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Moria di berte minori lungo il lido di Latina: esperto LIPU spiega a Fanpage.it le possibili cause

Sul lungomare di Latina sono state trovate decine di esemplari morti di berta minore mediterranea, una specie di uccello marino con uno stato di conservazione definito cattivo. Per conoscere meglio le possibili cause della moria e cosa è stato trovato Fanpage.it ha intervistato il dottor Gastone Gaiba, responsabile dell’Oasi LIPU di Pantanello coinvolto nel recupero degli animali.
Intervista a Gastone Gaiba
Responsabile dell'Oasi LIPU di Pantanello
A cura di Andrea Centini
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Una delle berte minori trovate morte lungo il lido di Latina. Credit: Giuseppe Di Lieto
Una delle berte minori trovate morte lungo il lido di Latina. Credit: Giuseppe Di Lieto

In questi giorni sono diventate virali sui social network le immagini di decine di uccelli marini trovati morti lungo il lido di Latina. Si tratta di sfortunati esemplari di berta minore mediterranea (Puffinus yelkouan), una meravigliosa specie appartenente alla famiglia Procellaridae. Come indicato dalla Lega Italiana Protezione Uccelli (LIPU), l'Italia ospita il 65 percento della popolazione mondiale di questi animali, giocando dunque un ruolo fondamentale nella loro tutela (si stimano fino a circa 20.000 coppie nel nostro Paese). Purtroppo lo stato di conservazione della berta minore mediterranea è considerato cattivo e, sia livello europeo che globale, la specie è classificata come vulnerabile (codice VU) nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Proprio per questo una moria di decine di esemplari rappresenta un fenomeno da attenzionare, oltre che indubbiamente triste.

Una berta minore in volo. Credit: Julien Renoult
Una berta minore in volo. Credit: Julien Renoult

Tra le principali minacce che devono affrontare questi uccelli vi sono reti da pesca e palamiti che la LIPU indica come rischi importanti e "spesso causa diretta di mortalità". Fra gli altri fattori a elevato impatto vi sono il depauperamento del mare (meno pesce a disposizione) e i disturbi ai siti di nidificazione, come inquinamento e predazione di pulli e uova da parte di specie introdotte sulle isole. Particolarmente coinvolto il ratto nero, che è in grado di fare una vera e propria strage. La LIPU spiega che proprio a causa di questi roditori nel 2006 sull'isola di Tavolara, in Sardegna, ci sono state zero nascite. In diverse isole sono stati avviati importanti progetti di disinfestazione che hanno fortunatamente portato dei frutti. Tra i fattori antropici a influenzare negativamente la conservazione di questi uccelli vi è anche l'aggressione sistematica dell'habitat naturale dove nidificano, con urbanizzazione crescente e turismo di massa che riducono continuamente lo spazio e la qualità della vita.

Per capire cosa possa essere successo agli esemplari trovati morti lungo il lido di Latina Fanpage.it ha contattato il dottor Gastone Gaiba, il responsabile dell'Oasi LIPU di Pantanello che ha partecipato al trattamento delle carcasse prima della consegna all'Istituto Zooprofilattico provinciale del capoluogo pontino. Ecco cosa ci ha raccontato.

Berte minori. Credit: Giuseppe Di Lieto
Berte minori. Credit: Giuseppe Di Lieto

Dottor Gaiba, siete intervenuti subito dopo la segnalazione della presenza di questi uccelli morti, cosa avete trovato esattamente?

Noi abbiamo recuperato 31 carcasse di berta minore sul lungomare di Latina, fuori dal Parco Nazionale del Circeo, nel tratto che va verso Foce Verde, prima di arrivare al ponte sul Mascarello. Gli animali erano in realtà 35; due li hanno recuperati i carabinieri forestali e due li ha recuperati il servizio veterinario della ASL di Latina. Quando abbiamo ricevuto il video, il mio collega Giuseppe Di Lieto, responsabile scientifico dell'Oasi LIPU di Pantanello, è andato subito sul posto e ha recuperato tutti gli esemplari rimasti. È periodo di grosse migrazioni di berte, 3-4 giorni fa sul lungomare di Latina ne sono passate più di 10.000. L'anno scorso nello stesso periodo erano state 7.000. È normale che transitino questi contingenti giganteschi di berte, anche molto vicini alla costa. Le persone potevano fotografarle perché erano a 50 – 60 metri dalla battigia. È un fenomeno visibilissimo: anche chi non è esperto si accorge che sta passando questa flotta incredibile di uccelli.

Che cosa potrebbe essere successo agli esemplari morti? Non è la prima volta che accade nella zona

Gli animali che noi abbiamo recuperato erano sani, non avevano ali rotte, non c'era sangue, non erano spennati. Erano completamente integri. Quindi difficilmente quegli animali potrebbero essere morti di stenti o per la cattura accidentale con le reti. Altrimenti si sarebbero dimenati e lacerati. Non c'erano ferite, nulla. Potrebbe essere stato un virus, forse contratto da qualche banco di sardine e alici contaminato. Però altre morie negli ultimi anni si erano già verificate. Due anni fa a Scauri, vicino al Garigliano, si trovarono 300-400 animali morti. E le analisi che vennero fatte all'epoca erano indirizzate verso un'alga tossica, qualcosa che avevano ingerito insieme al pesce. Insieme a ciò che mangiano posso assumere dei patogeni. C'è comunque anche da considerare che 35 individui su quello stormo enorme da 10.000 esemplari può anche essere un numero fisiologico di morti per cause naturali.

Berte minori. Credit: Giuseppe Di Lieto
Berte minori. Credit: Giuseppe Di Lieto

Animali anziani e simili?

Sì. Non è che sono state trovate 1.000 berte, ma 35 su un gruppo da 10.000. È un numero di perdite abbastanza sostenibile innanzi a quel contingente che è passato. È stato un passaggio folle.

Da dove venivano e dove andavano tutti questi uccelli?

Le berte che noi vediamo nel Tirreno centrale dovrebbero appartenere alle colonie di Malta, dell'isola di Gozo e altre isole a sud, che salgono verso di noi. C'è un'altra colonia importante che viene da noi a mangiare ed è quella di Tavolara, in Sardegna, ma visti i numeri sembrerebbe quella maltese, quella più numerosa. Questi animali sono diretti verso le isole pontine, Capri, Procida; vanno lì a nidificare, adesso. Ricordo anche che la berta fa normalmente 400 – 500 chilometri al giorno per mangiare. Le nostre mangiano giù in Tunisia e tornano qua. Stanno fuori anche qualche giorno, si ingozzano per rifocillare i piccoli. È tutto nella normalità della specie. Ma questo fenomeno della moria si ripete da qualche anno ormai; negli ultimi le abbiamo sempre trovate le berte morte, quindi un'indagine un po' più approfondita va fatta. Le carcasse raccolte le abbiamo inviate all'Istituto Zooprofilattico di Latina e attendiamo i risultati. La certezza sulla causa della morte delle berte minori la conosceremo solo dopo l'esame autoptico.

C'è l'enorme problema globale dell'influenza aviaria che sta sterminando intere colonie di uccelli marini, non potrebbe essere coinvolta?

La prima cosa che ci hanno detto i medici veterinari con i quali abbiamo parlato è se avessimo toccato le berte con i guanti, se avessimo messo le mascherine e usato le doppie buste. Questo proprio perché non possiamo escludere l'influenza aviaria. Nel nord dell'Europa ha decimato gli uccelli acquatici e spero che non sia quella. Io non sono un medico veterinario, ma la quantità degli animali transitati e le condizioni di quelli recuperati non farebbero pensare all'influenza aviaria. Però tra una settimana avremo i risultati delle analisi. Abbiamo consegnato gli animali la mattina del 15 maggio all'Istituto Zooprofilattico provinciale di Latina e ci vorranno cinque – sette giorni lavorativi per averli.

Berta minore. Credit: Giuseppe Di Lieto
Berta minore. Credit: Giuseppe Di Lieto

In rete qualcuno ha parlato di possibili problemi con le reti da pesca, cosa ne pensa?

Proprio quest'anno la LIPU ha lanciato la petizione chiamata bycatch, legata alle catture accidentali, che rappresentano un grande problema per le berte. Visto che c'è qualche pescatore in quel tratto di costa – e non solo – che utilizza queste reti a strascico e anche una serie di ami, vorremmo essere sicuri anche che non siano morte per questo motivo.

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