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Joe Biden ha firmato il blocco di TikTok negli Stati Uniti: cosa succede ora

Gli Stati Uniti stanno mettendo TikTok di fronte a una scelta: vendere o morire. Per sopravvivere quindi la piattaforma dovrà trovare un acquirente disposto a comprarla e rinunciare al primo social sviluppato in Cina che è riuscito a imporsi come modello sul mercato occidentale.
A cura di Elisabetta Rosso
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Prima la Camera, poi il Senato, ora anche la firma di Joe Biden. La legge per vietare TikTok negli Stati Uniti ha superato tutti gli step. Il presidente aveva già dichiarato le sue intenzioni: “Se il disegno passa, firmerò la legge”. E così è stato. È la fine di TikTok? Forse. Ora l'azienda cinese ByteDance ha nove mesi di tempo per vendere la piattaforma, l'alternativa è essere bannata definitivamente negli Stati Uniti.

La guerra va avanti da tempo, prima TikTok è stato eliminato dai dispositivi governativi, poi è arrivata la proposta, quella vera: bloccarlo definitivamente. L’accusa è di spiare gli utenti, ma la preoccupazione più grande non è tanto la raccolta dei dati (cosa che ha fatto ogni social network, Facebook e Instagram funzionano allo stesso modo) quanto il rischio che quelle informazioni vengano consegnate e usate dal governo cinese per minare le istituzioni democratiche, favorire la dipendenza da internet tra i giovani, spiare e influenzare l’Occidente.

In altre parole TikTok sarebbe un cavallo di Troia contemporaneo per conquistare gli Stati Uniti.

La decisione del Senato

"Il Congresso non agisce per punire ByteDance, TikTok o qualsiasi altra singola azienda", ha dichiarato la presidente della commissione per il commercio del Senato Maria Cantwell (D-WA) prima del voto. “Il Congresso sta agendo per impedire che avversari stranieri conducano spionaggio, sorveglianza". Non solo, secondo Mark Warner, presidente della commissione intelligence del Senato: "La verità è che queste aziende cinesi, alla fine, non hanno obblighi nei confronti dei loro clienti o dei loro azionisti, ma li devono al governo della Repubblica Popolare Cinese".

Warner ha poi aggiunto: “Non è difficile immaginare come una piattaforma che facilita così tanto il commercio, il discorso politico e il dibattito sociale possa essere segretamente manipolata per servire gli obiettivi di un regime autoritario, con una lunga esperienza di censura, repressione transnazionale e promozione della disinformazione”.

Non basta il progetto Texas?

TikTok aveva provato a giocare d'anticipo, dopo le prime pressioni da parte degli Stati Uniti. Aveva staccato dalla sua struttura la parte internazionale, e infatti ufficialmente la versione di TikTok che si può scaricare negli Stati Uniti ha sede a Los Angeles. Il piano era stato chiamato Progetto Texas. Secondo Warner però sarebbe tutta facciata. “Il Progetto Texas consentirebbe comunque all’algoritmo, al codice sorgente e alle attività di sviluppo di TikTok di rimanere in Cina”, ha spiegato. “Rimarrebbero così sotto il controllo di ByteDance e soggetti allo sfruttamento del governo cinese”.

Cosa succederà ora

Non sarà così semplice, i tempi sono lunghi e le decisioni da prendere difficili. Gli Stati Uniti stanno mettendo TikTok di fronte a una scelta: vendere o morire. Per sopravvivere quindi la piattaforma dovrà trovare un acquirente disposto a comprarla, e rinunciare al primo social sviluppato in Cina che è riuscito a imporsi come modello sul mercato occidentale. Non è un'alternativa allettante.

C'è però anche una terza via: puntare tutto su un lavoro di lobbying. Secondo il Washington Post nel 2019 TikTok ha investito nelle attività di lobbying circa 300.000 dollari. Potrebbe sfruttare i nove mesi concessi per la vendita per fare pressioni e ribaltare l'aut aut statunitense. Non solo. Secondo Bloomberg, TikTok aveva comunicato ai dipendenti che se la legge fosse stata approvata, la società l’avrebbe impugnata in tribunale.

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