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La muffa in casa è più pericolosa di quanto pensi: i segnali a cui fare attenzione

La muffa domestica non è solo un problema estetico: può causare disturbi respiratori come asma, infiammazioni nasali, allergie e perfino polmoniti da ipersensibilità. Tosse persistente e fiato corto sono segnali da non ignorare, spesso legati alla presenza di umidità e muffa in casa.
A cura di Valeria Aiello
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La muffa in casa è un problema spesso sottovalutato, ma che può avere conseguenze che vanno ben oltre l’aspetto estetico degli ambienti: può provocare disturbi respiratori come asma, allergie, infiammazioni nasali e perfino patologie polmonari che spesso non vengono ricondotte in maniera diretta alla presenza di muffa domestica.

Particolare attenzione è ora rivolta alle polmoniti da ipersensibilità, una condizione infiammatoria caratterizzata da sintomi come tosse persistente, fiato corto e sensazione di stanchezza fisica e mentale, che possono peggiorare nel tempo se l’esposizione agli agenti irritanti non viene eliminata. Un nuovo studio ha approfondito il ruolo della muffa come fattore scatenante di questa condizione, evidenziando come la proliferazione di muffe in ambienti domestici umidi possa essere collegata a un caso di polmonite da ipersensibilità su quattro.

La muffa in casa può causare polmoniti da ipersensibilità

La muffa in casa può rappresentare un serio rischio per la salute respiratoria: l’umidità che può trasformare bagni, camere da letto, cucine ma anche i condizionatori d’aria in luoghi dove le muffe trovano le condizioni ideali per proliferare, favorisce insieme al caldo la produzione di spore che si liberano nell’aria e che, attraverso la stessa, contaminano gli ambienti circostanti.

L’inalazione di queste spore può causare diversi problemi respiratori, tra cui la polmonite da ipersensibilità, una condizione che provoca una tosse persistente e altri sintomi, come fiato corto e affaticamento. Ciononostante, l’esposizione alla muffa è una causa spesso trascurata di polmonite da ipersensibilità, che solitamente viene ricondotta all’inalazione di polveri tossiche, in particolare nei soggetti che lavorano con sostanze in grado di scatenare reazioni di ipersensibilità.

A chiarire il ruolo dell’esposizione alla muffa domestica come fattore scatenante della polmonite da ipersensibilità è stata un’indagine guidata dai ricercatori l’University of Texas Southwestern Medical Center, secondo cui un caso su quattro di polmonite da ipersensibilità diagnosticata in Texas possa essere collegato alla muffa presente nelle case dei pazienti. Nello studio, pubblicato su Plos One, i ricercatori hanno esaminato le cartelle cliniche di 231 pazienti con una diagnosi di polmonite da ipersensibilità tra il 2011 e il 2019: di questi, 54 erano stati esposti a muffe all’interno delle loro abitazioni.

Il 90% dei pazienti presentava una malattia fibrotica e quasi il 41% necessitava di ossigenoterapia – hanno precisato gli studiosi – . Le posizioni più comuni della muffa all'interno delle loro case includevano il bagno (16,7%), la camera da letto (18,5%) e l’unità di aria condizionata centralizzata (22,2%), solitamente a seguito di perdite da tubature o infiltrazioni dal tetto. Diciotto pazienti (33,3%) avevano più di un’ambiente con muffa in casa e 8 pazienti (14,5%) più di due ambienti con muffa”.

Tra coloro che hanno eliminato l’esposizione alla muffa, il 12,2% ha riscontrato un netto miglioramento della capacità polmonare nel giro di pochi mesi, inclusi i pazienti con malattia fibrotica, tradizionalmente considerati meno responsivi. “La muffa domestica rappresenta una causa poco riconosciuta ma modificabile di polmonite da ipersensibilità” hanno aggiunto gli studiosi, suggerendo ai medici di tenere in considerazione l’esposizione alle muffe nei pazienti sintomi respiratori compatibili con la polmonite da ipersensibilità.

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