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Il ghiacciaio dell’Apocalisse si sta sciogliendo irreversibilmente: rischiamo la catastrofe globale

Secondo i ricercatori, potrebbe sciogliersi in pochi decenni, innalzando sensibilmente il livello del mare.
A cura di Valeria Aiello
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Ricercatori come David Holland, un esperto in scienze dell’atmosfera, stanno correndo contro il tempo per capire quale sarà il destino di un enorme ghiacciaio dell’Antartide occidentale che si è guadagnato l’inquietante soprannome di ghiacciaio dell’Apocalisse (o del giorno del giudizio, Doomsday Galcier) perché il suo scioglimento potrebbe far salire il livello dei mari di diversi catastrofici centimetri.

Gli studi finora condotti dimostrano che il ghiacciaio Thwaites (questo il suo nome ufficiale) potrebbe già aver superato il punto di non ritorno, sciogliendosi irreversibilmente. “Potrebbe crollare rapidamente, nel giro di pochi decenni, o potrebbero passare secoli” ha spiegato Holland in una nuova intervista ad Axios, contattato via telefono satellitare mentre si trova a bordo di un nave rompighiaccio diretta verso l’Antartide occidentale, da dove condurrà uno studio per comprendere meglio cosa sta accadendo nell’area dove la massa continentale ghiacciata incontra il fondale marino. Sarà lì che le condizioni ambientali di temperatura e i livelli di salinità diranno agli scienziati a quale velocità il ghiacciaio si sciogliendo e se il processo sta riguardando anche la base della piattaforma glaciale.

Nel 2014, la NASA ha riferito che la perdita di ghiaccio marino dell'’Antartide occidentale era “inevitabile” e nel 2021 gli esperti di un team internazionale di ricerca di cui Holland fa parte hanno scoperto che il ghiacciaio è più instabile di quanto si pensasse, rilevando la presenza di nuove crepe nell’area orientale di Thwaites. Secondo questo gruppo di scienziati, parti di questa piattaforma potrebbero crollare in meno di cinque anni, accelerando il movimento del ghiaccio interno verso il mare fino a causare un significativo innalzamento del livello dei mari.

La scoperta di queste nuove crepe ha sollevato ulteriori preoccupazioni sullo stato complessivo del ghiacciaio, in quanto in precedenza igli studiosi ritenevano che quest’area fosse più stabile di quella occidentale, ovvero dove Holland è attualmente diretto. “Il Thwaites occidentale si muove più velocemente, è molto più profondo e penetra maggiormente nell'entroterra- ha  affermato il ricercatore – . L’unico modo per sapere davvero quanto sta accadendo è attraverso questa ricerca”.

Holland e il team di scienziati e ingegneri che saranno sul posto prevede di effettuare delle perforazioni per generare pozzi attraverso cui osservare l’acqua sottostante. Il gruppo di ricerca utilizzerà anche dei piccoli sottomarini senza equipaggio per effettuare alcune misurazioni sotto il ghiacchio e saperne di più sulle correnti oceaniche in aree critiche per la stabilizzazione del ghiacciaio. Se le temperature appena sotto la piattaforma saranno sopra lo zero, la stessa si scioglierebbe dal basso: questo è quanto si è già verificato in alcune aree dello Thwaites, sulla base di letture satellitari e gli studi sul campo condotti finora.

Se questo sarà confermato, il processo di fusione rischierebbe di trascinarsi dietro gli altri ghiacciai del sistema di cui fa parte, determinando lo scioglimento di miliardi di tonnellate di ghiaccio che potrebbero far innalzare il livello del mare anche di 3 metri, in una catastrofe che riscriverebbe i confini globali. Città come New York, Mumbai, Venezia e Miami finirebbero per essere sommerse, e finirebbero sott’acqua anche intere regini dell’Olanda, del Vietnam e diverse isole.

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