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Ötzi, l’uomo venuto dal ghiaccio non è esattamente chi pensavamo che fosse

Una nuova analisi del DNA ha rivelato che la mummia potrebbe non essere quella di un cacciatore-raccoglitore caucasico come finora ritenuto, ma di un contadino anatolico.
A cura di Valeria Aiello
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Il manichino di Ötzi, opera degli artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis / Credit: Museo archeologico dell’Alto Adige, Bolzano
Il manichino di Ötzi, opera degli artisti olandesi Adrie e Alfons Kennis / Credit: Museo archeologico dell’Alto Adige, Bolzano

Ötzi, più conosciuto come l’uomo venuto dal ghiaccio, vissuto più di 5.000 anni fa (3.350-3.120 a.C.) sulle Alpi Venoste, non è esattamente chi pensavamo che fosse. Una nuova analisi del suo DNA ha rivelato che l’uomo non era un cacciatore-raccoglitore caucasico dell’Età del rame come finora ritenuto, ma era strettamente imparentato con i primi contadini dell’Anatolia (nell’odierna Turchia) che migrarono a sud delle Alpi tra il 5.000-4.000 a.C.

La sua mummia, straordinariamente conservata, è stata casualmente scoperta da due alpinisti nel 1991, e dal 1998 è esposta al Museo archeologico dell’Alto Adige a Bolzano, insieme ad armi, vestiti, equipaggiamento da alta montagna. “L’analisi del genoma – hanno affermato i ricercatori che hanno condotto l’indagine genetica, la seconda a distanza di dieci anni – ha rivelato tratti fenotipici come l’elevata pigmentazione della pelle, il colore scuro degli occhi e la calvizie maschile siano in netto contrasto con le precedenti ricostruzioni che mostrano un maschio dalla pelle chiara, dagli occhi chiari e piuttosto peloso”.

La mummia di Ötzi conservata presso il museo archeologico dell’Alto Adige a Bolzano / Credit: Eurac/Marco Samadelli-Gregor Staschitz
La mummia di Ötzi conservata presso il museo archeologico dell’Alto Adige a Bolzano / Credit: Eurac/Marco Samadelli-Gregor Staschitz

Secondo lo studio, condotto da un gruppo di ricerca del Max Planck Institute di Lupsia, in Germania, e dell’Eurac Research Institute for Mummy Studies di Bolzano, non ci sarebbe quindi alcuna ascendenza rilevabile con gli odierni sardi, contrariamente a quanto emerso dalle precedenti analisi, che suggerivano che Ötzi fosse strettamente imparentato con i pastori della steppa che migrarono dall’Europa orientale. Avrebbe invece una “proporzione insolitamente alta” di geni in comune con i primi agricoltori dell’Anatolia e, a quanto pare, l’inesattezza precedente era il risultato della contaminazione del campione con DNA moderno.

Da quel primo studio, non solo le tecnologie di sequenziamento sono progredite enormemente, ma molti altri genomi di altri europei preistorici sono stati completamente decodificati, spesso da reperti scheletrici – hanno aggiunto i ricercatori – . Ciò ci ha permesso di confrontare il codice genetico di Ötzi con quello dei suoi contemporanei”.

I risultati della nuova analisi, pubblicati in un articolo di ricerca su Cell Genomics, indicano che tra le centinaia di primi europei vissuti contemporaneamente a Ötzi (i cui genomi sono ora disponibili), il genoma dell’uomo venuto dal ghiaccio ha più origini in comune con i primi agricoltori anatolici rispetto a qualsiasi altra controparte europea.

Oltre a produrre nuovi risultati riguardo l’aspetto Ötzi – tono della pelle più scuro e tratti tipici della calvizia – la nuova analisi ha indicato che l’uomo del ghiaccio era predisposto all’obesità e al diabete di tipo 2. “Tuttavia – ha spiegato l’antropologo Albert Zink, coautore dello studio e direttore dell’Eurac Research Institute for Mummy Studies di Bolzano – questi fattori probabilmente non sono entrati in gioco grazie al suo stile di vita sano”.

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