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Vita aliena nel Sistema solare: si riducono le speranze di trovarla dopo uno studio su Titano

Titano, la più grande luna di Saturno, è considerato uno dei luoghi più interessanti per cercare vita aliena grazie al suo vastissimo oceano sotterraneo. Secondo un nuovo studio, tuttavia, ci sono elevate probabilità che la luna possa essere sterile. Ecco per quale motivo e perché potrebbero essere disabitate anche le altre promettenti lune nel Sistema solare.
A cura di Andrea Centini
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Illustrazione della superficie di Titano. Credit: Steven Hobbs
Illustrazione della superficie di Titano. Credit: Steven Hobbs

Le probabilità di scoprire vita aliena su Titano – e forse nel resto del Sistema solare – si sono ridotte drasticamente dopo la pubblicazione di un nuovo studio. È un durissimo colpo per le speranze degli astrobiologi, tenendo presente che la gigantesca luna di Saturno – è la più grande del “Signore degli anelli” – è considerata (o meglio, era) uno dei luoghi più interessanti dove poter andare a caccia di possibili forme di vita extraterrestri. La ragione risiede nel suo enorme oceano di acqua liquida, sepolto sotto un gigantesco strato di ghiaccio il cui spessore può arrivare a 170 chilometri. Poiché la superficie di Titano è ricchissima di composti organici, gli scienziati immaginavano da tempo che la luna avesse tutti gli ingredienti giusti (principalmente acqua e carbonio) per far emergere la vita. Tuttavia il nuovo studio ha evidenziato un ostacolo significativo alle possibilità che questi elementi possano incontrarsi per far nascere una biosfera, infrangendo di fatto il sogno di organismi alieni. Lo stesso limite, fra l'altro, potrebbe riguardare anche le altre lune del nostro sistema con oceani sotterranei. Ecco cosa è stato scoperto.

A determinare che ci sono poche speranze di trovare vita aliena su Titano (e forse anche altrove nel Sistema solare) è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati canadesi dell'Università dell'Ontario Occidentale, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Jet Propulsion Laboratory della NASA, del Dipartimento di Ecologia e Biologia Evoluzionistica dell'Università dell'Arizona, della Scuola di Ingegneria di Bilbao – Università dei Paesi Baschi/Euskal Herriko Unibertsitatea (UPV/EHU) e altri istituti. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Catherine Neish, docente di astrobiologia presso il Dipartimento di Scienze della Terra dell'ateneo canadese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto varie simulazioni per calcolare la quantità di materiale organico presente sulla superficie di Titano in grado di essere trasportata nel suo gigantesco oceano sotterraneo, il cui volume è 12 volte superiore a quello di tutti gli oceani della Terra. Gli scienziati si sono concentrati in particolar modo sulla glicina, il più semplice degli amminoacidi, fondamentale per la sintesi delle proteine.

Gli scienziati hanno calcolato il tasso di trasferimento dalla superficie della luna all'oceano attraverso i crateri da impatto generati dalla collisione di comete ricche d'acqua. In parole semplici, hanno ipotizzato la formazione di depositi di fusione di acqua (densa e ricca di composti organici) all'interno di questi crateri, dai quali la soluzione può fluire verso il cuore dei Titano – e il suo oceano – sprofondando nella crosta di ghiaccio meno densa. Partendo dai tassi di impatto sulla superficie della luna, Neish e colleghi hanno stimato quante comete hanno colpito ogni anno Titano e, di conseguenza, quanta acqua ricca di molecole organiche può finire nell'oceano sotterraneo. Ebbene, è stato determinato che ogni anno possono finire nell'immenso oceano della luna solo 7.500 chilogrammi di glicina, che è circa la massa di un elefante africano maschio. Considerando le enormi dimensioni dell'oceano sotterraneo, si tratta di una quantità insignificante che non è in grado di sostenere la vita, secondo gli autori dello studio.

“Un elefante all'anno di glicina in un oceano 12 volte il volume degli oceani terrestri non è sufficiente a sostenere la vita. In passato, le persone spesso davano per scontato che l’acqua fosse uguale alla vita, ma trascuravano il fatto che la vita ha bisogno di altri elementi, in particolare del carbonio”, ha dichiarato la professoressa Neish in un comunicato stampa. Lo stesso ragionamento potrebbe essere fatto anche per altre lune con oceani sotterranei, come Europa ed Encelado, riducendo di conseguenza le probabilità che possa esserci vita aliena nel Sistema solare. “Sfortunatamente, ora dovremo essere un po’ meno ottimisti quando cerchiamo forme di vita extraterrestri all’interno del nostro Sistema Solare”, ha chiosato la scienziata. Naturalmente non si può escludere che le molecole organiche possano raggiungere l'acqua dall'interno del pianeta e non dalla superficie, ma si tratta solo di ipotesi. Missioni future come Dragonfly, destinata proprio a raggiungere Titano, saranno preziosissime per suffragare o meno queste teorie. I dettagli della ricerca “Organic Input to Titan's Subsurface Ocean Through Impact Cratering” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Astrobiology.

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