Non c’è nessuno studio che dica che i vaccini Covid non funzionano nei bambini

Per convenienza politica, ideologia, ignoranza e finanche meri interessi personali, nell'ultimo anno e mezzo i risultati (positivi) di autorevoli studi scientifici sull'efficacia dei vaccini anti Covid sono stati tacciati da molti di essere palesemente falsi e/o manipolati per oscure ragioni. Ma se uno studio scientifico sembra – e sottolineiamo sembra – sposare le proprie convinzioni complottiste, allora diventa immediatamente un vessillo da sbandierare con orgoglio sui social e sbattere in faccia al “gregge”, che fino ad oggi ha seguito le raccomandazioni della scienza. È l'assurda strumentalizzazione che sta montando attorno ai risultati di uno studio italiano pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet, nel quale è stata scrupolosamente indagata l'efficacia del vaccino Covid a mRNA di Pfizer–BioNTech nei bambini tra i 5 e gli 11 anni. Riassumendo, è emersa una protezione sensibilmente inferiore rispetto a quella rilevata nei trial clinici di Fase 3, che hanno portato il BNT162b2 a essere approvato per l'uso di emergenza prima dalla FDA, poi dall'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e a ruota dall'AIFA. Nonostante la significativa differenza tra l'ambiente sperimentale e il mondo reale, lo studio non dice affatto che il vaccino non funziona nei bambini. Ma procediamo con ordine.
La nuova indagine è stata condotta da scienziati del Dipartimento di Malattie Infettive dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) in stretta collaborazione con i colleghi di altri dipartimenti e della Direzione generale della prevenzione del Ministero della Salute. I ricercatori hanno eseguito un'analisi retrospettiva per valutare l'efficacia del vaccino di Pfizer contro l'infezione da coronavirus SARS-Cov-2 e la COVID-19 grave, “definita come un'infezione che porta al ricovero o alla morte”, si legge nell'abstract dello studio. Tutti i piccoli di età compresa tra i 5 e gli 11 anni sono stati seguiti dal 17 gennaio al 13 aprile 2022 (a questa data meno del 40 percento dei bambini risultava immunizzato in Italia). La professoressa Chiara Sacco e i colleghi hanno analizzato statisticamente i dati confrontando i tassi di incidenza di infezione e Covid grave tra i bambini completamente vaccinati (con due dosi), i vaccinati con la sola prima dose e i non vaccinati (gruppo di controllo). Nello studio sono stati coinvolti oltre 1 milione di bambini con due dosi (35, 8 percento); circa 135mila bambini con una sola dose (4,5 percento); e 1,8 milioni di bambini non vaccinati (59,6 percento).
Come indicato nella ricerca, nel periodo di studio si sono verificati 766.756 casi di infezione e 644 casi di COVID-19 grave, dei quali 627 ricoveri, 15 ricoveri in unità di terapia intensiva e due decessi. Incrociando tutti i dati è emerso che l'efficacia del vaccino di Pfizer è stata del 29,4 percento contro l'infezione e del 41,1 percento contro la COVID-19 grave nei bambini che avevano ricevuto le due dosi. Per i piccoli trattati con una sola dose l'efficacia è risultata leggermente inferiore, rispettivamente del 27,4 e 38,1 percento. I dati del mondo reale indicano chiaramente che, nei bambini tra i 5 e gli 11 anni, il vaccino BNT162b2 ha un'efficacia assai ridotta rispetto a quanto rilevato nei trial clinici, i cui risultati hanno portato all'autorizzazione da parte delle autorità sanitarie. Basti pensare che l'FDA e l'EMA alla fine del 2021 hanno approvato il vaccino evidenziando un'efficacia del 90,7 percento nel prevenire la forma sintomatica della COVID-19 (non la semplice positività al tampone oro-rinofaringeo). Tale percentuale era emersa da uno studio clinico di Fase 3 condotto da Pfizer con circa duemila bambini coinvolti.
Un calo così rilevante rispetto a quanto si osserva nelle altre fasce di età era forse inatteso, ma è importante ribadire che l'approvazione di un vaccino si basa sul bilanciamento tra costi e benefici e questi ultimi continuano a essere nettamente superiori anche per i bambini tra i 5 e gli 11 anni. Non a caso lo studio su The Lancet ha rilevato che l'incidenza dei casi gravi risultava doppia nei piccoli non vaccinati rispetto a quelli vaccinati (0,6 ogni 100mila giorni / persona rispetto a 0,3). Va anche tenuto presente che quando è stato condotto il trial clinico non erano ancora emerse la variante Omicron e le sue famigerate sottovarianti BA.4 e BA.5, che stanno guidando l'attuale ondata pandemica a causa dell'estrema elusività agli anticorpi neutralizzanti, sia quelli indotti da una precedente infezione naturale che quelli legati alla vaccinazione. Ciò determina un rischio superiore di reinfezione e infezione rivoluzionaria. I vaccini anti Covid attualmente disponibili si basano tutti sul generare l'immunità contro la proteina S o Spike del ceppo emerso a Wuhan alla fine del 2019. Pur continuando a proteggerci efficacemente dalla malattia grave e dal ricovero in ospedale, offrono uno scudo ridotto contro l'infezione ed è per questo che si stanno sviluppando vaccini aggiornati contro le nuove varianti elusive (anche se le speranze maggiori sono per i vaccini pan-coronavirus). Va anche tenuto presente che i bambini tra i 5 e gli 11 anni ricevono una dose di appena 10 microgrammi, un terzo di quella somministrata ai maggiori di 12 anni; ciò può avere un effetto da non sottovalutare sull'efficacia reale del vaccino (non a caso la FDA ha recentemente approvato anche il booster per i piccoli).
Nonostante la ridotta efficacia – o meglio, l'effettività che rispecchia il mondo reale – emersa dall'indagine italiana, una ricerca condotta da scienziati del COVID-19 Response Team dei CDC statunitensi ha dimostrato che i vaccini anti Covid hanno abbattuto del 68 percento il rischio di ricovero in ospedale nella fascia 5 -11 anni, proprio durante l'ondata di Omicron. In questa fase dominata dalla sottovariante BA.5, molto più elusiva, stanno invece aumentando i ricoveri dei bambini più piccoli, per i quali un vaccino non è ancora stato approvato. Un calo dell'efficacia del vaccino innanzi a un virus mutevole e sfuggente come il SARS-CoV-2 era in parte preventivabile, vista anche la specializzazione dei vaccini contro la proteina S, ed è proprio per questo che gli esperti sono a lavoro su nuove formulazioni. Ma dire che i vaccini “non funzionano” nei bambini è palesemente falso ed è una evidente strumentalizzazione dei dati scientifici, senza tener conto dei molteplici fattori coinvolti. Come ribadito dagli autori dello studio, l'analisi è stata condotta in un periodo in cui era predominante la variante Omicron, ma anche una protezione ridotta del vaccino "ha contribuito in maniera significativa a ridurre gli effetti dell'infezione, soprattutto quelli più gravi", come evidenziato dalla differenza nell'incidenza dei casi severi tra il gruppo vaccinato e quello non vaccinato. I dettagli dello studio “Effectiveness of BNT162b2 vaccine against SARS-CoV-2 infection and severe COVID-19 in children aged 5–11 years in Italy: a retrospective analysis of January–April, 2022” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica The Lancet.