111 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Orca attacca e uccide uno squalo bianco: le immagini della predazione che preoccupa gli esperti

I ricercatori italiani del Centro Studi Squali (CSS) ha documentato il letale attacco di un’orca a uno squalo bianco in Sudafrica. Da diversi anni due di questi grandi cetacei sono diventati il terrore per gli squali innanzi alla costa sudafricana, dato che ne attaccano e uccidono diverse specie. Si pensa addirittura che le due orche, Port e Starboard, possano essere esemplari provenienti dalla cattività.
A cura di Andrea Centini
111 CONDIVISIONI
L'attacco dell'orca allo squalo bianco. Credit: Arianna di Bari / Centro Studi Squali / Facebook
L'attacco dell'orca allo squalo bianco. Credit: Arianna di Bari / Centro Studi Squali / Facebook

Un'orca (Orcinus orca) ha attaccato e ucciso uno squalo bianco (Carcharodon carcharias) davanti agli occhi di alcuni scienziati italiani, che hanno potuto documentare a distanza relativamente ravvicinata una delle interazioni predatorie più peculiari del regno animale, tra creature al vertice della catena alimentare. Protagonista dell'assalto uno dei due esemplari maschi ormai ben noti in letteratura scientifica come abilissimi cacciatori di squali: Port e Starboard. Le due orche sono una presenza fissa da diversi anni nelle baie del Sudafrica, in particolar modo a False Bay e Mossel bay, dove hanno dato ampia dimostrazione dell'efficacia della propria tecnica di caccia. Basti sapere che all'inizio dell'anno hanno attaccato e ucciso in sole 24 ore ben 17 squali innanzi a Pearly Beach, tutti esemplari di squalo manzo nasolargo (Notorynchus cepedianus).

Le prede predilette di Port e Starboard sono gli squali squali bronzei (Carcharhinus brachyurus), tuttavia non si fanno scrupoli ad attaccare qualunque specie di selaco di loro gradimento, compreso il "re" di questo gruppo tassonomico, il grande e potente squalo bianco. Attacchi a questa specie erano già stati documentati con droni ed elicotteri in tempi recenti, ma mai erano stati fotografati a distanza ravvicinata come accaduto il 18 Giugno ai ricercatori italiani, durante una spedizione didattica a Mossel Bay. I biologi marini del Centro Studi Squali – Istituto scientifico, un gruppo di ricerca con sede a Massa Marittima in Toscana, erano a bordo dell'imbarcazione White Shark Africa quando hanno registrato la presenza di due squali bianchi, uno di 2,5 metri e uno di circa 3 metri, come indicato in un post su Facebook (questi pesci possono superare anche i 6 metri di lunghezza massima).

Le orche attaccano e uccidono uno squalo bianco. Credit: Sea Search Research & Conservation / screenshot youtube /  https://youtu.be/aK0iqgO_inE / Christian Stopforth
Le orche attaccano e uccidono uno squalo bianco. Credit: Sea Search Research & Conservation / screenshot youtube /  https://youtu.be/aK0iqgO_inE / Christian Stopforth

Verso le 15:00, durante le osservazioni scientifiche, gli studiosi si sono accorti delle due orche, che con la sola presenza sono in grado di far sparire per giorni gli squali da un intero tratto di mare. Uno dei due squali bianchi è fuggito immediatamente in mare aperto, l'altro è invece rimasto braccato da uno dei mammiferi marini, che continuava a perlustrare insistentemente la stessa zona. Una volta avvicinatisi con l'imbarcazione – ad alcune centinaia di metri – i ricercatori hanno potuto documentare l'attacco mortale allo squalo bianco, che come spiegato dagli esperti non ha avuto scampo. “Nei video e foto raccolti è stato anche possibile, essendosi l'orca diretta proprio verso la nostra barca, registrare la presenza nella bocca di un pezzo di carne rosso violaceo, presumibilmente il fegato dello squalo bianco ucciso. Il fegato, insieme al cuore, sono infatti le uniche parti alle quali sono interessate le orche che, con precisione chirurgica, le asportano dal malcapitato squalo, lasciando la carcassa per il resto intatta. Abbiamo fotografato e registrato anche i gabbiani che hanno cominciato a partecipare all’evento, recuperando le parti di fegato in superficie”, ha scritto su Facebook il Team del Centro Studi Squali (CSS), coordinato dai dottori Primo Micarelli e Francesca Romana Reinero.

È interessante notare che sia Port che Starboard hanno la grande pinna dorsale collassata, una caratteristica che si osserva comunemente nelle orche tenute in cattività. Alcuni esperti, come indicato dal CSS, ipotizzano una provenienza non naturale dei due esemplari, che potrebbero essere stati introdotti nell'ambiente dalla cattività. Il primo avvistamento della coppia risale al 2009, ma è stata osservata stabilmente a False Bay a partire dal 2015. Le due orche, spiegano gli scienziati, dal 2017 hanno ucciso una decina di squali bianchi, inoltre sono stati documentati attacchi anche a balene e ad altre specie vulnerabili o prossime alla minaccia.

La presenza dei due grossi delfinidi “sta creando alterazioni ecologiche sempre più evidenti e preoccupanti per lo stato di salute ecologico della costa sudafricana, purtroppo sottoposta anche a problematiche di overfishing e sotto osservazione da parte dei colleghi che, localmente, ne monitorano lo stato di salute”, spiegano gli esperti. Gli squali bianchi sono del resto classificati come vulnerabili (codice VU) nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), come molti altri selaci. Numerose specie sono invece già in pericolo di estinzione; basti sapere che in mezzo secolo a causa della pesca legale e illegale (ad esempio per le pinne) la popolazione globale di questi pesci è stata ridotta del 70 percento.

A sinistra uno dei 17 squali uccisi, a destra una delle orche protagoniste dell'attacco. Credit: Marine Dynamics Conservation Trust / Facebook
A sinistra uno dei 17 squali uccisi, a destra una delle orche protagoniste dell'attacco. Credit: Marine Dynamics Conservation Trust / Facebook

I ricercatori continueranno a monitorare le due orche, nella speranza di riuscire a capire esattamente da dove arrivano e se davvero possa trattarsi di animali liberati in natura. Poiché le ultime orche presenti nei parchi acquatici sono ben note e registrate, potrebbe persino trattarsi di esemplari coinvolti nella ricerca militare, come verosimilmente accaduto per il beluga Hvaldimir, trovato nelle acque della Norvegia tre anni fa con un imbracatura con su scritto “Equipaggiamento di San Pietroburgo”. Recentemente la cosiddetta "balena spia russa" (ma si tratta di un odontocete, un cetaceo coi denti) si è spostata in Svezia e nessuno sa perché. Al momento però sulla provenienza delle due orche non vi è alcuna certezza; trattandosi di animali estremamente intelligenti, potrebbero semplicemente aver adattato il proprio comportamento predatorio alle disponibilità della costa sudafricana.

111 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views