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I cibi ultraprocessati legati a 32 effetti nocivi: rischio di morte aumentato del 21% per uno studio

Un nuovo studio ha determinato che il consumo dei cibi ultraprocessati, cioè sottoposti a complesse lavorazioni industriali, sono associati a 32 effetti negativi sulla salute. Fra essi malattie cardiometaboliche, depressione, cancro, diabete di tipo 2 e molte altre. Il rischio di morte prematura per tutte le cause aumenterebbe del 21%
A cura di Andrea Centini
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Il consumo di cibi ultraprocessati è associato a un rischio superiore di morte prematura (per tutte le cause), disturbi mentali, malattie cardiovascolari, problemi metabolici, cancro e altre condizioni mediche. In totale sono ben 32 i parametri di salute che vengono influenzati negativamente dall'assunzione di questi alimenti, in modo più o meno significativo. È quanto emerso da un nuovo studio di revisione, il più approfondito sul tema, che pur non rappresentando la cosiddetta “pistola fumante” – dato che non evidenzia rapporti di causa ed effetto – rende decisamente più concrete le prove aneddotiche emerse da molteplici ricerche indipendenti. Del resto sono anni che si parla dei rischi legati ai cibi ultraprocessati; ora c'è una ragione in più per ridurne ulteriormente il consumo. Un passaggio non facile per molti, considerando che in alcuni Paesi ad alto reddito, come indicato dagli scienziati, questi alimenti possono coprire circa il 60 percento delle calorie assunte quotidianamente (nei casi estremi anche l'80 percento). E il dato è in peggioramento anche nelle nazioni con medio e basso reddito.

I cibi ultraprocessati sono così chiamati a causa del fatto che vengono sottoposti a una complessa e prolungata lavorazione industriale, che comporta l'introduzione di additivi, coloranti, emulsionanti e altri composti chimici. Inoltre, come spiegato dagli autori dello studio in un comunicato stampa, questi alimenti sono spesso “ricchi di zuccheri e grassi” e poveri di nutrienti preziosi come “vitamine e fibre”. Spesso i cibi ultraprocessati vengono associati al cosiddetto junk food, il "cibo spazzatura", come dolci, merendine e snack confezionati che riempiono gli scaffali dei supermercati, ma in realtà abbracciano un gran numero di prodotti. Fra essi figurano cereali per fare colazione, bevande gassate, primi e i secondi già pronti (solo da riscaldare), prodotti da forno e molto altro ancora. A causa della frenetica vita moderna in tanti fanno affidamento a questi cibi per comodità e velocità, ma sono in genere osteggiati da dietologi e nutrizionisti. Il nuovo studio ne evidenzia con maggior vigore le ragioni.

A determinare che i cibi ultraprocessati sono associati a morte prematura, cancro, malattie cardiovascolari e diverse altre condizioni di salute è stato un copioso team di ricerca internazionale guidato da scienziati australiani del Food & Mood Centre dell'Università Deakin, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di molteplici istituti. Fra essi il Dipartimento di Epidemiologia dell'Università Johns Hopkins (Stati Uniti); l'Università Sorbona di Parigi (Francia); la Scuola di Biotecnologie di Dublino (Irlanda); l'Università James Cook e molti altri. I ricercatori, coordinati dal professor Wolfgang Marx, docente presso l'Istituto per la salute mentale e fisica dell'ateneo australiano, sono giunti alla loro conclusione dopo aver analizzato statisticamente i dati di diverse revisioni sistematiche, meta-analisi e studi di coorte condotti tra il 2009 e il 2023 sull'impatto dei cibi ultraprocessati. Nell'analisi finale sono stati inclusi 14 articoli pubblicati su Embase, MEDLINE, PsycINFO e altri database medici, per un totale di circa 10 milioni di persone coinvolte.

Incrociando tutti i dati, il professor Marx e colleghi hanno determinato che il consumo dei cibi ultraprocessati era associato a ben 32 esiti avversi per la salute, il 71 percento di quelli analizzati. Nello studio l'esposizione maggiore di questi alimenti ha comportato un aumento del rischio di morte correlata a malattie cardiovascolari del 50 percento e di diabete di tipo 2 del 12 percento. In questo caso si è trattato di “prove convincenti”. Evidenze “altamente suggestive” sono state invece rilevate in associazione a un aumento del rischio di morte per malattie cardiache (66 percento); di depressione (22 percento); disturbi del sonno (41 percento); respiro sibilante (40 percento) e obesità (55 percento). Complessivamente, il consumo di cibi ultraprocessati comportava un aumento del rischio di mortalità per tutte le cause del 21 percento. Trovate evidenze suggestive o deboli anche in relazione al cancro. Uno studio del 2022 citato dall'AIRC aveva rilevato anche un aumento del rischio di tumore del colon del 30 percento.

Come specificato, si è trattato di uno studio di revisione di meta-analisi, pertanto non ha fatto emergere rapporti di causa-effetto tra l'assunzione di questi cibi e le condizioni sopraindicate, inoltre gli studiosi sono consapevoli che attraverso indagini di questo tipo non vengono tenuti in considerazione potenziali fattori confondenti. Tuttavia il gran numero di partecipanti e il rigoroso approccio statistico fornisce prove sufficientemente solide sui rischi legati a questi alimenti, che andranno confermati da ricerche più approfondite. Gli studiosi sottolineano che questi risultati dovrebbero promuovere nuove misure di salute pubblica per ridurre l'esposizione ai cibi ultraprocessati e migliorare la salute umana. I dettagli della ricerca “Ultra-processed food exposure and adverse health outcomes: umbrella review of epidemiological meta-analyses” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The British Medical Journal (BMJ).

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