Possibili segni di vita su Marte, annuncio storico della NASA: ma non sono gli alieni che pensi

Siamo molto vicini dal poter affermare di non essere soli nell'Universo: la NASA, infatti, ha fatto il più promettente annuncio sulla potenziale scoperta di forme di vita al di fuori della Terra, nello specifico su Marte. Sottolineiamo che non c'è ancora la conferma definitiva, inoltre si sta parlando di organismi vissuti miliardi di anni fa sul Pianeta Rosso e oggi molto probabilmente estinti, ma è quanto di più concreto e significativo che la ricerca scientifica astrobiologica abbia prodotto sino ad oggi.
Siamo infatti ben al di là dei composti chimici come il dimetil solfuro (DMS) e il dimetil disolfuro (DMDS) rilevati nello spettro del pianeta extrasolare chiamato K2-18b. In questo caso, il rover Perseverance della NASA ammartato nel febbraio 2021 nel cratere Jezero, ha rilevato diverse potenziali firme biologiche (o biofirme), ricche di elementi e granuli che sulla Terra rappresentano un chiaro segnale di attività biologica. Certo, ci sono anche dei processi geologici – e dunque abiologici – in grado di innescarli, ma gli “ingredienti” della nuova scoperta su Marte sono incredibilmente promettenti.
Per fare un esempio pratico, queste firme possono generarsi geologicamente in presenza di alte temperature per un periodo di tempo prolungato o condizioni acide, ma in questo caso non è stato evidenziato nulla di tutto ciò. Le biofirme potrebbero essere state rilasciate dall'attività di minuscole forme di vita, come batteri solfato e ferro-riduttori, così come da qualcosa di simile a cianobatteri e archeobatteri. Sì, non stiamo parlando degli omini verdi dei vecchi film di fantascienza (i cosiddetti marziani) o di E.T., ma comunque di forme di vita aliena. È noto che su Marte l'acqua superficiale sia sparita da miliardi di anni, ma è possibile che vi siano laghi sotterranei ricchi del prezioso elemento, dove questi minuscoli organismi – e magari altre forme di vita – potrebbero aver continuato a sopravvivere fino ai giorni nostri.

A rilevare e descrivere queste potenziali biofirme su Marte è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi dell'Università Stony Brook di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di molti istituti: fra quelli coinvolti il Dipartimento di Geologia e Geofisica della Texas A&M University; il Planetary Science Institute; il Dipartimento di ricerca litosferica dell'Università di Vienna e molti altri. I ricercatori, coordinati dal professor Joel A. Hurowitz del Dipartimento di Geoscienze dell'ateneo newyorchese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati del rover Perseverance. Più nello specifico, quelli di campioni di rocce della formazione "Bright Angel" nella valle della Neretva, sita sul bordo occidentale del cratere Jezero, che miliardi di anni fa ospitava un enorme lago.

Le analisi condotte dagli strumenti del rover hanno rilevato che queste formazioni rocciose sono composte da limo e argilla, al cui interno sono presenti numerosi granuli e noduli i minerali ferrosi contenenti fosfato e solfuro. Secondo le analisi geologiche, petrografiche e geochimiche dovrebbero essere i rari minerali chiamati vivianite e greigite. Dalle indagini è emerso che il carbonio organico associato avrebbe partecipato alla formazione di questi composti attraverso reazioni redox avvenute a basse temperature. Sulla Terra un simile processo può essere attuato da microorganismi come i sopracitati batteri. Come indicato, tali reazioni possono avvenire anche geologicamente, ma in questo caso le condizioni sembrano diverse. I composti formano delle caratteristiche macchie di leopardo sulla superficie rocciosa.

“La combinazione di composti chimici che abbiamo trovato nella formazione Bright Angel avrebbe potuto essere una ricca fonte di energia per il metabolismo microbico”, ha affermato in un comunicato stampa della NASA il professor Joel Hurowitz. Tuttavia, non è possibile averne certezza finché questi campioni non saranno analizzati in un laboratorio specializzato sulla Terra. Proprio per questo Perseverance ha raccolto una carota che un domani, si spera, verrà raccolta dagli astronauti (o da una sonda) e spedita sul nostro pianeta per tutte le indagini del caso.
Il campione è stato prelevato nel luglio dello scorso anno da una roccia soprannominata Cheyava Falls ed è stato chiamato Sapphire Canyon. Non resta che attendere la futura missione di prelievo, anche se potrebbero volerci davvero molti anni per il recupero. Il risultato, tuttavia, segnerebbe una scoperta storica per l'intera umanità. I dettagli della ricerca “Redox-driven mineral and organic associations in Jezero Crater, Mars” sono stati pubblicati su Nature.