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L’inalazione di Fentanil può provocare un devastante danno al cervello: il caso di un uomo di 47 anni

Ricercatori americani hanno diagnosticato il primo caso di leucoencefalopatia tossica scatenata dall’inalazione di Fentanil, potentissimo analgesico utilizzato come oppioide. La condizione determina danni devastanti al cervello ed è spesso mortale. Il caso di un uomo di 47 anni trovato privo di sensi in un albergo.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta è stata diagnosticata una peculiare forma di danno cerebrale causato dal Fentanil (o Fentanyl), un potentissimo oppioide analgesico – fino a 50 volte più dell'eroina e 100 della morfina – che sta provocando una vera e propria ecatombe negli Stati Uniti. Viene infatti utilizzato come droga per gli effetti di stordimento e antidolorifici, ma i rischi di overdose e morte per soffocamento (depressione del sistema respiratorio) sono altissimi. Si parla di decine e decine di migliaia di decessi all'anno, con una stima di oltre 100.000 secondo il Washington Post soltanto nel 2021. Alla luce di questi dati spaventosi sui decessi, potrebbe non sembrare significativo il rilievo di uno specifico danno al cervello, eppure lo è per via del metodo in cui viene utilizzato il Fentanil. I medici, infatti, hanno scoperto che è la sua inalazione a scatenare una patologia chiamata leucoencefalopatia tossica, che colpisce specificatamente la sostanza bianca del tessuto cerebrale.

A diagnosticare e descrivere il primo caso di questa malattia innescata dal “fumo di Fentail” è stato un team di ricerca statunitense guidato da specialisti del Dipartimento di Medicina Interna della Oregon Health & Science University, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Radiologia Diagnostica. Ad essere coinvolto un uomo di 47 anni trovato privo di sensi sul letto di un albergo, con pillole frantumate e una sostanza bianca sparse su un vicino comodino. Trasportato in ospedale, l'uomo appariva completamente stordito e non rispondeva ai comandi vocali, ma si ritraeva agli stimoli dolorifici. Le analisi delle urine iniziali non avevano rilevato nulla, ma in un successivo esame è stato rilevato Fentalin con una concentrazione di quasi 140 nanogrammi per millilitro.

A causa della sintomatologia neurologica il quarantasettenne è stato sottoposto a risonanza magnetica cerebrale, che ha fatto emergere danni estesi al cervello. In particolar modo, è stata rilevata una significativa alterazione nella sostanza bianca sopratentoriale bilaterale, sia nel cervelletto e che nel globo pallido. Come spiegato su The Conversation dal professor Colin Davidson, docente di Neurofarmacologia presso l'Università del Lancashire Centrale (Regno Unito), queste parti del cervello svolgono una funzione cruciale nel movimento e nella coordinazione. I medici coordinati dal professor Christopher O'Eden hanno diagnosticato una leucoencefalopatia tossica, una condizione potenzialmente mortale che può essere scatenate da diversi farmaci. Fra essi i chemioterapici per combattere i tumori, quelli per impedire il rigetto dopo un trapianto di organi e altri contro patologie autoimmuni alla stregua del Lupus. Diversi studi hanno evidenziato una significativa percentuale di decessi nelle persone colpite da questa reazione avversa che distrugge la sostanza bianca. Tra i sintomi figurano confusione, stordimento, perdita di coordinazione e della vista, difficoltà a muoversi, debolezza muscolare e altri. Possono sfociare in coma e morte.

Per il 47enne si è inizialmente valutata anche una possibile infezione, ma alla fine i medici sono giunti alla conclusione che la leucoencefalopatia era stata indotta proprio dall'inalazione del Fentanil. Erano già noti casi innescati dall'eroina, ma questo è stato il primo in letteratura scientifica associato al potente analgesico. Nella maggior parte dei casi chi utilizza il farmaco come droga se lo inietta, ma molti lo fumano / inalano; sapere che può scatenare questo grave danno cerebrale è un'informazione preziosa per i medici e chiaramente anche per i consumatori stessi.

Il paziente dopo alcuni giorni di ricovero è stato in grado di rispondere alle domande a voce e a eseguire i comandi. Dopo circa un mese in ospedale è stato trasferito in una clinica specializzata per la riabilitazione e infine dimesso. Si è ripreso dopo un anno, ma è stato considerato molto fortunato, considerando la letalità della condizione di cui è stato vittima. Il case report “Clinical and neuroradiographic features of fentanyl inhalation-induced leukoencephalopathy” è stato pubblicato sulla rivista scientifica The British Medical Journal.

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