La salute del nostro cuore si può capire dagli occhi: il nuovo metodo per misurare l’invecchiamento

Uno sguardo negli occhi potrebbe bastare per capire quanto stiamo invecchiando davvero e quanto è sano il nostro cuore. È quanto emerge da una nuova ricerca condotta dalla canadese McMaster University e dal Population Health Research Institute (PHRI), pubblicata su Science Advances. Lo studio suggerisce che una semplice scansione della retina potrebbe, in futuro, diventare un potente strumento non invasivo per valutare la salute cardiovascolare e perfino l'età biologica di una persona.
La retina, quella sottile membrana che riveste il fondo dell'occhio, è un concentrato di minuscoli vasi sanguigni. Osservarla significa, di fatto, osservare da vicino il sistema vascolare umano. Come spiega Marie Pigeyre, docente di Medicina alla McMaster e autrice senior dello studio, "i cambiamenti nei vasi sanguigni della retina spesso rispecchiano quelli che avvengono nei piccoli vasi di tutto il corpo". È un'idea che la medicina esplora da tempo, ma ora i ricercatori canadesi sembrano aver fatto un passo avanti decisivo, collegando le immagini retiniche con dati genetici e analisi del sangue per individuare i meccanismi molecolari che legano l'invecchiamento ai danni vascolari.
L'occhio come finestra sui processi biologici del corpo
Per ottenere risultati affidabili, il team ha analizzato retine, geni e campioni di sangue di 74.434 individui provenienti da quattro grandi studi internazionali: il Canadian Longitudinal Study on Aging (CLSA), il Genetics of Diabetes Audit and Research Tayside Study (GoDARTS), la UK Biobank (UKBB) e il Prospective Urban Rural Epidemiological (PURE).

Dall'incrocio dei dati è emerso come le persone con vasi retinici meno ramificati e più semplici avevano, in media, una maggiore probabilità di soffrire di malattie cardiovascolari. Questi stessi individui mostravano anche segni biologici di invecchiamento accelerato, tra cui livelli più alti di infiammazione e una ridotta aspettativa di vita. In pratica, la struttura dei vasi dell'occhio può raccontare molto non solo sullo stato di salute del cuore, ma anche sulla velocità con cui il corpo sta degradando nelle sue funzioni.
In futuro possibili test rapidi per prevedere l'invecchiamento
Oggi, valutare rischi legati all'età come infarto, ictus o demenza richiede una lunga serie di esami, spesso invasivi e costosi, se non si riesce a passare dalla Sanità pubblica. Secondo gli autori della ricerca, però, il perfezionamento dell'analisi oculare potrà offrire uno strumento diagnostico più rapido per ottenere una prima indicazione riguardo lo stato di salute cardiovascolare di un paziente.
Al momento si tratta ancora di un'ipotesi, ma non così lontana dalla realtà. La tecnologia per analizzare la retina in modo dettagliato è già ampiamente diffusa nei centri oculistici e basterebbe integrare i risultati di queste immagini con algoritmi di analisi genetica e biomarcatori del sangue per ottenere un profilo di rischio personalizzato. I biomarcatori, va ricordato, sono elementi biologici presenti in un organismo e che vengono presi come parametri di riferimento per ottenere informazioni riguardo lo stato di salute o i processi fisiologici in atto (i livelli di glucosio nel sangue, per esempio, sono un biomarcatore per monitorare il diabete).

Naturalmente, gli esperti precisano che questi esami non dovranno sostituire le valutazioni cliniche tradizionali. "Per ora le scansioni retiniche sono solo una parte del quadro complessivo", sottolineano gli autori, "ma potrebbero diventare uno strumento rapido e accessibile per individuare i soggetti a rischio".
I segreti molecolari del decadimento corporeo
L'aspetto forse più innovativo della ricerca è il collegamento tra alterazioni visibili nei vasi della retina e molecole specifiche nel sangue. Analizzando i biomarcatori ematici e i dati genetici, gli studiosi hanno identificato alcune proteine chiave coinvolte nei processi di infiammazione e nel deterioramento vascolare. Tra queste spiccano MMP12 e IgG-Fc recettore IIb, due proteine associate ai danni da invecchiamento dei vasi sanguigni. Comprendere il loro ruolo potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi farmaci capaci di rallentare l'invecchiamento vascolare, ridurre il rischio di malattie cardiovascolari e, potenzialmente, prolungare la vita. "Le nostre scoperte individuano possibili bersagli terapeutici per migliorare la salute dei vasi e aumentare la longevità", conclude Pigeyre.