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Per la prima volta le onde sonore sono state utilizzate per far ricrescere le ossa

Il nuovo approccio sviluppato dai ricercatori dell’RMIT potrebbe consentire la rigenerazione del tessuto osseo superando i principali limiti dei metodi attuali.
A cura di Valeria Aiello
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cellule staminali adulte nel processo di trasformazione in cellule ossee dopo il trattamento con onde sonore ad alta frequenza. La colorazione verde mostra la presenza di collagene, che le cellule producono quando diventano cellule ossee / RMIT
Cellule staminali adulte nel processo di trasformazione in cellule ossee dopo il trattamento con onde sonore ad alta frequenza. La colorazione verde mostra la presenza di collagene, che viene prodotta quando le staminali diventano cellule ossee / RMIT

Un innovativo trattamento, che sfrutta onde sonore ad alta frequenza dirette alle cellule staminali, potrebbe consentire di superare i principali limiti degli attuali metodi di rigenerazione dei tessuti, favorendo la ricrescita delle ossa in modo rapido ed efficiente. Sviluppato dai ricercatori del Royal Melbourne Institute of Technology (RMIT) di Victoria, in Australia, il nuovo approccio sfrutta la capacità innata del corpo umano di guarire se stesso per far crescere rapidamente le cellule ossee, aggirando il problema di procedure invasive e complicate che ad oggi hanno reso irrealistica l’applicazione clinica diffusa di tali interventi. Le onde sonore ad alta frequenza, in particolare, hanno mostrato per la prima volta di poter ridurre di diversi giorni il tempo di trattamento solitamente necessario per far sì che le cellule staminali inizino a trasformarsi in cellule ossee, senza necessità di alcun farmaco particolare.

Il metodo, delineato in uno studio pubblicato sulla rivista Small, si è rivelato efficace su più tipi di cellule, comprese le cellule staminali derivate dal grasso, che sono molto più facili e meno dolorose da estrarre rispetto a quelle del midollo osseo. Per attuarlo, i ricercatori hanno sviluppato un dispositivo a microchip in grado di trattare con onde sonore ad alta frequenza le cellule staminali e promuovere con precisione la loro differenziazione in cellule ossee in soli cinque trattamenti di 10 minuti al giorno. “Questo nuovo approccio ha un forte potenziale nell’utilizzo per il trattamento delle cellule staminali, prima di impiegarle negli impianti o di iniettarle nel sito da trattare” ha spiegato la dott.ssa Amy Gelmi, ricercatrice dell’RMIT e co-responsabile del progetto.

Il dispositivo, che è anche scalabile ed economico, potrebbe inoltre consentire di apparecchiature più grandi per trattare contemporaneamente maggiori quantità di cellule staminali. “Possiamo usare le onde sonore per applicare la giusta quantità di stimoli alle cellule staminali, per innescare il processo di differenziazione mirata – ha aggiunto Leslie Yeo, professore emerito dell’RMIT e autore senior dello studio – . Il nostro dispositivo è economico e semplice da usare, quindi potrebbe essere facilmente potenziato per il trattamento simultaneo di un gran numero di cellule, vitale per un’efficace ingegneria dei tessuti”.

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