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La pelliccia dei bradipi potrebbe salvare milioni di vite umane ogni anno

Sulla pelliccia dei bradipi si trovano alghe, funghi, batteri, insetti e molti altri organismi, ma questi magnifici animali non sviluppano praticamente mai infezioni. I ricercatori potrebbero aver scoperto il loro segreto, che in futuro potrebbe proteggere anche l’uomo dai superbatteri.
A cura di Andrea Centini
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Potrebbe sembrare incredibile, ma nella pelliccia dei bradipi potrebbe nascondersi il segreto per combattere una delle emergenze sanitarie globali che preoccupa di più gli esperti, la diffusione dei cosiddetti “superbatteri” resistenti agli antibiotici. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) entro il 2050 circa 10 milioni persone all'anno potrebbero perdere la vita a causa di queste infezioni mortali, che già oggi ogni anno sono responsabili di circa 1,3 milioni di vittime in tutto il mondo. Una delle ragioni risiede nell'uso sconsiderato degli antibiotici – l'Italia è considerata “maglia nera” in Europa – che favorisce la resistenza dei microorganismi a questi preziosissimi farmaci. In futuro potremmo non avere più antibiotici in grado di tenere a bada i superbatteri; semplici ferite – così come piccoli interventi chirurgici – potrebbero trasformarsi in un rischio letale. Ecco perché i ricercatori sono sempre a caccia di nuove molecole in grado di combattere l'antibioticoresistenza.

L'idea di rivolgersi ai bradipi, e in particolar modo alla loro pelliccia, è venuta al team del dottor Max Chavarria, un ricercatore dell'Università del Costa Rica, Paese dove vivono due specie di questi affascinanti mammiferi: i bradipi variegati (Bradypus variegatus) e i bradipi ditattili di Hoffmann (Choloepus Hoffmanni), così chiamati per il numero di unghie, che questi meravigliosi animali – i preferiti del celebre naturalista britannico Sir David Attenborough – utilizzano per arrampicarsi sugli alberi. Questi animali dall'iconica lentezza hanno infatti pellicce stracolme di altri organismi, un vero e proprio ecosistema su un essere vivente, che ovviamente deve essere “tenuto a bada” per non scatenare potenziali malattie. “Se guardi la pelliccia del bradipo, c'è del movimento: vedi falene, vedi diversi tipi di insetti…un habitat molto esteso”, ha dichiarato all'Agence France Presse (AFP) il dottor Chavarria, ricercatore dell'Università del Costa Rica. Sono inoltre presenti alghe – che servono anche per mimetizzarli -, funghi e molteplici batteri. Insomma, è un posto molto affollato. “Ovviamente quando c'è coesistenza di molti tipi di organismi, ci devono essere anche sistemi che li controllano”, ha affermato lo scienziato.

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Per capire di cosa potesse trattarsi, il ricercatore e i suoi colleghi hanno preso campioni di pelliccia da una trentina di esemplari (sia tridattili che didattili) feriti e curati presso un rifugio per la fauna selvatica, lo Sloth Sanctuary – in passato conosciuto come Aviarios del Caribe – fondato nel 1992 da Judy Avey-Arroyo e suo marito Luis Arroyo. Dalle analisi di laboratorio sono stati identificati nove ceppi di batteri dei generi Brevibacterium e Rothia che producono molecole in grado grado di contrastare le malattie, dei veri e propri antibiotici naturali. La loro efficacia è incredibile, se si considera il numero di bradipi con infezioni giunti al centro di recupero del Costa Rica negli ultimi tre decenni. “Non abbiamo mai ricevuto un bradipo malato, che ha una patologia”, ha dichiarato la signora Avey all'AFP. “Abbiamo ospitato bradipi rimasti ustionati dalle linee elettriche e con un braccio completamene distrutto…ma senza infezione. Penso che forse nei 30 anni (da quando siamo aperti), abbiamo visto cinque animali che sono entrati con una ferita infetta. Quindi questo ci dice che sta succedendo qualcosa nel loro ecosistema corporeo”, ha aggiunto la fondatrice del rifugio. Fino ad oggi hanno ospitato e curato circa mille esemplari.

L'idea è che se i bradipi sono protetti dalle infezioni legate ai molteplici organismi che vivono su di essi, allora questa capacità potrebbe essere trasferita anche all'essere umano, sfruttando le molecole antibiotiche che vengono prodotte naturalmente sulla loro pelliccia. Ma arrivare a un nuovo antibiotico è un processo lungo e costosissimo. I ricercatori del Costa Rica hanno appena iniziato la loro “caccia”, tuttavia ciò che hanno scoperto è promettente e potrebbe avere realmente un risvolto positivo nell'ambito clinico. In Italia ogni anno oltre mezzo milione di persone sviluppa infezioni in ospedale – ad esempio a seguito di un intervento chirurgico – e circa 8mila perdono la vita per esse. In futuro, secondo le stime dell'OMS, questi numeri saliranno sensibilmente: solo per l'Italia si stimano 450mila vittime. Un aiuto prezioso potrebbe arrivare proprio dagli splendidi bradipi, ma prima è importante capire con quali molecole si ha a che fare.

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