su quella della coppia, altri mettono invece in guardia sui possibili rischi per le relazioni intime, soprattutto sul fronte della soddisfazione legata alla vita di coppia, anche in termini sessuali.

Ma a mettere in allarme molti esperti è soprattutto l’aumento negli ultimi anni dell’esposizione degli adolescenti a contenuti di questo tipo. Uno studio del 2022 ha riferito che il 73% degli intervistati tra i 13 e i 17 anni ha guardato porno, una percentuale molto maggiore di quanto testimoniavano sondaggi simili condotti circa 20 anni fa. Ad esempio, un sondaggio del 2005 rilevava che solo il 42% dei giovani utenti di Internet era stato esposto a contenuti pornografici. Questo aumento esponenziale dell’uso di pornografia tra i giovanissimi, di cui spesso né i genitori né gli adulti di riferimento sono a conoscenza, preoccupa soprattutto perché a questa età – suggeriscono alcuni studi – questo genere di contenuti espliciti può interferire con lo sviluppo della personalità dei ragazzi e delle ragazze oppure indurre in loro una percezione irrealistica e alterata del sesso e dell’intimità.

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