Livelli “altissimi” di proteina dell’Alzheimer scoperti nei neonati sani: potrebbero avere un ruolo inatteso

Livelli ematici molto elevati di p-tau217, una proteina considerata un biomarcatore chiave dell’Alzheimer, sono stati trovati nei neonati sani, suggerendo l’esistenza di un duplice ruolo di questa molecola: non sarebbe solo responsabile della formazione degli accumuli che compromettono la funzionalità dei neuroni e portano alla perdita di memoria e altri sintomi dell’Alzheimer, ma potrebbe essere essenziale nelle prime fasi dello sviluppo celebrale.
È quanto emerge da una nuova ricerca internazionale, guidata dell’Università di Göteborg, in Svezia, che ha analizzato i livelli di p-tau217 nelle diverse fasce di età, analizzando campioni di sangue di oltre 400 persone, tra cui appunto neonati sani, neonati prematuri, giovani adulti, anziani e persone con malattia di Alzheimer.
Normalmente, la proteina tau (non fosforilata) aiuta a mantenere la stabilità delle cellule cerebrali, consentendo la loro comunicazione; quando però viene fosforilata a livello residuo amminoacidico 217, la proteina p-tau-217 modifica la sua funzione, aggregandosi e formando grovigli di tau nel cervello. Questo non accade tuttavia nei neonati, che sono completamente sani nonostante abbiano livelli di p-tau-217 significativamente elevati, che in alcuni casi superano persino le quantità osservate nelle persone con Alzheimer. I dettagli della scoperta sono stati pubblicati in un nuovo studio sulla rivista scientifica Brain Communications.
Neonati sani con alti livelli di p-tau217, la proteina associata all’Alzheimer
Alti livelli di proteina p-tau217, solitamente correlati all’Alzheimer negli adulti e rilevati anche dagli innovativi test diagnostici per la malattia, sono stati trovati anche nei neonati sani, dove sembrano svolgere un ruolo fisiologico ancora non compreso. Precedenti ricerche, basate principalmente su modelli animali, hanno suggerito che la p-tau-17 possa svolgere un ruolo nelle prime fasi dello sviluppo cerebrale, ma la scoperta di quantità che possono persino superare quelle dei pazienti con Alzheimer ha sorpreso i ricercatori.
In particolare, le quantità maggiori di p-tau217 sono state trovate nel sangue dei neonati prematuri, seguiti dai neonati a termine, indicando che più precoce era il parto, superiori erano i livelli di proteina, sebbene tutti i bambini fossero perfettamente sani.
Questi livelli tendono poi a diminuire sensibilmente durante i primi mesi di vita, rimanendo molto bassi negli adulti sani, per poi risalire nelle persone con Alzheimer (senza però raggiungere i livelli altissimi osservati nei neonati prematuri).
I bambini nati prima delle 37 settimane di gestazione “presentavano livelli più elevati della proteina, il che suggerisce un ruolo nel supportare una rapida crescita del cervello in condizioni di sviluppo difficili” hanno precisato gli studiosi.
In altre parole, mentre negli adulti le concentrazioni più elevate di p-tau217 sono associate all’aggregazione della proteina in grovigli di tau e al declino cognitivo, nei neonati, le maggiori quantità andrebbero a promuovere un sano sviluppo cerebrale, aiutando i neuroni a crescere e formare nuove connessioni.
“Ciò suggerisce inoltre che, nella prima infanzia, il cervello abbia una protezione integrata contro gli effetti dannosi della proteina tau, così che i neonati possano tollerare, e persino trarre beneficio, da alti livelli di tau fosforilata senza innescare i danni osservati nell’Alzheimer” hanno aggiunto gli studiosi, evidenziando come i risultati della ricerca possano condurre a una migliore comprensione di questo meccanismo protettivo e contribuire allo sviluppo di cure per l’Alzheimer.
“Crediamo che comprendere come funziona questa protezione naturale e perché la perdiamo con l’età possa offrire una roadmap per nuovi trattamenti – ha affermato il primo autore dello studio, il dottor Fernando Gonzalez-Ortiz dell’Istituto di Neuroscienze e Fisiologia dell’Università di Göteborg – . Riuscendo a capire come il cervello dei neonati tenga sotto controllo la proteina tau, in futuro potremo imitare questi processi per rallentare o addirittura arrestare l’Alzheimer sul nascere”.