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Cambiamenti climatici

Drammatico sbiancamento dei coralli in America: rischio “mortalità catastrofica” a causa nostra

Le barriere coralline americane stanno soffrendo un evento di sbiancamento senza precedenti, che rischia di scatenare una mortalità catastrofica. La causa è dell’aumento estremo delle temperature dell’acqua marina, catalizzato dalle emissioni di gas a effetto serra derivate dalle attività dell’uomo. I responsabili della morte dei coralli siamo noi.
A cura di Andrea Centini
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Coralli sbiancati innanzi alla costa messicana. Credit: Francisco Medellín / X
Coralli sbiancati innanzi alla costa messicana. Credit: Francisco Medellín / X
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Innanzi alle coste di diversi Paesi dell'America Centrale, dei Caraibi e della Florida (Stati Uniti) è in atto un evento di sbiancamento dei coralli senza precedenti. Il rischio è quello di una “mortalità catastrofica” e l'inizio di un devastazione a livello globale, come sostengono gli esperti, che potrebbe portare alla scomparsa di questi preziosissimi ecosistemi marini, tra i più ricchi di biodiversità del nostro pianeta. Del resto ospitano più del 25 percento delle specie marine della Terra, pur occupando solo lo 0,1 percento dei fondali. Anche la famosa Grande Barriera Corallina lungo le coste del Queensland, in Australia, rischia di sparire per sempre entro la fine del secolo: non a caso l'UNESCO sta valutando l'inserimento della stessa nell'elenco dei patrimoni “in pericolo”, a causa dell'inazione del governo australiano che ha fatto poco per tutelare questo paradiso marino.

L'ondata di sbiancamento dei coralli in America (e nel resto del mondo) è strettamente connessa al drammatico aumento delle temperature di mari e oceani in tutto il mondo, catalizzato dalle emissioni di anidride carbonica (CO2) e altri gas climalteranti derivate dalle attività umane. Il riscaldamento globale, del resto, non colpisce solo ghiacciai e temperatura superficiale dell'aria, ma anche l'acqua marina e le acque dolci, con effetti potenzialmente catastrofici. Basti sapere che l'aumento delle temperature potrebbe portare già entro il 2025 al collasso dell'Atlantic Meridional Overturning Circolation (AMOC), un fondamentale sistema di correnti dell'Oceano Atlantico, con conseguenze per miliardi di persone. Le temperature di mari e oceani sono costantemente in aumento e da mesi vengono registrati record continui, soprattutto nell'Atlantico. Nel tardo pomeriggio del 24 luglio la temperatura dell'acqua attorno all'arcipelago delle Florida Keys ha raggiunto la temperatura di ben 38° C, la più alta di sempre mai registrata in mare. Non c'è da stupirsi che proprio innanzi a queste isole i coralli stiano soffrendo in modo drammatico.

Il processo di sbiancamento dei coralli si innesca quando la temperatura dell'acqua marina inizia a superare di un paio di gradi la temperatura media alla quale sono adattati. Lo stress da calore spinge queste meravigliose creature marine ad espellere le alghe simbiontiche, dalle quali i coralli non solo traggono i colori meravigliosi, ma soprattutto il proprio nutrimento. Queste alghe unicellulari – chiamate zooxantelle – fanno la fotosintesi e producono in questo modo le sostanze nutritive per i coralli. Con la loro espulsione i coralli non solo diventano bianchi, trasformandosi in evanescenti strutture scheletriche, ma iniziano a patire la fame. Maggiore è il tempo in cui vengono lasciati soli dalle alghe unicellulari a causa dello stress termico, superiore è il rischio che muoiano letteralmente di fame. Alcune specie resistono di più, altre sono condannate a morte in breve tempo. Poiché le temperature anomale stanno colpendo i mari da mesi, c'è il rischio di una moria di massa dei coralli senza precedenti. Oltre a quelle delle Florida Keys, attualmente sono colpite in modo drammatico le barriere coralline dei Caraibi (in particolar modo Bahamas e Cuba), di Panama, della Colombia, del Costa Rica, del Messico, di El Salvador e di altri Paesi americani.

“Non credo che nessuno di questi luoghi abbia mai visto uno stress da calore come questo prima d'ora”, ha dichiarato al Guardian il dottor Derek Manzello, coordinatore di Coral Reef Watch presso la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti. “Questo non farà che peggiorare fino a quando non ci sarà una riduzione globale delle emissioni di gas serra. Questo è essenzialmente un grande esperimento sul campo. La grande paura è che ci sarà una mortalità catastrofica”, ha aggiunto lo scienziato. Mentre le barriere coralline dei Caraibi rischiano uno sbiancamento complessivo entro un mese, quelle delle Florida Key sono già in estrema sofferenza, comprese quelle ritenute più sane come la spettacolare Cheeca Rocks.

“Non ero preparato per quello che ho visto lì. Ogni singolo corallo che ho visto è stato colpito, sbiancato o gravemente impallidito. È piuttosto difficile farsene una ragione. È difficile da gestire”, ha affermato il dottor Ian Enochs, a capo del programma sui coralli presso la NOAA. L'esperto ha aggiunto che l'acqua calda sta facendo letteralmente a pezzi i coralli molli, facendo cadere pezzi di tessuto sul fondale.

A causa delle ondate di calore estremo e del costante aumento delle temperature medie, la resilienza di questi animali sarà messa sempre più a dura prova e presto raggiungeranno un punto di non ritorno, oltre il quale saranno condannati a morte certa. Il rischio è un evento di mortalità globale delle barriere coralline. La riduzione drastica e immediata delle emissioni di gas a effetto serra è il metodo più efficace che abbiamo per ridurre la “febbre” del pianeta e scongiurare tutte le conseguenze più drammatiche della crisi climatica, compresa la scomparsa di questi preziosi ecosistemi.

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