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I ragni marini possono rigenerare intestino, organi riproduttivi e arti dopo l’amputazione

Attraverso controversi esperimenti ricercatori tedeschi hanno dimostrato le straordinarie capacità rigenerative dei ragni marini Pycnogonum litorale, in grado di far ricrescere la parte posteriore del corpo se amputata. Ma solo nei giovani.
A cura di Andrea Centini
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Un ragno marino. Credit: wikipedia
Un ragno marino. Credit: wikipedia

I ragni marini non solo sono in grado di rigenerare i propri arti staccati, come avviene in altri artropodi, ma possono far ricrescere intere sezioni della parte posteriore del proprio corpo. Ciò comprende parti come l'intestino, l'ano, gli organi riproduttivi, le zampe e la muscolatura. È una scoperta straordinaria che getta nuova luce sulle capacità rigenerative nel Regno Animale, molto variabili a seconda del gruppo tassonomico interessato. Molti vermi platelminti e anellidi, ad esempio, sono in grado di far ricrescere l'intero corpo a partire da un singolo frammento di tessuto, mentre una lumaca marina giapponese può rigenerare l'intero corpo a partire dalla testa mozzata, che può auto-mutilarsi all'occorrenza. Nei vertebrati questa capacità è limitata solo a pelle, fegato e pochissimo altro. Un'eccezione è rappresentata dalle lucertole, che possono rigenerare la propria coda dopo averla perduta (anche volontariamente per “distrarre” un predatore). Ma nessun vertebrato può fare ciò che è stato osservato nei ragni marini.

A scoprire che questi affascinanti artropodi sono in grado di far ricrescere un'ampia porzione della parte posteriore del corpo (dopo l'amputazione) è stato un team di ricerca tedesco guidato da scienziati dell'Istituto di biologia dell'Università Humboldt di Berlino, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della sezione di Citologia e biologia evolutiva – Istituto e museo zoologico dell'Università di Greifswald. Gli scienziati, coordinati dal professor Gerhard Scholtz, docente presso l'istituto di Zoologia comparata presso l'ateneo berlinese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto alcuni controversi esperimenti con esemplari di Pycnogonum litorale, un artropode marino appartenente alla famiglia dei Pycnogonidae (i ragni marini) che vive nell'Oceano Atlantico settentrionale, nel Mediterraneo occidentale e nel Canale della Manica. È una specie di piccole dimensioni che si trova dalle zone di bassa marea fino a 400 metri di profondità.

Pycnogonum litorale, la specie di ragno marino coinvolta nello studio. Credit: Phys
Pycnogonum litorale, la specie di ragno marino coinvolta nello studio. Credit: Phys

Il professor Scholtz e colleghi hanno condotto esperimenti di mutilazione con 23 ragni marini (sia giovani che adulti), ai quali sono state amputate diverse sezioni della parte posteriore. Dalle osservazioni è emerso che nessuno degli esemplari adulti ha fatto ricrescere organi o tessuti dalle parti amputante, mentre la ricrescita è stata osservata in 14 giovani, che è stata completa o quasi a seconda dei casi. Tra le parti che si sono rigenerate dopo l'amputazione vi sono state le zampe (anche se due su quattro), l'intestino posteriore, l'ano, la muscolatura e gli organi riproduttivi, gonopori femminili e gonopodi maschili. Dopo il “trattamento” 16 ragni giovani sono stati anche in grado di fare la muta, il processo che consente agli animali con esoscheletro di crescere in dimensioni. Nessun adulto l'ha fatta. Anche se le amputazioni sono diventate permanenti negli esemplari adulti, alcuni sono rimasti in vita anche 2 anni dopo la sperimentazione. Nel complesso il 90 percento dei ragni marini è sopravvissuto alle amputazioni.

Pycnogonum litorale. Credit: wikipedia
Pycnogonum litorale. Credit: wikipedia

I ricercatori ritenevano che artropodi come i ragni marini non sarebbero stati in grado di rigenerare parti così significative del corpo proprio a causa dell'esoscheletro, pur essendo noto che alcuni granchi quando sono in difficoltà possono perdere le zampe e farle ricrescere in un secondo momento. “Nessuno se lo aspettava. Siamo stati i primi a dimostrare che questo è possibile”, ha dichiarato il professor Scholtz in un comunicato stampa. Gli autori dello studio ritengono che a guidare il sorprendente meccanismo di rigenerazione possano esservi delle cellule staminali pluripotenti, pronte a differenziarsi in tutti (o quasi) i tessuti necessari per sostituire le parti amputate. Ma le esatte ragioni non sono note. Nei successivi studi, che verosimilmente coinvolgeranno anche altre specie, gli scienziati proveranno a capire i meccanismi cellulari e molecolari alla base di questo affascinante processo rigenerativo. La speranza degli esperti è arrivare a scoprire un modo per far rigenerare dita e arti persi da un essere umano; un traguardo che al momento sembra pura fantascienza. I dettagli della ricerca “The sea spider Pycnogonum litorale overturns the paradigm of the absence of axial regeneration in molting animals” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PNAS.

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