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Enorme fossa piena di morti di peste emersa durante scavi edili: trovati centinaia di scheletri

Una fossa con centinaia di scheletri ammassati è stata trovata a Norimberga durante gli scavi per costruire una casa di riposo. Secondo gli esperti è un enorme cimitero per morti di peste, probabilmente il più grande d’Europa. Potrebbero esserci i resti di oltre 1.500 persone.
A cura di Andrea Centini
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Parte degli scheletri trovati nella fossa comune. Credit: In Terra Veritas
Parte degli scheletri trovati nella fossa comune. Credit: In Terra Veritas

Nel cuore della città di Norimberga, in Germania, gli archeologi hanno scoperto quello che si ritiene essere il più grande luogo di sepoltura per morti di peste in Europa. Al momento sono stati trovati centinaia di scheletri, ma le dimensioni di questo enorme cimitero perduto – un'enorme fossa scavata in piena emergenza – suggeriscono che possano esservi i resti di 1.500 persone o più. Il sito archeologico è stato scoperto per caso nel centrale quartiere di St. Johannis, durante gli scavi per la realizzazione di una casa di riposo per anziani. Documenti storici riportavano che proprio in questa zona sarebbe stato realizzato un cimitero per appestati, molto probabilmente quello riemerso. Al momento risulta essere uno dei più grandi dell'intera Germania, ma le stime degli esperti, tra i quali quelli di In Terra Veritas, indicano che potrebbe trattarsi del più esteso del Vecchio Continente nel suo genere.

In base alle prime indagini al radiocarbonio gli esperti stimano che la fossa stia stata realizzata nella prima metà del XVII secolo, cioè tra il 1.600 e il 1.650 dopo Cristo. Non è dunque legata alla famigerata “Peste Nera” che attorno al 1.350 fece una vera e propria strage in Europa, uccidendo decine di milioni di persone. All'epoca la diffusione dell'infezione, trasmessa dal morso delle pulci infettate dal batterio Yersinia pestis e dall'esposizione ai fluidi corporei di animali malati, fu provocato da un atto terroristico dei tartari, che lanciarono i cadaveri dei soldati morti per peste nella città di Caffa per sopraffarla durante l'assedio (i sopravvissuti trasferirono la malattia in tutta Europa). Ma la peste ha colpito a più riprese nel corso dei secoli, dando vita ad altre epidemie significative nel Vecchio Continente, tra cui quella che ha falcidiato gli abitanti di Norimberga. Secondo gli esperti che stanno studiando il sito, probabilmente il cimitero è legato a un'ondata di peste registrata tra il 1632 e il 1633. Secondo i documenti storici all'epoca morirono di peste esattamente 15.661 persone, un terzo dei residenti della città.

“Questa scoperta ha un grande significato ben oltre i confini della regione. Documenti storici mostrano che i cimiteri della peste erano situati ‘fuori' dalla città, in direzione di Rochusfriedhof e St. Johannis. Quello di St. Johannis sembra essere stato ritrovato. Le tombe contengono i resti mortali di bambini e anziani, uomini e donne; la peste non si fermò al sesso, all'età o allo status sociale”, ha dichiarato il sindaco di Norimberga Marcus König. “Ora, per la prima volta, è possibile effettuare un'analisi empiricamente affidabile di un ampio gruppo di popolazione di questo periodo per una città importante come Norimberga. Inutile dire che questo ritrovamento storicamente e archeologicamente significativo deve essere trattato con sensibilità e in modo appropriato”, ha aggiunto il sindaco.

Come emerso dai primi rilievi, alcuni degli scheletri presentano una colorazione verde, a causa di una fabbrica di rame che ha riversato rifiuti nell'area. Molti resti sono invece distrutti, verosimilmente a causa delle onde di pressione provocate dai massicci bombardamenti degli alleati sulla città durante la Seconda Guerra Mondiale. A causa dei rischi di contagio, i cadaveri degli appestati dovevano essere “smaltiti” il più velocemente possibile, per questo si costruivano queste enormi fosse comuni senza prestare attenzione ai comuni riti cristiani. In un caso, come evidenziato dallo Spiegel, gli archeologi guidati dalla dottoressa Melanie Langbein e dal capo antropologo Florian Melzer hanno trovato sette scheletri ammassati uno sopra l'altro, mentre i bambini venivano spesso schiacciati tra i corpi degli adulti. Alcuni cadaveri sono stati sepolti da vestiti, altri invece avevano addosso solo un panno, per questo sono stati trovati numerosi oggetti come bottoni, occhielli, fibbie e altri elementi associati al vestiario.

Non sono stati ancora condotti esami specifici sulla peste, ma i ricercatori si dicono certi che troveranno le “tracce” del batterio Yersinia pestis una volta analizzato il DNA delle ossa. Un ritrovamento del genere può dare molte informazioni preziose su come viveva la gente dell'epoca, per questo tutti i corpi estratti saranno studiati con cura. Lo scavo comporterà inevitabilmente dei disagi alla costruzione dell'infrastruttura, ma gli esperti faranno il possibile per condurre studi archeologici accurati e garantire i tempi di consegna della casa di riposo.

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