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Le foreste sono diminuite del 60% negli ultimi 60 anni, ora ne abbiamo solo mezzo ettaro a persona

Il calo è pari alla superficie di Italia, Svizzera, Austria, Germania, Belgio e Lussemburgo messi insieme, dovuto alla deforestazione unitamente alla crescita demografica globale.
A cura di Valeria Aiello
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Nel 1960 c’erano 1,4 ettari di foresta per ogni essere umano. Oggi sono soltanto 0,5, con una perdita complessiva del 60% negli ultimi 60 anni. Lo indica uno studio promosso dalla Società giapponese per la promozione della scienza (JSPS) che ha coinvolto un team internazionale di ricerca, i cui risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista scientifica Enviromental Research Letters.

La superficie forestale globale, affermano gli studiosi, è diminuita di 81,7 milioni di ettari (circa la superficie di Italia, Svizzera, Austria, Germania, Belgio e Lussemburgo messi insieme), con una perdita complessiva di 457,3 milioni di ettari rispetto a un guadagno forestale di 355,6 milioni di ettari. “La continua perdita e il degrado delle foreste – spiega il team nel documento – influiscono sull’integrità degli ecosistemi forestali, riducendo la loro capacità di generare e fornire servizi essenziali e sostenere la biodiversità, con un impatto sulla vita di almeno 1,6 miliardi di persone in tutto il mondo, prevalentemente nei Paesi in via di sviluppo, che dipendono dalle foreste per vari scopi”.

I dati mostrano infatti che il calo più consistente si è verificato principalmente nei Paesi a più basso reddito, soprattutto nei tropici, mentre i guadagni maggiori sono stati registrati prevalentemente nei Paesi extratropicali a reddito più alto, rivelando come con il rafforzamento della conservazione delle foreste nelle aree più sviluppate, la perdita di foreste venga dirottata nei paesi meno sviluppati, spinta dalla necessità di reddito di questi ultimi a fronte della dipendenza dei Paesi a più alto reddito dai prodotti forestali tropicali.

Tale fenomeno, insieme all’aumento della popolazione globale (4,68 miliardi) nel periodo, ha determinato una perdita di foresta pro capite di oltre il 60% dal 1960 al 2019, con un tasso di declino accelerato negli ultimi decenni.

Il gruppo di lavoro, guidato dallo scienziato ambientale Ronald Estoque del Forestry and Forest Products Research Institute di Tsukuba, in Giappone, ha attinto ai dati globali sull’uso del suolo per tracciare il cambiamento nella copertura forestale globale, mostrando come i risultati supportino la teoria della transizione forestale, ovvero l’osservazione secondo cui, quando il reddito aumenta all’interno dei Paesi poveri, la deforestazione cresce fino a un certo punto, per poi iniziare a diminuire.

Nel contesto della sostenibilità globale, dei cambiamenti climatici e della conservazione della biodiversità, gli studiosi evidenziano la necessità di rafforzare gli sforzi globali sia per ridurre la deforestazione e il degrado forestale, sia per migliorare il ripristino delle foreste e la conservazione per almeno appiattire la curva di perdita di foreste nel mondo. “In particolare – concludono – i programmi di politica forestale internazionale devono rivedere e riprogettare il commercio forestale globale dei paesi a basso reddito per contribuire a migliorare la loro capacità di ridurre al minimo o porre fine alle loro perdite forestali”.

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