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Il caldo estremo in Europa ha causato più di 70.000 morti nel 2022

Lo indicano i risultati di un nuovo studio pubblicato su The Lancet che ha rivisto al rialzo le stime iniziali della mortalità associata alle temperature record nel continente europeo.
A cura di Valeria Aiello
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Il caldo estremo dell’estate 2022 in Europa ha fatto molte più vittime di quanto inizialmente stimato. Lo indicano i risultati di un nuovo studio pubblicato su The Lancet Regional Health – Europe dai ricercatori del Barcellona Institute for Global Health (ISGlobal), secondo cui le temperature record registrate nel continente europeo lo scorso anno potrebbero aver causato più di 70.000 morti. Lo stesso team, in uno studio precedente, aveva stimato in 62.832 il numero di morti premature legate al caldo del 2022, pur riconoscendo che l’uso di dati settimanali, allora utilizzati per l’analisi, avrebbe potuto sottostimare l’impatto del caldo sulla mortalità.

Nella nuova analisi, i ricercatori hanno quindi voluto quantificare l’errore derivante dall’utilizzo di quei dati, impiegando serie temporali giornaliere di temperatura e mortalità per rivedere il carico di mortalità attribuito alle temperature record registrate nel 2022. Ciò ha evidenziato che il tasso di mortalità correlato al caldo era stato sottostimato del 10,28%, il che significa che l’effettivo carico di mortalità correlato al caldo del 2022, stimato utilizzando i dati giornalieri, è stato di 70.066 decessi, e non 62.862 morti come inizialmente calcolato.

Uno dei principali ostacoli agli studi epidemiologici su larga scala che analizzano gli effetti sulla salute a breve termine delle temperature ambientali è l’accesso limitato alle cartelle cliniche quotidiane in molti paesi, regioni e città – hanno osservato gli autori dello studio – . Una possibile soluzione per aggirare questo problema sarebbe l’uso di serie temporali settimanali o mensili di risultati sanitari, che sono più facilmente disponibili in accesso aperto a causa del minor livello di disaggregazione temporale”.

Tuttavia, rispetto alle serie temporali mensili, che restituiscono dati troppo approssimativi per essere utilizzati allo scopo di stimare gli effetti sanitari a breve termine delle temperature ambientali sulla mortalità umana, i ricercatori hanno osservato che l’uso delle serie settimanali rappresenta comunque una buona approssimazione della stima. “Pertanto – hanno concluso gli studiosi – questo approccio può essere adottato per integrare le reti di dati esistenti, su larga scala e ad accesso limitato, e per facilitare l’accesso ai dati per la ricerca, la traduzione e l’elaborazione delle politiche utilizzando fonti di dati complementari non esplorate fino ad oggi”.

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