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Le rare ondate di calore estremo come quella del 2022 diventeranno la norma entro il 2100

Anche centrando l’obiettivo dei 2° C dell’Accordo di Parigi sul Clima, entro pochi decenni la frequenza delle ondate di calore estremo diventerà molto maggiore.
A cura di Andrea Centini
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L'estate 2022 sarà ricordata per l'ondata di calore “iperestremo” che ha fatto balzare alle stelle la colonnina di mercurio, distruggendo molteplici record per le temperature massime. In Cina, ad esempio, la cappa di caldo infernale è stata la peggiore nella storia dell'umanità, per durata, intensità, numero di persone coinvolte e vastità dell'area interessata. Ma anche l'Europa è stata flagellata, soprattutto nel mese di luglio, quando ad esempio per la prima volta è stato richiesto il razionamento dell'acqua in un Paese notoriamente piovoso come l'Inghilterra. In Italia, inoltre, da gennaio abbiamo vissuto i 7 mesi più “roventi” della nostra storia, dunque non si esclude che il 2022 possa strappare il primato di anno più caldo di sempre (al 2018) per il nostro Paese. Ma questi valori che oggi risultano eccezionali, nei prossimi decenni potranno diventare la normalità. In altri termini, le ondate di calore come quella di quest'anno e del 2003 non saranno più occasionali, ma decisamente più frequenti, col rischio che possano raddoppiare già entro il 2050.

A determinarlo è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati della prestigiosa Università di Harvard, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Scienze dell'Atmosfera e del Dipartimento di Statistica dell'Università di Washington di Seattle. I ricercatori, coordinati dal professor Lucas R. Vargas Zeppetello, docente presso il Dipartimento di Scienze della Terra e Planetarie dell'ateneo del Massachusetts, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a punto modelli matematici in grado di prevedere l'impatto dei cambiamenti climatici sull'Indice di Calore (Heat Index), una metrica che quantifica l'esposizione al calore per gli esseri umani. I ricercatori hanno determinato che, anche se riusciremo a centrare l'obiettivo (meno virtuoso) dell'Accordo di Parigi sul Clima, cioè limitare entro i 2° C l'aumento delle temperature medie rispetto all'epoca preindustriale, nei prossimi decenni ci sarà comunque un significativo incremento delle ondate di caldo iperestremo.

Secondo i calcoli del professor Zeppetello e colleghi, infatti, l'esposizione a livelli pericolosi dell'Indice di Calore (legato anche all'umidità) entro il 2100 aumenterà probabilmente del 50 – 100 percento in gran parte dei Paesi Tropicali, mentre si stima che aumenterà di un fattore compreso tra 3 e 10 in diverse regioni delle medie latitudini, come Europa, Stati Uniti, Cina e Giappone. Già dal 2050 la frequenza di queste ondate di calore potrebbe raddoppiare in Italia. Ricordiamo che i “livelli pericolosi” indicati dagli esperti prevedono una temperatura di circa 40°, mentre quelli “estremamente pericolosi” sono quelli di poco superiori ai 50°. “Senza riduzioni più nette delle emissioni di quelle ritenute possibili dalla nostra proiezione statistica, è probabile che entro il 2100 molte persone che vivono nelle regioni tropicali saranno esposte a valori di Indice di Calore pericolosamente alti durante la maggior parte dei giorni di ogni anno tipo, e che le ondate di calore considerate una rarità alle medie latitudini diventeranno eventi annuali”, hanno scritto gli scienziati nell'abstract dello studio.

Secondo gli autori dello studio, tra qualche decennio ai tropici non si potranno più svolgere in sicurezza molti lavori all'aperto. Un paradosso considerando che l'Indice di Calore è stato messo a punto per valutare le condizioni di sicurezza di lavori al chiuso in ambienti molto caldi, come ad esempio le grandi caldaie e i forni. I dettagli della ricerca “Probabilistic projections of increased heat stress driven by climate change” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Communications Earth & Environment del circuito Nature.

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