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Le orche in menopausa proteggono i figli maschi ma non le femmine: la spiegazione dei biologi

Un team di ricerca internazionale ha dimostrato che le orche in menopausa proteggono i figli maschi dagli attacchi delle altre orche e dai conflitti in generale, ma lo stesso non succede con le figlie femmine. La possibile ragione evolutiva di questa discriminazione.
A cura di Andrea Centini
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Le orche dopo la menopausa proteggono i propri figli dagli attacchi degli altri esemplari durante le interazioni sociali. L'aspetto interessante di questa scoperta risiede nel fatto che questa protezione è rivolta solo verso i figli maschi e non le femmine, un probabile adattamento evolutivo per permettere la trasmissione dei propri geni a quante più “nuore” possibili. La scoperta potrebbe spiegare anche il ruolo evolutivo della menopausa, cioè la fase della vita che in cui una femmina non è più fertile; questa condizione è presente solo nell'uomo, nelle orche e in pochissime altre specie di cetacei. Il suo significato evolutivo è ancora ampiamente dibattuto dagli esperti.

A dimostrare che le orche in post menopausa proteggono i figli dalle interazioni sociali aggressive è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Centre for Research in Animal Behaviour dell'Università di Exeter (Regno Unito), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Biologia dell'Università di York e del Center for Whale Research di Friday Harbor (Stati Uniti). I ricercatori, coordinati dal professor Charli Grimes, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato circa 7.000 fotografie di una popolazione di orche (Orcinus orca) residenti del Sud, che vive al largo della costa del Pacifico del Nord America ed è tra le più studiate al mondo. Da oltre 50 anni, infatti, i biologi marini le studiano a fondo, provando a carpire i segreti di questo gruppo di delfinidi così intelligenti e sociali (le orche possono vivere in natura per 90 anni), specializzati nella caccia al salmone.

Il professor Grimes e i colleghi si sono concentrati sui graffi e sulle ferite che le orche si procurano durante le interazioni sociali. Sono provocate dalle “scaramucce” con altri esemplari della stessa specie perché questi grandi cetacei odontoceti (con i denti) non hanno predatori naturali; del resto possono raggiungere quasi i 9 metri di lunghezza per 7,5 tonnellate di peso e sono all'apice della catena alimentare, come mostrano anche le predazioni ai danni degli squali bianchi. Analizzando la distribuzione di queste lesioni e i vari rapporti di parentela, gli studiosi hanno determinato che i maschi che vivevano con le proprie madri anziane ne avevano meno degli altri esemplari.

Sostengono che siano proprio le madri a proteggerli, direttamente durante i conflitti con altri gruppi sociali (pod) oppure indirettamente, dando "consigli" su come evitare i pericoli. “Potrebbe essere che usino la loro maggiore conoscenza di altri gruppi sociali per aiutare i loro figli a gestire le interazioni rischiose. Potrebbero segnalare ai loro figli di evitare il conflitto”, ha dichiarato al Guardian il professor Grimes. “O potrebbe essere che siano direttamente coinvolte in un conflitto”, ha chiosato il cetologo, suggerendo che le mamme possano proteggere attivamente i propri pargoli. Del resto le orche maschio sono dei veri e propri cocchi di mamma, vivendo sempre accanto ad esse e venendo nutriti dalle femmine anziane anche quando sono grandi e forti, con più di 50 anni.

“Proprio come negli esseri umani, sembra che le orche femmina più anziane svolgano un ruolo vitale nelle loro società, utilizzando la loro conoscenza ed esperienza per fornire benefici, tra cui la ricerca di cibo e la risoluzione dei conflitti”, ha sottolineato il professor Darren Croft, coautore dello studio. Questo sforzo sarebbe legato alla maggiore possibilità di trasmettere i propri geni ai nipoti. “I maschi possono riprodursi con più femmine, quindi hanno più possibilità di trasmettere i geni della madre. Inoltre, i maschi si riproducono con femmine al di fuori del loro gruppo sociale, quindi l'onere di allevare il piccolo ricade su un altro branco”, ha chiosato Grimes. Tutto questo potrebbe spiegare perché le femmine in post meno pausa avrebbero tutto l'interesse a proteggere i loro figli maschi ma non le femmine.

Recentemente un altro studio dello stesso team di ricerca ha dimostrato che le femmine investono talmente tanto nell'allevamento dei figli maschi da ridurre sensibilmente anche la propria futura capacità riproduttiva, fino a compromettere il proprio stato di salute. I dettagli della nuova ricerca “Postreproductive female killer whales reduce socially inflicted injuries in their male offspring” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Current Biology.

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