Grasso bruno brucia-calorie attivato dal freddo invernale: gli effetti sulla salute delle basse temperature

La stagione invernale è considerata favorevole per la perdita di peso e la salute metabolica, dato che, a causa del freddo, l'organismo deve necessariamente bruciare più calorie per mantenere la temperatura corporea; ciò è dovuto anche all'attivazione del grasso bruno, che è alla base dell'azione brucia-grassi. Nel nostro organismo, infatti, esistono due tipologie principali di tessuto adiposo: il grasso bianco, che immagazzina i lipidi e rappresenta una sorta di “dispensa” per l'energia; e il grasso bruno, che è legato alla produzione di calore sfruttando gli acidi grassi (termoregolazione). Come spiegato dalla professoressa Anna Fracanzani, docente di Medicina Interna presso l'Università degli Studi di Milano e direttrice della Medicina a Indirizzo Metabolico del Policlinico di Milano, si dice che il tessuto adiposo bruno brucia l'energia “poiché utilizza i lipidi e parte degli zuccheri circolanti evitando che si depositino”.
Il grasso bruno è “formato da piccole cellule scure ed è indispensabile per la termoregolazione del corpo”, ha evidenziato l'esperta, specificando che questo tipo di grasso “è presente in modeste quantità attorno al cuore, alla colonna vertebrale e alla base del cranio”, mentre negli animali che vanno in letargo è molto più abbondante. È noto che nei neonati il grasso è presente in concentrazioni maggiori che con la crescita vanno scemando. Si ritiene che nella maggior parte degli adulti siano presenti da appena 0,02 a 300 grammi di grasso bruno, una frazione insignificante della massa corporea totale. La dottoressa Fracanzani nell'articolo pubblicato sul sito del Policlinico di Milano ha anche sottolineato che diversi studi hanno rilevato una terza tipologia di grasso, quello beige, che si forma “per ‘imbrunimento' del grasso bianco e ha un'attività simile a quello bruno”. Sia il grasso bruno che il grasso beige sono al centro di molteplici ricerche destinate alla perdita di peso, perché si ritiene possibile attivarli "a comando" sfruttando il prezioso meccanismo molecolare che brucia grassi e zuccheri legato alla termoregolazione.
Un team di ricerca dell’Università della Danimarca Meridionale e dell’Università di Bonn (Germania), ad esempio, ha individuato un interruttore molecolare – una proteina chiamata AC3-AT – che favorisce lo “spegnimento” del grasso bruno; è una scoperta preziosa perché agendo direttamente su questa proteina potrebbe essere possibile controllare l'azione brucia grassi del grasso bruno. I ricercatori del Centro spagnolo di ricerca sul cancro (CNIO) del Centro nazionale di ricerca cardiovascolare (CNIC) hanno scoperto nei mitocondri una proteina chiamata MCJ (Methylation-Controlled J Protein) che agisce in maniera simile: bloccandola nei modelli murini l'azione brucia grassi e la perdita di peso aumentano in modo significativo. Un altro gruppo di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università di Roma “Tor Vergata” ha invece identificato un mix di sostanze che spinge il grasso bianco a trasformarsi in bruno, catalizzando così la combustione dei grassi e zuccheri. Altri scienziati hanno trovato un modo per trasformare il grasso bianco in beige. Curiosamente è stato determinato che le persone che nascono nei mesi freddi hanno una concentrazione di grasso bruno superiore, a tutto vantaggio dell'indice di massa corporeo (BMI) e della salute cardiometabolica.
Come indicato, il freddo è un attivatore naturale del grasso bruno, per questo le temperature più basse della stagione invernale possono favorire l'azione brucia grassi. Tutto è legato al rilascio del neurotrasmettitore noradrenalina innescato dalle basse temperature, che si lega alle cellule del grasso bruno attivandolo. È possibile favorirne l'attivazione anche con docce fredde e regolando il termostato di casa affinché non si accenda fino a certe temperature, come dimostrano vari studi. Ad esempio, una ricerca condotta da scienziati coordinati dalla dottoressa Susanna Søberg in Danimarca, ha dimostrato che chi nuotava in acque gelide 2-3 volte a settimana (una pratica in voga tra alcune persone dei Paesi del Nord Europa) presentava una maggiore attivazione del grasso bruno, una migliore sensibilità all'insulina e stress ridotto.
Chiaramente gli scienziati non consigliano a chiunque di lanciarsi nelle acque dei laghi ghiacciati in inverno, ma evidenziano i benefici che può comportare l'esposizione al freddo, non necessariamente così intenso. Uno studio del 2014 citato dalla BBC, ad esempio, ha rilevato che un gruppo di uomini in una stanza fresca (a 19 °C) ha ottenuto un aumento del grasso bruno del 42 percento e una migliore resistenza all'insulina rispetto ad altri uomini che invece riposavano in una stanza calda. Quando il termostato è stato portato a 24 °C, tuttavia, i benefici metabolici sono scomparsi. Anche uno studio condotto nei Paesi Bassi con adulti sottoposti a temperature di 15-16 °C per diverse ore al giorno ha rilevato risultati simili. Altre ricerche hanno evidenziato benefici con docce fredde, esperimenti con giubbotti refrigeranti e così via.
“Studi di piccole dimensioni suggeriscono che cose come l'esposizione a docce fredde possano avere effetti benefici, sebbene il tipo di persona che potrebbe sottoporsi a tale trattamento potrebbe essere comunque una persona più sana”, ha affermato alla BBC il professor Michael Symonds, docente di fisiologia presso l'Università di Nottingham (Regno Unito). “La maggior parte delle persone considera una sfida piuttosto impegnativa fare una doccia fredda, anche per un breve periodo di tempo”, ha aggiunto l'esperto, sottolineando che per molti non è affatto facile sopportare questa pratica.
Esistono anche composti naturali come la caffeina e la capsaicina (quella contenuta nei peperoncini) che in alcuni studi hanno dimostrato di attivare il grasso bruno, tuttavia le concentrazioni necessarie potrebbero essere ben superiori a quelle sicure per la salute umana. Lo studio “Caffeine exposure induces browning features in adipose tissue in vitro and in vivo” pubblicato su Scientific Reports, ad esempio, ha dimostrato che la caffeina riesce ad aumentare il grasso bruno nei topi, tuttavia per ottenere un simile risultato nelle persone sarebbero necessarie 100 tazze di caffè al giorno, molto al di là delle tre – quattro consigliate dalla ricerca (è sempre doveroso parlare col proprio medico su quanto caffè si può consumare). Del resto anche per l'esposizione all'acqua gelida – come nel caso dei nuotatori scandinavi – è importante consultare un medico.
Sopportare un po' di freddo potrebbe contribuire a ottenere alcuni dei benefici legati all'attivazione del grasso bruno, tuttavia prima di pensare a termostato e docce fredde, il professor Symonds sottolinea che ci sono diverse da cose da fare per poter migliorare la propria salute: alimentazione sana ed equilibrata, esercizio fisico, controllo regolare di pressione, colesterolo e glicemia e il mantenimento di un peso corporeo sano sono alcune di esse. Ad ogni modo, prima di cambiamenti nel proprio stile di vita e nell'alimentazione vanno sempre consultati professionisti della salute.