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Ora sappiamo cosa succede quando si consumano grandi dosi di THC

L’effetto è stato esaminato come parte di uno studio sulla cannabis in cui è stata somministrata un’alta dose di tetraidrocannabinolo (THC) vaporizzato.
A cura di Valeria Aiello
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Il consumo umano di cannabis ha radici millenarie, principalmente legate alle potenzialità curative dei suoi principi attivi piuttosto che al suo uso come sostanza psicoattiva. In letteratura sono però documentati anche effetti simil-allucinogeni, come quelli descritti in alcuni rapporti sperimentali sull’assunzione del solo tetraidrocannabinolo (THC) purificato, uno dei maggiori e più noti principi attivi della cannabis, e in casi clinici che hanno rilevato allucinazioni in pazienti con alle spalle una storia di psicosi. Ma cosa accade davvero quando una persona sana consuma alte dosi di THC? E che differenze ci sono rispetto al consumo di cannabis a pianta intera?

Per fare luce sulla questione, un team di ricerca della Johns Hopkins University School of Medicine di Baltimora, nel Maryland, ha condotto una serie di studi sulla cannabis, esaminando anche gli effetti dell’assunzione di alte dosi di THC vaporizzato. Tali effetti, dettagliati in un articolo pubblicato sulla rivista Cannabis Cannabinoid Research sono stati quindi confrontati con quelli di cannabis, psilocibina e altri allucinogeni.

Nella parte dello studio sulla cannabis, i volontari hanno fumato cannabis che conteneva 0, 10 o 25 milligrammi di THC attraverso una pipa. In un volontario di 30 anni, al centro dell’articolo per quanto osservato nel suo caso, gli effetti registrati in questa parte dell’esperimento sono stati minimi e includevano ripercussioni cardiovascolari e compromissione nei test cognitivi. Tuttavia, quando ha preso parte alla quarta fase dell’esperimento – inalando 25 milligrammi di THC vaporizzato entro 10 minuti, gli effetti sono stati molto più forti e sono peggiorati progressivamente nei primi 20 minuti dopo l’inalazione.

“Aveva difficoltà a rispondere alle domande del personale, non era in grado di completare i questionari di autovalutazione, aveva difficoltà a tenere la testa alta e sembrava addormentarsi periodicamente o perdere conoscenza nonostante l’incoraggiamento del personale di ricerca a rimanere sveglio e continuare” scrive il team di ricerca, aggiungendo che l’uomo, chiamato HC nell’articolo, non era in grado di mantenere un’andatura equilibrata e costante quando camminava sebbene i suoi segni vitali rimanessero entro limiti normali.

Nelle ore successive, gli effetti del THC sono diminuiti di gravità, il che ha permesso all’uomo di rispondere alle domande dei ricercatori e di raccontare di aver provato una serie di strani effetti allucinogeni. “Ha indicato di aver sperimentato uno stato dissociativo e di percezioni alterate degli stimoli uditivi e visivi al momento del picco degli effetti – precisano gli autori dello studio – . Ha riferito di un’ipersensibilità alle voci in quel momento, che ha descritto come se fosse più consapevole delle conversazioni intorno a lui, ma comunque non in grado di ascoltare o comprendere parole distinte. Ha descritto le distorsioni visive sotto forma dell’ambiente e del pavimento che sprofondano e la comparsa di motivi che si muoveno sul tappeto e sulle sedie nella stanza. Inoltre, ha riferito di un’esperienza ‘extra-corporale’ caratterizzata dalla sensazione di essere rimosso dal suo corpo, esistente al di sopra di lui nello spazio, e dalla sensazione che ciò che lo circondava stesse sprofondando lontano da lui, accompagnato da una sensazione di paralisi”.

Gli studiosi hanno tuttavia osservato che era “curioso” che l’uomo non avesse sperimentato gli stessi effetti fumando la cannabis contenente la stessa dose di THC, ritenendo che quanto osservato possa in parte attribuito ad altri componenti della cannabis, fumati o ingeriti contemporaneamente al THC. “Questa distinzione è degna di nota in quanto indica l’agonismo esogeno del recettore CB1 come un potenziale meccanismo per indurre allucinazioni – indicano i ricercatori –  e anche perché è stato postulato che i fitocannabinoidi come il cannabidiolo (CBD) o i terpenoidi che sono presenti nel pianta di cannabis possano mitigare alcuni degli effetti deleteri del THC”.

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