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Orsi in Trentino, Fugatti non potrà farne abbattere 8 all’anno: la spiegazione dell’esperto a Fanpage

Maurizio Fugatti auspica di disporre al più presto di una legge che permetta l’abbattimento di otto orsi all’anno in Provincia di Trento. Per capire se si può realmente arrivare a una simile norma, Fanpage.it ha intervistato lo zoologo Filippo Zibordi, che è stato in prima linea nella gestione dell’orso bruno. Ecco cosa ci ha spiegato.
Intervista a Filippo Zibordi
Zoologo, consulente su tematiche legate alla conservazione della natura e coordinatore didattico del Master FaunaHD dell'Università dell'Insubria
A cura di Andrea Centini
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Un orso bruno euroasiatico. Credit: Charles J. Sharp / Wikipedia
Un orso bruno euroasiatico. Credit: Charles J. Sharp / Wikipedia

Maurizio Fugatti, il Presidente della Provincia autonoma di Trento, in un intervento al consiglio provinciale ha affermato che spera di avere al più presto le norme operative che consentiranno “di intervenire con tempismo ed efficacia nei confronti di orsi e lupi, assicurando incolumità alle persone e agli allevamenti”. In altri termini, auspica di ottenere strumenti legali che possano consentire l'abbattimento dei grandi carnivori, come evidenziato nella dichiarazione successiva riferendosi nello specifico agli orsi. “Lavoriamo per portare in quest’aula il prima possibile la nuova legge che consentirà l’abbattimento fino a 8 esemplari l’anno, sulla base degli accordi già presi con il governo nazionale”, ha chiosato Fugatti.

La proposta del governatore leghista è stata aspramente criticata in un post su Facebook dall'ex ministro dell'Ambiente Sergio Costa, che la ha tacciata di incostituzionalità. “È gravissimo e sarebbe da impugnare immediatamente, ma non facciamoci illusioni. Sul tema del benessere animale, andando anche contro la Costituzione, questo governo ha già dimostrato immobilità e nessuna volontà di interferire con le regioni e le province autonome”, ha affermato l'ex ministro. “A questo punto – ha chiosato Costa – mi aspetto che almeno il gruppo interparlamentare che si occupa di animali possa agire subito, con urgenza, con forza e prenda posizione anche all'interno dei propri partiti mettendo al centro il benessere animale. E non basta, chiaramente. Questa è una battaglia che riguarda tutte e tutti”.

Alla luce di queste premesse, il Presidente della Provincia autonoma di Trento può davvero disporre di una legge che consenta di uccidere otto orsi all'anno? E perché si è deciso proprio questo numero? Per capire meglio come stanno le cose Fanpage.it ha contattato lo zoologo Filippo Zibordi, consulente su tematiche legate alla conservazione della natura e coordinatore didattico del Master FaunaHD dell'Università dell'Insubria. Lo scienziato, autore del libro “L’uomo e l’orso possono convivere?”, è stato in prima linea nella conservazione dei plantigradi e per 13 anni ha lavorato presso il Parco Adamello Brenta. Ecco cosa ci ha raccontato.

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Dottor Zibordi, la prima cosa che le chiediamo è se la proposta di Fugatti è legale. È compatibile con la direttiva habitat dell'Unione Europea sulla protezione della biodiversità? Potrebbe davvero ottenere una norma che permetta l'abbattimento di questi otto orsi all'anno?

La risposta secondo me è negativa: credo che sia una proposta poco realistica. La direttiva habitat e anche la legge provinciale 9 del 2018, che sta nel solco della direttiva habitat, stabiliscono che si possono applicare delle deroghe alla protezione assoluta di cui gode l’orso. L'orso è una specie particolarmente protetta ma può essere in qualche caso abbattuto, sulla base dell'articolo 16 della direttiva habitat. Ma ciò può avvenire se si verificano due condizioni. La prima condizione è che il prelievo, quindi l'abbattimento o la cattura per scopo di detenzione a vita, non influenzi negativamente lo stato di conservazione della popolazione. Cioè, se io vado a togliere degli orsi, devo essere sicuro che questo non provochi l’estinzione della popolazione. E proprio su questo, in realtà, Fugatti si appoggia.

Ci spieghi

Un documento uscito nell'estate del 2023 da parte dell'ISPRA diceva che il numero di orsi prelevabili dalla popolazione trentina senza comprometterne lo stato di conservazione deve rimanere sotto i nove all’anno, altrimenti si riporterebbe la popolazione di orsi sotto la soglia dell'estinzione. Fugatti l'ha letto “al contrario” e ha quindi dichiarato che fino ad otto può toglierli, senza andare contro a quel che stabilisce la direttiva habitat. Ma su questo ci sarebbe da ridire, perché a ben leggere il documento di ISPRA, che riporta vari scenari e utilizza diverse metodologie di modelli, si dice che sarebbe assolutamente meglio rimanere su numeri di prelievi più bassi: il documento di ISPRA sostiene soprattutto che la soglia degli otto è sufficiente per permettere la rimozione degli individui problematici, che rappresentano una proporzione molto limitata della popolazione. Ma soprattutto, la direttiva habitat dice che la deroga può essere fatta per due motivi, come le dicevo.

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Il primo è che non si influenzi negativamente lo stato di conservazione, il secondo è che non esista un'altra soluzione valida. Cioè che ci sia alla base un problema, un'emergenza. La deroga viene infatti richiamata per questioni di danno e/o di pericolosità. Questo evidentemente significa che il prelievo non può essere fatto “fine a se stesso”. Va fatto specificamente sulla JJ4 di turno (l'ora che attaccò e uccise Andrea Papi NDR), su MJ5. Cioè su quegli orsi che vengono individuati da parte delle strutture provinciali come individui problematici. E quindi qui torniamo al PACOBACE, il piano d'azione per la conservazione dell'orso sulle Alpi Centrali, che stabilisce dei criteri secondo cui gli orsi devono essere considerati dannosi o pericolosi. Io penso che Fugatti si stia muovendo in un ambito che prescinde da questo, perché lui vorrebbe una sorta di quota di abbattimento da applicare ogni anno, per abbassare il numero di orsi presenti in Trentino. Ma per ora mi sembra che non ci siano le basi legali. Non ci sono in questo rapporto ISPRA, che analizza solo una delle due condizioni poste dalla normativa comunitaria, e quindi mi pare che non ci siano nemmeno gli estremi per andare a sfruttare la deroga sancita dall'articolo 16 della direttiva habitat.

Al di là di ciò che dice Fugatti, in quanto esperto secondo lei potrebbe davvero essere necessario il prelievo di qualche orso? Ci sono troppi orsi in Trentino?

Io tendo sempre a sottolineare che ci sono due ambiti. Uno è quello ambientale e l'altro è quello sociale. Vale la pena sottolineare che dal punto di vista ambientale gli orsi non sono troppi, nel senso che in natura, a meno che non si dia agli animali del cibo in modo per così dire artificiale, le popolazioni si autoregolano, non aumentano a dismisura. A un certo punto è l'ambiente a dire agli orsi che non c'è più spazio. Nel senso che non trovano più cibo, o incontrano troppo spesso i conspecifici. E cosa succede quando avviene questo? Che si parli di caprioli, orsi o volpi, gli animali vanno in dispersione, cioè si allontanano dalla zona di vita per andare a cercare un territorio migliore. Nel caso dei lupi questo viene ancora più facile da spiegare perché i lupi sono territoriali, quindi il branco occupa un certo territorio, e quindi nel momento in cui un lupo vuole “dare origine” ad un proprio branco, diverso da quello in cui è nato, non può farlo dove già ce n'è un altro. Gli orsi non sono animali territoriali, però in generale l'espansione che noi stiamo osservando in questi anni – perché abbiamo avuto 50 orsi che sono usciti dal Trentino tra il 2005 e il 2021 – significa che gli orsi stanno già andando in dispersione, a testimonianza del fatto che probabilmente la capacità portante, la capacità che l'ambiente riesce a sopportare, è stata raggiunta nel Trentino occidentale. Questo è l'ambito ambientale, ed è la prima cosa che andrebbe detta in modo chiaro: lo possiamo dire sulla base delle analisi ambientali e dei monitoraggi. Purtroppo invece si fa confusione anche su questo.

E dell'ambito sociale cosa mi dice?

Quella che potremmo chiamare “capacità socialmente accettabile” è un discorso diverso. Nel senso che spetta alla politica – è il suo ruolo – trovare una concertazione sul numero di orsi che è accettabile per le persone che vivono ad esempio qui in Trentino. La porto all'estremo: se la quantità di orsi che abbiamo adesso, che non possiamo considerare “eccessiva” dal punto di vista ambientale, significasse un numero di danni o di incontri ravvicinati o di incidenti stradali elevato, causa di disagio economico o sociale, oltre la soglia della tollerabilità pubblica, è chiaro che la politica potrebbe prendere dei provvedimenti (o meglio tentare di prenderli, sulla scorta delle leggi vigenti) per diminuire il numero di plantigradi sul territorio.

La sua opinione alla luce dello stato attuale?

Quello che andrebbe fatto secondo me, immediatamente, è di tornare ad una gestione decisa degli orsi problematici, cioè di quelli individuati dal PACOBACE come dannosi o pericolosi. Quelli andrebbero rimossi con maggiore tempestività e incisività. Così come andrebbero messe in campo, sempre con maggiore efficacia e incisività, anche tutte le azioni di dissuasione che sono riportate dal PACOBACE nei confronti degli orsi che sono, come dire, un po' più spregiudicati. Tendenzialmente 9 orsi su 10 stanno nel bosco e vivono tutta la vita come dei “fantasmi”. Se sentono arrivare la gente si allontanano ancor prima che avvenga l'incontro a distanza. Però le statistiche ci dicono che tra 1 e 3 orsi all'anno su 100 sono invece spregiudicati, se così si può dire. Cioè si avvicinano, hanno meno diffidenza dell'uomo e delle fonti antropiche. Questi orsi possono essere “rieducati” (tra tante virgolette). Significa che bisogna intervenire prontamente, con una squadra di emergenza, all’insorgere dei comportamenti cosiddetti problematici, come per esempio l’avvicinarsi troppo ai paesi o il cibarsi presso i cassonetti dell'immondizia: vanno messe in atto azioni di dissuasione, ossia far capire loro che quello non è un posto per un orso. In molti casi queste azioni, come spaventare gli animali con i cani da orso, sparare dei dardi o con dei pallettoni di gomma, vengono attuate in provincia di Trento ma la prontezza, la perizia e la tempestività sono fattori essenziali evitare di arrivare all'extrema ratio che prevede l'abbattimento o la cattura permanente. Questa secondo me è la situazione. Oggi in Trentino c'è una forte paura da parte delle comunità locali e io penso che l'amministrazione pubblica dovrebbe dunque dare un segnale, cercare una soluzione proprio per ristabilire e rinsaldare il patto sociale con i residenti, che sono spaventati. Questo patto sociale però, secondo me non passa dal “togliamo otto orsi” quanto piuttosto dalla gestione efficace di cui parlavo poco fa, ma anche dalla ricerca scientifica, indispensabile per trovare soluzioni di convivenza, e dalle attività di comunicazione.

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Quindi secondo lei è insufficiente quello che si sta facendo in Trentino e questa storia di abbatterne otto è del tutto campata per aria?

Come ho appena detto, molte soluzioni che sono state prospettate dalla politica negli ultimi mesi sono irrealizzabili, per motivi tecnici e legali. D’altra parte però, secondo me la contesa sta passando un po' troppo per i tribunali.

Ovvero?

Mi viene da dire, semplificando, che le istanze di un certo mondo animalista hanno più a cuore la sorte di ogni singolo individuo che non della popolazione intera. Nella visione che faccio mia, cioè della zoologia e dell'ecologia, deve invece contare di più la salvaguardia della popolazione che quella del singolo individuo. Se un orso va tolto di torno per salvarne 99, vale la pena farlo. Altrimenti si arriva allo stallo, che è quello che stiamo vivendo noi. E purtroppo con questo stallo, una certa parte della popolazione umana, quando vede che le istituzioni non sono in grado di reagire, inizia a farsi giustizia da sola, in modo illegale. Quest'anno abbiamo avuto sette orsi trovati morti. Non si sa esattamente come, dove e quando – fra l'altro è passato molto tempo dal ritrovamento delle carcasse e non si capisce perché non vengano date informazioni in merito – però, io sarei pronto a scommettere che non sono tutti morti per cause naturali. Questo per dare conto della complessità della situazione. La politica dovrebbe certamente affidarsi di più alla scienza, che è in grado di dare delle soluzioni e favorire

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