Il virus del vaiolo delle scimmie rilevato per la prima volta nei testicoli
Per la prima volta il virus del vaiolo delle scimmie (monkeypox) è stato rilevato nei testicoli di primati non umani infettati. Il patogeno è stato identificato negli organi sessuali non solo durante la fase acuta dell'infezione, ma anche in convalescenza, fino a 37 giorni di distanza dal superamento della crisi. Questa scoperta è considerata dagli esperti molto significativa poiché può fornire una spiegazione alla trasmissione sessuale della patologia, storicamente non contemplata tra le vie privilegiate della diffusione virale, ma comunque ritenuta centrale nella recente e anomala epidemia di vaiolo delle scimmie, che si è estesa a Paesi in cui il virus normalmente non circola. Una serie di studi pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Eurosurveillance del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) ha rilevato che la maggior parte dei casi dell'epidemia coinvolge uomini che hanno avuto rapporti sessuali con altri uomini. È doveroso sottolineare che il vaiolo delle scimmie non è affatto una malattia che riguarda squisitamente le comunità omosessuali e LGBT, tutti infatti sono esposti al medesimo rischio. I dati indicano solo che la trasmissione sessuale è una via privilegiata di trasmissione e il nuovo studio ne spiega la possibile ragione.
A rilevare il virus del vaiolo delle scimmie nei testicoli di primati non umani infettati è stato un team di ricerca americano dello United States Army Medical Research Institute of Infectious Diseases (USAMRIID), il principale organo dell'esercito statunitense dedicato alla ricerca di contromisure contro potenziali armi biologiche. Gli scienziati coordinati dal dottor Xiankun Zeng hanno scoperto il monkeypox in macachi cinomolghi (Macaca fascicularis), conosciuti anche come macachi di Buffon e macachi mangiatori di granchi in inglese. I ricercatori hanno analizzato istologicamente tessuto testicolare “d'archivio” e non fresco, ma comunque significativo della presenza del virus. Come indicato, il patogeno è stato rilevato sia nei testicoli di macachi durante la fase acuta dell'infezione che in esemplari in convalescenza, con la malattia in attenuazione. “Abbiamo rilevato il virus del vaiolo delle scimmie nelle cellule interstiziali e nei tubuli seminiferi dei testicoli, nonché nel lumina epididimale, che sono i siti di produzione e maturazione degli spermatozoi”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Zeng.
È interessante notale che in alcuni macachi il virus del vaiolo delle scimmie era rilevabile nei testicoli quando non era più presente nelle lesioni cutanee guarite e nella maggior parte degli altri tessuti, fino a 37 giorni di distanza dalla fase acute dell'infezione. Ciò suggerisce che il patogeno, esattamente come avviene per i virus di alcune febbri emorragiche (come Ebola, Marburg e Nipah) può persistere in specifici dove il sistema immunitario è soppresso, come appunto i testicoli, gli occhi e il cervello negli esseri umani, spiegano gli autori dello studio. “I nostri dati forniscono prove che il virus del vaiolo delle scimmie può essere presente nello sperma durante le fasi acute e convalescenti della malattia nei macachi mangiatori di granchi. Sembra plausibile, quindi, che la trasmissione umana nei pazienti maschi convalescenti possa avvenire attraverso lo sperma”, ha aggiunto Zeng, trovando una possibile prova della trasmissione sessuale durante l'attuale epidemia.
Ad oggi, secondo gli ultimi dati dell'ECDC, in circa 30 Paesi dell'area dell'Unione Europea e SEE sono stati rilevati oltre 20.500 casi di vaiolo delle scimmie. I Paesi più colpiti sono Spagna (7.239), Francia (4.084), Germania (3.651), Paesi Bassi (1.226) e Portogallo (920), seguiti dall'Italia con poco meno di 900 casi, la maggior parte dei quali concentrati in Lombardia. Poiché il nuovo studio è stato condotto su tessuto testicolare d'archivio e non fresco saranno necessarie ulteriori indagini per determinare se il virus rilevato durante la convalescenza sia ancora infettivo, dopo la guarigione delle lesioni cutanee. Il contatto con queste lesioni rappresenta infatti la via principale di trasmissione. I dettagli della ricerca “Retrospective detection of monkeypox virus in the testes of nonhuman primate survivors” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature Microbiology.