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Ogni anno finiscono in mare lenze e reti da pesca sufficienti ad avvolgere la Terra 18 volte

Ricercatori australiani hanno calcolato la quantità mostruosa di attrezzatura da pesca che ogni anno finisce in mare, provocando la morte di moltissimi animali.
A cura di Andrea Centini
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Uno squalo mako intrappolato da una rete fantasma. Credit: Daniel Cartamil
Uno squalo mako intrappolato da una rete fantasma. Credit: Daniel Cartamil

Ogni anno finisce in mare attrezzatura da pesca sufficiente ad avvolgere la Terra 18 volte. È un dato drammatico che sottolinea quanto è grave l'impatto ambientale delle cosiddette “reti fantasma”, responsabili della morte di un numero enorme di animali, soprattutto tra pesci, uccelli, cetacei e tartarughe marine. Del resto lenze, nasse, ami, palangari, reti a strascico e altri strumenti sono tutti progettati per catturare e uccidere le creature marine; abbandonati nei mari e negli oceani di tutto il mondo, fuori dal controllo umano, diventano trappole perenni per la fauna selvatica, condannata a una morte atroce per soffocamento, annegamento o fame. Spesso gli animali vengono straziati da ferite lancinanti, provocate dai grovigli che stringono il corpo in una morta letale, mentre continuano ad accrescersi e dimenarsi. Tra le specie più colpite in assoluto figurano squali e razze, come dimostra una drammatica indagine dell'Università di Exeter, che in un singolo studio ha rilevato oltre mille esemplari uccisi.

Squali e tartarughe uccisi da una rete fantasma. Credit: Martin Stelfox
Squali e tartarughe uccisi da una rete fantasma. Credit: Martin Stelfox

A determinare che ogni anno vengono perdute centinaia di migliaia di chilometri di attrezzatura da pesca è stato un team di ricerca australiano guidato da scienziati dell'agenzia governativa Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del College of Arts, Law, and Education dell'Università della Tasmania e dell'associazione Oceans and Atmosphere. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Kelsey Richardson, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver intervistato 450 pescatori di sette dei Paesi principalmente impegnati in attività di pesca. Tra essi gli Stati Uniti, il Perù, il Marocco, l'Indonesia e la Nuova Zelanda. I ricercatori hanno ottenuto i dati sull'attrezzatura da pesca abbandonata, persa o altrimenti scartata (definita con l'acronimo di ALDFG) e hanno moltiplicato il dato per l'industria ittica globale, giungendo all'agghiacciante conclusione che gli oggetti che finiscono in mare ogni anno possono avvolgere il nostro pianeta 18 volte.

Nello specifico, i ricercatori hanno determinato che ogni anno negli oceani e nei mari di tutto il mondo finisce circa il 2 percento dell'attrezzatura da pesca utilizzata. Nello specifico si tratta di 2.963 chilometri quadrati di reti da posta, 75.049 chilometri quadrati di ciancioli, 218 chilometri quadrati di reti a strascico, 739.583 chilometri di palangari con 14 miliardi di ami e oltre 25 milioni di nasse e trappole di vario genere. Una quantità mostruosa di oggetti che sta letteralmente massacrando gli animali di tutto il mondo e che continua ad accumularsi anno dopo anno. I ricercatori hanno determinato che che le imbarcazioni piccole perdono molta più attrezzatura di quelle grandi, probabilmente perché usano tecnologia più scadente, mentre i pescherecci impegnati con le reti a strascico – che distruggono i fondali e sono responsabili della cattura della stragrande maggioranza dei frutti di mare – ne perdono di più rispetto a quelli che operano a profondità intermedie.

Come specificato dalla professoressa Richardson in un comunicato stampa, fortunatamente ci sono stati sforzi per migliorare la pesca globale, le tecnologie e i materiali utilizzati per gli attrezzi, inoltre sono state introdotte misure “per contrassegnare, tracciare e recuperare” quelli perduti. Ciò si è riflesso in una riduzione sensibile della perdita di reti fantasma rispetto al 2019. Ma non basta ancora. Secondo i calcoli degli scienziati, infatti, di questo passo entro il 2065 l'intero pianeta Terra potrebbe essere avvolto dagli attrezzi finiti in mare. Il numero di animali uccisi dalla nostra incuria e avidità è assolutamente drammatico e solo con azioni incisive – compresi cambi significativi nei modelli alimentari – si potrà permettere agli ecosistemi di riprendersi da una tale distruzione. I dettagli della ricerca “Global estimates of fishing gear lost to the ocean each year” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica ScienceAdvances.

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